Dopo 140 anni di storia, il Corriere della Sera ha varato poco più di un mese fa una vera “rivoluzione digitale” per valorizzare i suoi contenuti giornalistici online, “adottando in Italia – si legge in una nota – quel modello informativo che i principali quotidiani di qualità nel mondo hanno già scelto e sperimentato”.
Più in dettaglio dal 27 gennaio scorso i lettori hanno accesso gratuito, su pc, tablet e smartphone, a 20 articoli al mese di corriere.it. A chi supera questa soglia libera verrà chiesto di contribuire con un abbonamento. L’offerta base – 9,99 euro al mese – dà accesso a tutti i contenuti del sito, da desktop e da mobile, e all’intero archivio storico del giornale, dal 1876.
Per chi deciderà di non abbonarsi, resteranno comunque sempre liberi e gratuiti, con accesso illimitato, la home page principale e quelle di sezione, i video e le breaking news integrate nella home page.
Alessandro Bompieri, responsabile Direzione Media di RCS, ha spiegato al CorCom la genesi, gli obiettivi e le opportunità di una sfida che il Corriere della Sera ha preso di petto, e che a un primo bilancio al 22 febbraio (quindi dopo 4 settimane dall’avvio) i lettori hanno premiato, sottoscrivendo oltre 26mila abbonamenti.
Come è maturata una scelta – considerato il contesto italiano – tanto radicale?
Le imprese editoriali soffrono sempre di più sui ricavi. Finora si è fatto fronte al problema aumentando il costo del quotidiano cartaceo, cosa che però non ha risolto la questione del calo degli investimenti pubblicitari. Da una parte la situazione congiunturale dell’economia, dall’altra quella strutturale, con l’esplosione del mondo digitale e degli OTT, costringono gli editori a trovare nuove forme di monetizzazione. Abbiamo cominciato sulla carta, proponendo a 50 centesimi l’inserto la Lettura, prima gratuito, mentre in autunno abbiamo lanciato la digital edition a pagamento. In entrambi casi, con il valore del contenuto, siamo riusciti a migliorare le performance dei prodotti. Il paywall, che è il frutto di un lavoro durato due anni, rappresenta il terzo passo, e si muove nella stessa direzione degli altri. L’obiettivo è rinsaldare il cuore dell’attività editoriale, ovvero vendere contenuti.
In che modo cambia l’offerta multipiattaforma?
È cambiata innanzitutto l’organizzazione del lavoro: adesso ogni redazione realizza il contenuto per la carta, per il sito desktop e per il mobile: qualità a prescindere dalla piattaforma. Ciò comunque non significa che non ci siano persone dedicate ma piuttosto che è stata superata la logica del responsive design. L’integrazione con i social, che disseminano tra i giovani i contenuti più virali, è totale, e sono state studiate unità organizzative ad hoc per aumentarne la fruizione.
Come cambia il target di riferimento?
La parte cartacea insiste su lettori dai 40 anni in su, mentre Web e mobile si rivolgono a pubblici molto più giovani. Cerchiamo di coprire tutte le fasce, aspirando a differenziare l’offerta con mezzi declinati a seconda della piattaforma.
La profilazione degli utenti consentirà quindi di personalizzare l’offerta mediatica?
Sì, se i lettori loggati ci autorizzano a trattare i dati di navigazione, siamo in grado di predisporre sia offerte editoriali personalizzate, sia – ove ci sia il consenso – di fare proposte insieme a partner terzi.
Ci sono accordi commerciali già avviati?
Ancora no. Al momento siamo in fase di apprendimento. Conosciamo il potenziale dello strumento, ma preferiamo concentrarci sui contenuti.
Quali sono gli obiettivi nel medio termine, calcolando anche l’abbandono degli utenti non disposti a pagare?
Nell’arco di un triennio intendiamo raddoppiare il numero di abbonati digitali (secondo l’ultima rilevazione ADS, il Corsera ha diffuso a novembre 2015, 82.638 mila copie digitali, ndr). Il fatto che l’homepage, i video e 20 articoli rimangano per sempre gratuiti significa – dati alla mano – che gran parte dei visitatori del sito non si accorgerà nemmeno del paywall. Le defezioni sono un rischio calcolato e non penso che assisteremo a un calo significativo del traffico.