Che l’Italia sia il Paese delle PMI non è un semplice luogo comune, è la realtà. Lo è da tanti anni e ancora oggi, nonostante processi di consolidamento, di globalizzazioni e di apertura a nuovi settori fino a poco tempo fa inediti, non si esce dalla dimensione medio-piccola. Ma la dimensione non impedisce certo di applicare il modello di Industria 4.0 alle PMI.
In Italia si conta un vero e proprio formicaio di aziende di tale calibro, con un numero di dipendenti tra i 10 e i 250: sono circa 145.000 quelle contate da Cerved nel 2017, in continua crescita negli ultimi anni dopo un periodo di recessione, con 5mila nuove imprese nate nel solo ultimo anno. L’81% di queste hanno la formula di società di capitali, ben rappresentate nel Nord-Ovest (49 mila, di cui 36mila in Lombardia), nel Nord-Est (36mila) e 29mila nel Centro Italia.
Un numero consistente, al punto che il nostro Paese diventa addirittura terreno di testing per aziende internazionali che intendono approcciare strategie sulla fascia bassa del mercato prima di applicarle a livello globale.
Distretti industriali come modello economico delle PMI italiane
Un tessuto economico talmente caratterizzante e basato su competenze e attitudini locali che tradizionalmente si è strutturato in aree di specializzazione, con distretti industriali che spesso si appoggiavano a una medio-grande azienda produttrice con forte presenza regionale intorno alla quale si concentrava tutto un ecosistema di piccoli fornitori terzisti.
Istat conta ancora oggi ben 141 distretti industriali (o Sistemi Locali del Lavoro) tanti nonostante i continui cali numerici a ogni censimento, e il 92,2% di questi afferiscono al Made in Italy in vari settori, dalla meccanica, abbigliamento e tessile, calzature e pelli o beni per la casa. Si tratta di un fenomeno distribuito in tutta la Penisola, ma che è ben evidente soprattutto nel Nord-Est, comprendendo ognuno più comuni, in media una quindicina.
Industria 4.0 e digitalizzazione alla base delle PMI vincenti
Molte le aziende manifatturiere che appartengono al comparto PMI, la cui eccellenza, tra i tanti aspetti, si basa
proprio sull’attenzione all’innovazione di prodotto, all’uso delle tecnologie digitali, all’ottimizzazione della catena di produzione e alla tempestività nel soddisfare le richieste dei clienti o, addirittura, anticiparle. Facile tradurre tali aspetti nel paradigma dello Smart Manufacturing e dell’Industria 4.0 applicata alle PMI, che vede i diversi componenti della struttura di produzione comunicare tra di loro grazie all’ausilio di sensoristica integrata e non, un’adeguata rete di connessione e una capacità elaborativa centrale in grado di interpretare e gestire in maniera ottimizzata le tante informazioni che vi si concentrano.
Dalla Manifattura al Manufacturing 4.0: serve una nuova cultura
Ma l’Industria 4.0 per entrare nella cultura delle PMI ha bisogno di un percorso per gradi, che prevede obbligatoriamente lo sviluppo di competenze per affrontare in maniera adeguata la loro trasformazione digitale per una modernizzazione dei loro processi produttivi. Competenze interne meno verticalizzate che in passato e più aperte all’integrazione tra i vari reparti, condivisione del lavoro in team con skill diversi, fase questa propedeutica al concetto di fabbrica connessa: integrare le persone prima ancora che le macchine. Una cultura che parte certamente dal personale ma che serve per arrivare fino al ripensamento strategico dell’intero business model. Serve dunque pensare anche per le aziende manifatturiere un piano formativo, volto a sviluppare capacità di interazione e flessibilità e propensione all’innovazione, e a considerare il valore che arriva dall’intangibile (i dati) al pari di quello facilmente percepibile delle macchine preposte alla produzione.
Manufacturing 4.0 lo stato di innovazione digitale nelle PMI
Il processo di digitalizzazione nelle PMI intanto procede, anche se ancora a rilento, e il manifatturiero sta iniziando a sfruttarne le potenzialità. Il settore di fabbrica è quello che in generale sta aumentando l’interesse all’Industria 4.0, incrementando del 48% l’uso di applicazioni IT e del 29% quelle inerenti alle Operation Technologies. Ma se si guarda alle aziende di piccola e media dimensione, il Laboratorio Manifattura Digitale dell’Università degli Studi di Padova indica che sono solo il 18,6% (su un campione analizzato di 1.020 aziende) le PMI che fanno uso di tecnologie Industry 4.0 a vario titolo: dalla robotica, all’analisi dei big data, manifattura addittiva o IoT e prodotti intelligenti. I motivi che spingono le PMI verso l’integrazione di tecnologie Smart sono principalmente la customer satisfaction (per il 75% del campione) e l’aumento dell’efficienza interna (65% dei casi). Apprezzata la possibilità concessa dall’Industria 4.0 di uscire anche dalla produzione in serie: il 66,6% delle aziende interpellate utilizza tali tecnologie per la produzione di prodotti personalizzati, mentre il 33,3% le impiega nella produzione standard.
Connettere i macchinari per un Made in Italy 4.0
L’industry 4.0 applicata alle PMI produttive, passa ovviamente dall’IoT. Anzi, dall’Industrial IoT, ossia tutte quelle tecnologie che consentono la connectivity tra i macchinari che fanno parte delle linee di produzione. Connessione tra le macchine, ma anche con i sistemi di stoccaggio della logistica, magazzino, gestione materie prime, fornitori e clienti, ERP aziendale, CRM. Una connessione che, grazie a sensoristica e sistemi di tracciabilità, consente di seguire il prodotto anche al di fuori dei cancelli della fabbrica, continuando a fornire informazioni su modalità e località d’acquisto o di utilizzo. Questo grazie ai dati, dicevamo, i quali in una realtà 4.0 governano tutte le fasi della produzione.
I macchinari devono, quindi, essere connessi, in maniera da condividere i dati elaborati e attivarsi in maniera consequenziale per agevolare il processo di produzione senza creare intoppi o, addirittura, secondo le variazioni delle richieste da parte di altri reparti o dei clienti stessi. Connectivity che può arrivare a coinvolgere anche altri soggetti dell’indotto, gestendo secondo tempi e esigenze personalizzate anche la produzione dei fornitori, sia di materie prime, sia di componenti.
IoT Connectivity nelle imprese e tra le imprese
Scambi di informazioni inter o intra-aziendali che per avere un effetto ben concertato devono avvenire in tempi brevissimo, molto vicini al real time, in modo da efficientare al massimo i vari passaggi. Connessione che può avvenire attraverso reti cablate o wireless, a seconda delle caratteristiche del sito produttivo e delle priorità nelle esigenze, con costi ovviamente variabili a seconda della scelta. O, ancora, utilizzando network misti che prevedano parti cablate e altre senza fili.
La sicurezza nell’Industria 4.0
I dati sono ciò che fa funzionare una PMI 4.0 e i dati sono quindi quanto di più importante da tutelare. Non solo per i noti rischi di furto di dati a scopo di lucro o di spionaggio industriale, furto d’identità e così via. No, qui si tratta di tutelare i dati che governano il flusso produttivo. Interrompere questo flusso equivale a staccare la spina della corrente: tutto si ferma o salta tutto il coordinamento. Con danni imprevedibili che oltre a quello economico può estendersi a pericoli per le persone che lavorano a stretto contatto con le macchine o per l’ambiente, qualora nella produzione siano utilizzate sostanze pericolose o, ancora, disservizi ad ampio raggio se a essere interessata dovesse essere un’azienda di pubblico servizio.
L’always-on apre l’Industria 4.0 a nuovi pericoli di cybercrime
Un concetto nuovo per un’azienda manifatturiera, tradizionalmente orientata a curare gli aspetti di sicurezza fisica dei propri impianti e che ora, con l’entrata in gioco dei dati, deve considerare il problema anche su altri fronti. L’uso di sensoristica tipica dell’Internet of Things e delle sue derivazioni in ambito aziendale e industriale, estende a dismisura la superficie d’attacco aggredibile dal cybercrime. Molti sensori, infatti, rimangono operativi per la raccolta o erogazione di dati indipendentemente dal funzionamento della macchina a cui sono collegati, al pari di un computer perennemente acceso, al quale eventuali hacker possono in ogni momento tentare di entrare e corrompere. È la logica dell’always-on, che in una Smart Factory permetterebbe di automatizzare alcune fasi produttive senza “fermo macchine”, proprio con l’obiettivo di ottimizzarne l’utilizzo e la produzione.
Il fattore umano: cooperazione o competizione nell’Industria 4.0 delle PMI?
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione con la crescita dell’utilizzo di connectivity negli impianti produttivi, è poi quello legato ai rischi legati all’importanza del ruolo delle persone in un processo che vede azioni ripetitive. Un problema non da poco, che coinvolge migliaia di persone attualmente, impiegate nelle classiche catene di montaggio. Ma il concetto di Smart Industry va ben oltre all’automazione dei processi, comportando un cambiamento radicale deI business model delle aziende stesse, offrendo la possibilità di ridisegnare ruoli del personale in ottica di valore aggiunto, enfatizzando e creando competenze specializzate che accrescerebbero di valore se unite al lavoro delle macchine. Alcuni dati iniziano, infatti, a smentire questo luogo comune della lotta per il lavoro tra uomo e macchina: Ambrosetti ha calcolato che la svolta verso l’Industry 4.0 andrebbe a generare 42.000 posti di lavoro all’anno, a bilanciare una perdita prevista in 15 anni di 3,2 milioni di occupati, con una bilancia fortemente inclinata verso impieghi a valore e di competenza contro gli attuali lavori despecializzati. L’automazione sarà, infatti, in grado di sostituire 702 mansioni professionali attualmente operanti, e solo la creazione di lavori non ripetitivi e difficilmente sostituibili da automatismi potrà mettere al riparo da rischi occupazionali. Ambrosetti calcola che per ogni perdita di lavoro tradizionale se ne creeranno 2,1 di nuovi nell’indotto. Ma fondamentale rimane la necessità di affiancare e agevolare il cambiamento, pressoché inevitabile, con un programma definito di formazione per la specializzazione di operatori dediti a vecchie e nuove mansioni.
Plug&play: la semplicità promuove l’Industria 4.0 nelle PMI
Le piccole imprese, ricordiamo, sono moltissime in Italia, e la connotazione classica di queste realtà rimane quella di
una scarsa digitalizzazione a fronte di alta creatività, che si estrinseca in vari settori di cui l’Italia è esportatrice in tutto il mondo e riconosciuta come leader. La scarsa digitalizzazione che ha contraddistinto il settore, va di pari passo con una cultura quasi padronale di molte di queste aziende, con scarsa attitudine anche all’impostazione manageriale e scarse risorse, economiche e professionali, preposte all’innovazione. Va da sé che se il messaggio dell’Industry 4.0 di queste PMI è stato colto, bisogna metterle in grado di accedervi attraverso strumenti facili da capire e utilizzare, e che ovviamente comportino budget limitati di investimento. Ricordiamo che l’approccio Industry 4.0, più che nel grado di complessità delle tecnologie impiegate, riguarda la cultura a orientarsi verso modelli di connectivity dei vari device e macchine, attraverso i dati, dando loro un’importanza e un ruolo fino a oggi poco noto. Soluzioni semplici, al limite del plug&play, sia per la connettività sia per l’analisi semplificata dei dati stessi, potrebbero senz’altro agevolare l’impiego dell’IoT industriale e avvicinare le PMI verso il concetto di Smart Manufacturing.
Olivetti Smart Factory 4.0: connettività plug&play per la fabbrica connessa
Olivetti, con la sua offerta di soluzioni pronte all’uso, si pone al fianco delle PMI che hanno deciso di intraprendere la strada dell’Industria 4.0. Un esempio è Smart Factory 4.0, una soluzione “chiavi in mano” e scalabile pensata per facilitare il percorso delle aziende verso la manifattura intelligente. Smart Factory 4.0 rappresenta la scelta ideale per i produttori e gli utilizzatori di macchinari e impianti industriali. Si compone di un gateway IoT in grado di assicurare la connettività Machine-to-Machine (M2M) e di un’applicazione IoT che permette di gestire facilmente un ampio parco di macchine a controllo numerico e linee di produzione automatizzate da sistemi PLC (Programmable Logic Controller), oltre ad altri dispositivi come sensori, contatori per il consumo energetico, motori controllati da inverter e compressori. L’applicazione IoT permette di visualizzare i dati relativi ai macchinari e generare report con estrema facilità. Una libreria con oltre 5mila driver precaricati permette di collegare istantaneamente i dispositivi industriali e le macchine utensili gestite dai principali controller, individuandone subito i parametri di settaggio. Per le macchine progettate su specifica, invece, è disponibile uno strumento di configurazione gratuito particolarmente intuitivo, che consente la generazione di driver ad hoc.
Olivetti Smart Factory 4.0 è disponibile con una formula “tutto compreso” che include i costi di hardware, connessione macchina, connessione mobile, assistenza e traffico generato sulla SIM utilizzata per le comunicazioni M2M, applicazioni web e infrastruttura cloud per l’accesso e l’utilizzo dei dati generati dalle macchine connesse.
Gli operatori del manifatturiero discreto saranno quindi in grado di gestire in modo puntuale il parco installato e offrire ai propri clienti nuovi servizi basati sul modello “As a Service” (servitization). Gli utilizzatori, invece, saranno in grado di migliorare i propri processi produttivi grazie alla maggior visibilità sul funzionamento di apparati e linee di produzione, riducendo i tempi di fermo e migliorando le attività di manutenzione.