Comitato Leonardo: l’Industria 4.0 serve alle PMI italiane

Da Industria 4.0 a Made in Italy 4.0. Da Made in Italy a Made with Italy: questi gli spunti di riflessione dal sedicesimo Forum Leonardo, dedicato quest’anno a un consuntivo sul Piano Nazionale Industria 4.0. Con una chiosa importante: è ora di guardare alle piccole e medie imprese

Pubblicato il 13 Nov 2017

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L’Industria 4.0 al centro della discussione del sedicesimo Forum del Comitato Leonardo, l’incontro ormai programmato con cadenza annuale e organizzato in collaborazione con Agenzia ICE, Confindustria e Unicredit.
Una riflessione necessaria, soprattutto ora che il Piano Industria 4.0 del Ministro Carlo Calenda è pronto alla sua seconda wave, dopo aver mietuto consensi trasversali e diffusi.

È stata premiante – è la considerazione fatta in apertura di giornata – la scelta del Governo di utilizzare uno strumento non dirigistico, cross-over, vale a dire non indirizzato a un settore specifico del mercato produttivo, che incentiva un coordinamento sullo sfondo. Tant’è che a livello politico, nonostante il clima difficile di questi mesi, finora nessuna compagine ha mosso attacchi o critiche al Piano Nazionale: segno che la misura funziona.

Tocca a Ivan Scalfarotto, Sottosegretario allo Sviluppo Economico, e Stefano Firpo, della Direzione Generale Politica Industriale, Competitività e PMI del MISE, presentare nel corso dei lavori sia un consuntivo del primo anno di attività, sia le nuove misure annunciate per il nuovo anno, ma è il CEO di Unicredit, Jean Pierre Mustier che pone subito l’accento sui temi chiave.
“L’Italia è il Paese ideale per l’Industria 4.0. C’è una forte cultura commerciale e c’è un tessuto di imprese le cui dimensioni consentono di spingere in tempi più rapidi sull’innovazione, di lavorare sulla flessibilità, di rispondere meglio alle esigenze dei clienti”.
Ma nonostante le crescite generate dal fenomeno 4.0, che ha portato l’Italia a registrare incrementi superiori alle medie europee sia in termini di fatturato, sia in termini occupazionali, per Mustier non basta ancora.
È il momento di accelerare gli investimenti nel digitale, perché è il digitale che abilita la trasformazione”.
Il CEO di Unicredit parla di investimenti in infrastruttura e in particolare nelle reti ad alta velocità, nelle nuove competenze, in ambiti quali i Big Data e l’Intelligenza Artificiale (“Creando anche le condizioni perché queste nuove competenze restino nel Paese”), ma soprattutto bisogna pensare a nuovi strumenti di accesso al credito pensati proprio per le aziende di dimensioni medio-piccole.

Oltre l’Industria 4.0: è ora di pensare a un Made in Italy 4.0, con focus sulle PMI

Anche Luisa Todini, presidente di Comitato Leonardo, concorda sul fatto che i numeri messi in campo dalla prima wave del Piano Nazionale Industria 4.0 indichino senza dubbio che la trasformazione in atto è un bel rilancio per il Paese.
“Il punto sul quale dobbiamo riflettere però è che la trasformazione digitale non è solo manifatturiero ma tocca tutto il Made in Italy: per questo mi piace pensare a un Made in Italy 4.0, basato su tailorizzazione, customizzazione, superamento delle frontiere spaziali grazie all’ecommerce. Per questo tutte le iniziative governative in ottica 4.0 non guardano tanto alle realtà con le spalle larghe, ma alle piccole e medie imprese”.

Nuove iniziative per promuovere l’ecommerce

La digital transformation si deve accompagnare anche a politiche più attente ai percorsi di internazionalizzazione.
Lo sottolinea Michele Scannavini, Presidente dell’Agenzia ICE: “Nei primi mesi dell’anno le nostre esportazioni sono cresciute dell’8%, guidate da settori come l’automotive, che ha messo a segno un +19%, il Farma (+16%), i macchinari, anch’essi in crescita a doppia cifra. Non possiamo non sottolineare che in Cina abbiamo registrato una crescita del 26 per cento, in Russia del 22 per cento, in India del 20%”.
Il rovescio della medaglia di una situazione tutto sommato positiva è l’ancora troppo bassa penetrazione della componente di ecommerce nel go to market delle nostre imprese.
“In un contesto nel quale l’ecommerce mondiale è arrivato al 1900 miliardi di dollari, vale a dire meno del 9 per cento del giro d’affari complessivo del retail, e che è proiettato a crescere a 4000 miliardi entro 2020, l’ecommerce italiano vale meno dell’1% di quello mondiale e coinvolge solo il 10 per cento delle nostre imprese”.
Nel momento in cui i millennials cominciano ad avere capacità di spesa propria e la middle class cinese si sviluppa sia in termini economici sia in termini demografici, il nostro Paese deve accelerare, “superando il modello sequenziale che prima ci fa pensare alla distribuzione fisica e poi a quello digitale”.
E se è vero che al momento non esiste un Piano Commercio 4.0, Scannavini parla di un programma di azione che si snoda su due assi: in primis la formazione, soprattutto alle piccole e medie imprese, e poi il negoziato. “Stiamo negoziando accordi con marketplace globali per dare possibilità alle piccole imprese di aggregarsi e aprire a mercati molto distanti, nei quali difficilmente arrivano direttamente”.

L’Italia a supporto dei Paesi con minore vocazione manifatturiera: è l’ora del Made with Italy

Anche Ivan Scalfarotto accende il riflettore sull’internazionalizzazione. “In questi anni la nostra vocazione internazionale ha tenuto in piedi il Paese. Abbiamo cercato di dare nuovi strumenti all’ICE perché potesse promuovere adeguatamente il Made in Italy. Oggi è il momento di proporre anche l’Italia come partner di Paesi che hanno una vocazione manifatturiera inferiore alla nostra. Come l’India, ad esempio, che trasforma solo il 5 per cento del suo agroalimentare. Non solo Made in Italy, dunque, ma anche Made with Italy”.

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