Cresce del 23% l’Internet of Things per la Smart Home in Italia

Vale 185 milioni di euro nel 2016 con l’80% del mercato che realizzato da installatori e distributori elettrici e un ruolo sempre più importante per gli OTT: questi i dati della ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano

Pubblicato il 24 Feb 2017

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Smart Home in Italia vuol dire prima di tutto sicurezza ed efficienza energetica. Sono questi i due “motori” che trascinano le soluzioni per la Internet of Things nelle case del nostro paese. La crescita si sente e vede un mercato che arriva a 185 milioni di euro con una crescita del 23%. «Uno sviluppo certamente importante – osserva Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, aprendo il convegno “Smart Home: l’Internet of Things entra dalla porta di casa” – ma è ancora timida, se si pensa alle potenzialità di questo mercato».  Perego ha sottolineato la grande vitalità del settore che si esprime anche in termini di convergenza tra le tante tipologie di attori: Utility, Telco, Assicurazioni, Banche, Grandi player del digitale, OTT, Sviluppatori, Installatori, Retailer. E la dimostrazione di quanto questo mercato sia interessante arriva appunto dalle iniziative di grandi OTT come Amazon e Google e dalla intraprendenza delle start up, che spesso vanno a occupare posizioni su offerte complementari a quelle dei grandi brand.

L’Internet of Things entra nella Smart Home

Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things osserva che «L’Internet of Things sta effettivamente entrando nelle nostre case, ma c’è ancora tanta timidezza. La Smart Home è all’inizio di un percorso di sviluppo che vede mercato affollato da tanti e diversi attori come appunto di OTT, le start up, tutto il mondo del retail, delle Telco, delle Utility così come anche i settori delle Banche e delle assicurazioni. E ciascun attore ha un suo specifico punto di accesso alla Smart Home, che per i consumatori è oggi rappresentato prevalentemente dalle esigenze di efficientamento energetico o quello della sicurezza.
La ricerca evidenzia che la maggioranza delle oltre 290 soluzioni per la Smart Home censite in Italia e all’estero è indirizzata da tematiche di sicurezza e comprendono tipologie di prodotto e di soluzioni come le videocamere di sorveglianza, come le serrature elettroniche, come i videocitofoni intelligenti e come tutto il mondo costituito dai sensori di movimento, di rilevamento presenze e di controllo degli accessi. L’attenzione ai temi dell’energia e del risparmio energetico, che si intreccia anche con i temi del comfort nell’ambiente domestico, vede una domanda costituita da soluzioni per la gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento nell’8% dei casi, nelle soluzioni per il controllo remoto degli elettrodomestici, nel 10% dei casi, e da apparati per il monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici nel 10%.

Il ruolo degli Standard e del Cloud

Secondo Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things uno dei principali freni allo sviluppo della Smart Home è rappresentato dalla frammentazione delle soluzioni. Si tratta di una barriera per gli utenti che vogliono soluzioni semplici e interoperabili. Le alleanze tra le imprese e la creazione di consorzi come l’Open Connectivity Foundation che può contare sulla presenza di oltre 300 membri permette di integrare i servizi a livello Cloud con un’interfaccia unica verso gli utenti magari basata sullo smartphone. In altri casi permette di disporre di un assistente vocale (aprendo il grande tema delle interfacce conversazionali) per la casa che può aiutare a superare la necessità di una reale interoperabilità tra i dispositivi fisici.

L’IoT nella Smart Home passa dagli Installatori

Chi ha scelto di fare della propria casa una Smart Home, o almeno ha avviato questo percorso ha speso una media di 800 Euro e si è rivolto nella stragrande maggioranza dei casi (82%) alla filiera tradizionale costituita da installatori e distributori di materiale elettrico. «Un canale questo – osserva Tumino – che risulta assolutamente importante, ma che nella prospettiva di una crescita del mercato necessita di formazione e di far crescere la propria vocazione commerciale, oggi certamente secondaria rispetto alla vocazione tecnica». E’ evidente che i “nuovi” canali sono destinati a giocare un ruolo importantissimo e il gruppo costituito da retailer, eRetailer e dal mondo delle assicurazioni rappresentano oggi una quota pari al 18% che arriva a un valore di circa 30 milioni di euro, ma sono destinati a crescere anche in ragione di una offerta di prodotti e di servizi che ne semplificano l’adozione e l’utilizzo. Il 68% delle soluzioni nel mercato Smart Home è oggi proposto nella formula “Do It Yourself”. L’installazione viene semplificata, ma serve comunque una certa preparazione e il 70% dei clienti che ha portato a casa questi prodotti si è comunque rivolto a installatori o piccoli rivenditori che fornivano supporto.  Il “Do It Yourself” ha coinciso con lo sviluppo di aree dedicate alla Smart Home nei retailer di elettronica e tecnologia per la casa nel corso del 2016, anno in cui si sono registrate le prime proposte specifiche per il mondo della GDO, nell’ambito del bricolage che si affianca alla presenza sull’ecommerce. Il retail è ancora limitato e ha raggiunto il 13% del mercato con volume d’affari di 20 milioni di euro circa, ma sta iniziando a sviluppare le sue specifiche potenzialità come appunto lo sviluppo di showroom dei prodotti molto apprezzati da consumatori che hanno ancora molto bisogno di capire, anche visivamente le logiche di funzionamento e servizi.

Tumino torna a sottolineare a questo riguardo l’importanza della comunicazione. «La Smart Home soffre oggi anche per un difetto di comunicazione – osserva – Serve un cambio di passo per arrivare a dare le risposte giuste ai consumatori. La comunicazione dei produttori non è incisiva come dovrebbe essere e gli strumenti tradizionali, come possono essere i volantini promozionali non rappresentano un veicolo adeguato per esprimere e comunicare il valore di questa tipologia di servizi. Gli showroom sono certamente una risposta efficace, ma c’è un tema importante legato alla formazione e alle competenze del personale di vendita».

Utility e Telco portano l’IoT nella Smart Home

Restando all’esame dei canali di vendita si profila in modo più chiaro il ruolo di utility e Telco, due attori che hanno i loro punti di accesso nei temi dell’energia e nel tema centrale della connettività.
Le soluzioni per la Smart Home che puntano all’efficienza energetica fanno leva sulla forza di convinzione del “portafoglio“, sul risparmio, e possono essere veicolate dagli stessi attori che portano l’energia nelle case. Lo Smart Metering è, per altre ragioni, indipendenti dalla volontà dei consumatori stessi, uno straordinario veicolo di diffusione di intelligenza tra le pareti domestiche e permette di agganciare a questa intelligenza soluzioni e servizi per gestire meglio i consumi o per pilotarli in modo più diretto ed efficace all’aumento del comfort e della sicurezza. E dal monitoraggio dei consumi energetici, chiaramente identificabile come un valore associato alle utility, si passa ai servizi per il controllo dell’aria nell’ambiente domestico, all’antintrusione e alla videosorveglianza.
Per le Telco la sfida parte invece dalla connettività, di cui si nutre qualsiasi soluzione di Smart Home per integrarla con servizi che rispondono anche ad altre esigenze ma che possono essere “pagate” magari con il contratto telefonico. Ecco che nascono SIM dati con piani tariffari progettati per le applicazioni Smart Home da inserire all’interno di soluzioni per la sicurezza, per la videosorvegianza da remoto, per la regolazione della temperatura da smarthome, per antifurti o anche prodotti per la casa che associano un abbonamento per la connettività e che permette l’accesso a servizi come l’eCommerce.

Banche e assicurazioni uniscono IoT e Big Data

E poi ci sono le banche e le assicurazioni che mettono in relazione la Smart Home con i Big Data. Queste ultime in particolare hanno visto nella Smart Home una seconda frontiera dopo quella dell’automotive che con la prima generazione di connected car sta cambiando l’approccio del mondo assicurativo in generale verso la mobilità e in particolare verso la “vecchia” assicurazione auto.
Nella Smart Home si sono in Italia oggi sei compagnie assicurative che propongono polizze direttamente collegate alla presenza di oggetti connessi. In generale le polizze per la Smart Home si rivolgono all’ambiente domestico, agli uffici, ai piccoli esercizi commerciali e sono pensate per affrontare e gestire rilevazione di danni come allagamenti, incendi, danneggiamenti, ma anche per la sicurezza da furti e intrusioni e sono agganciate a servizi di assistenza 24 ore su 24. Accanto a questo profilo prettamente legato agli edifici si sono sviluppate offerte che guadano più alla persona e che si concretizzano in offerte per il wellness con soluzioni wearable collegati alla Smart Home e associate a forme di sconto sulla polizza personale se si pratica attività fisica, mentre nel caso dell’eHealth le polizze attivano uno sconto per l’acquisto di strumenti in grado di monitorare parametri vitali.

Costruttori e architetti ancora timidi sull’IoT

Nell’ambito dei canali il ruolo degli installatori è da leggere in forte collegamento con il ruolo dei costruttori edili e degli architetti. Si tratta di categorie professionali che possono svolgere un ruolo sempre più importante, ma che dimostrano purtroppo ancora una conoscenza limitata di prodotti e servizi e occupano in questo momento una posizione ancora limitata nell’ambito dello sviluppo della Smart Home.

Le Start Up e la Smart Home

Le start up sono un attore importante nella Smart Home e generano qualcosa come il 52% delle soluzioni. La loro proposta è molto spesso complementare a quelle dei brand affermati e va a coprire spazi scoperti. Le start up esprimono una grande spinta innovativa e una grande ricchezza, ma nello stesso tempo contribuiscono a “polverizzare” l’offerta e a generare uno scenario eterogeneo. Giulio Salvadori, Ricercatore dell’Osservatorio Internet of Things osserva che «le applicazioni Smart Home hanno sempre più una focalizzazione sui dati, permettono la raccolta consentono di grandi quantità di dati sul funzionamento dei dispositivi connessi e sul comportamento delle persone nell’abitazione e contribuiranno allo sviluppo di una domanda di soluzioni per i Big Data. E’ su questo aspetto – osserva – che si giocherà una delle partite più forti nello sviluppo del mercato, anche se – precisa – le strategie per la valorizzazione dei dati sono ancora da definire e devono confrontarsi con le  tematiche legate alla tutela della privacy e della sicurezza, perché i consumatori sono tendenzialmente restii a condividere i propri dati, a meno di ricevere in cambio vantaggi concreti».

La ricerca ha mappato 124 start up operanti nella Smart Home a livello globale e ha registrato una crescita del 26% rispetto al 2015. Di queste 89 realtà sono finanziate da investitori istituzionali che hanno raccolto complessivamente negli ultimi tre anni quasi 1,2 miliardi di dollari. Le start up sono  concentrate sulla sicurezza nel 22% dei casi, nella gestione di dati legati a scenari di utilizzo e comportamentali nel 20% dei casi. C’è poi una quota importante che arriva al 18% che si è dedicata alla creazione di soluzioni per il monitoraggio dei consumi energetici. Le start up sono utilizzate dai grandi player come produttori, come le compagnie assicurative, come le utility e el telco e come le stesse OTT per azioni di Open Innovation, grazie ad accordi di partnership o attraverso acquisizioni.

Sistemi operativi e Internet of Things

Antonio Capone del Dipartimento di Elettronica del Politecnico di Milano ha portato l’attenzione sul tema delle tecnologie. L’Internet of Things ha cambiato i paradigmi di riferimento e il grande tema della Smart Home è rappresentato dalle tecnologie IoT a corto raggio e dai protocolli LPWA (Low Power Wide Area). La prospettiva nel breve è ancora quella dell’eterogeneità delle soluzioni. Anche se ci sono alleanze che si consolidano come Allseen Alliance e Thread.
L’aspetto più importante secondo Capone è nel ruolo strategico del sistema operativo. L’evoluzione tecnologica permette di disporre di sensori sempre più intelligenti e potenti che sono nella condizione di reggere un sistema operativo e di disporre nel contempo di una capacità di rilevazione e di una capacità di elaborazione dei dati. Alla crescita di importanza del sistema operativo corrisponde una eguale crescita nel ruolo degli sviluppatori che sono sempre più oggetto di attenzione da parte dei grandi player. Dal punto di vista tecnologia la grande partita oggi per l’Internet of Things nella Smart Home è sulla comunità degli sviluppatori e in particolare questa partita, secondo Capone, si gioca sul tema della formazione. I tre livelli di ingaggio per chi fa sviluppo nell’ambito IoT per la Smart Home sono sulle piattaforme soprattutto, sui tools naturalmente e in modo sempre più rilevante, anche se forse con strategie ancora da affinare, sul Cloud.

L’altro grande tema tecnologico, che attiene alla usabilità, alla accessibilità e alla capacità di conquistare nuovi utenti e clienti alla Smart Home è nella prospettiva “Voice First” o nelle Interfacce Conversazionali. In particolare gli OTT, come Google Home e Amazon Echo, stanno spingendo soluzioni costituite da hub dotati di assistente vocale pensati per permettere agli utenti di dialogare con gli oggetti connessi.

I consumatori e l’IoT

Doxa ha portato con una ricerca dedicata alla Smart Home la prospettiva di sviluppo presso i consumatori. Dalla ricerca, realizzata su un campione rappresentativo degli utenti Internet dai 25 ai 70 anni, è emerso che il 26% dei consumatori italiani dispone di almeno un oggetto che si può identificare come Smart Home e nello stesso tempo il 58% dei consumatori intende acquistarli in futuro. In sostanza i consumatori non considerano ancora pronta l’offerta Smart Home, nel 50% dei casi, chi non ha ancora acquistato soluzioni per la Smart Home spiega di essere in attesa di soluzioni più mature prima di scegliere. C’è poi ancora molta preoccupazione sul tema della privacy e sui rischi di un utilizzo improprio dei propri dati personali. Non ultimo c’è anche molta apprensione verso il tema della sicurezza e verso i rischi di eventuali attacchi da parte di hacker: il 67% dei potenziali acquirenti è preoccupato per i rischi di accesso o controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati. Peraltro, anche se per ragioni diverse, è proprio il bisogno di sicurezza a guidare l’acquisto di apparati Smart Home da parte di coloro che l’acquisto lo hanno effettuato. La ricerca Doxa rivela infatti che chi ha acquistato Smart Home lo ha fatto, nel 13% dei casi, prima di tutto per trovare nuove risposte alla domanda di sicurezza tra le pareti domestiche, poi per esigenze correlate alla gestione dell’energia, nell’8% dei casi e al riscaldamento (sempre 8%) e infine per motivazione legate al comfort come la gestione di elettrodomestici da remoto nel 6% dei casi.

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