Il Software Defined Vehicle (SDV) è la nuova frontiera dell’automotive. Il mondo dell’automobile infatti sta affrontando una trasformazione senza precedenti, complice la transizione dai motori a combustione interna ai veicoli elettrici (EV). Una trasformazione resa possibile dall’adozione di sistemi sempre più complessi basati su sensoristica IoT e, ovviamente, su architetture software. I sistemi SDV sono la conferma che il confine tra l’industria automobilistica e quella tecnologica risulta essere sempre più permeabile. Il che comporta un cambiamento per il settore che probabilmente è il più significativo e dirompente degli ultimi 100 anni. Ma quali sono le prospettive di questa “contaminazione”?
Software Defined Vehicle: le previsioni per il settore auto
Lo si ricava da uno studio condotto da Boston Consulting Group (BCG) in collaborazione con il World Economic Forum, da cui si evince che i modelli SDV rappresentano una delle principali sfide e opportunità per l’industria automobilistica. Lo studio è frutto dell’iniziativa Automotive in the Software-Driven Era con la quale sono state analizzate le tendenze dei leader dell’industria automobilistica, della nuova mobilità e del settore tecnologico di tutto il mondo. Il progetto ha permesso così di misurare la portata del cambiamento che oggi interessa il settore, un cambiamento sintetizzato nei risultati contenuti nel report Rewriting the Rules of Software-Defined Vehicles. Nel report si legge che i Software Defined Vehicle, sebbene attualmente siano ancora agli albori, continueranno a evolversi nel corso del prossimo decennio.
Si calcola che il settore automobilistico, grazie ai sistemi SDV, raggiungerà entro il 2030 un valore superiore ai di 650 miliardi di dollari, ovvero dal 15% al 20% in più del suo valore totale. Analogamente, i ricavi degli OEM (Original Equipment Manufacturer) che derivano dai comparti software ed elettronica automobilistica aumenteranno di quasi tre volte, passando dagli attuali 87 miliardi a 248 miliardi di dollari. Anche i fornitori di software ed elettronica automobilistica vedranno raddoppiare il proprio mercato, da 236 miliardi di dollari a 411 miliardi.
SDV, una cerniera per creare un ecosistema tra le industrie
Giuseppe Collino, Managing Director e Partner di BCG, spiega come vanno letti i dati del report: “I ricavi da software dipenderanno dal grado di esperienza digitale nella guida rispetto a quella meccanica. Nei prossimi anni sarà infatti possibile aggiornare il veicolo oppure acquistare dei pacchetti per avere prestazioni più performanti attraverso degli abbonamenti, migliorando l’esperienza e senza dovere intervenire sull’hardware. Non solo un modo per fare durare più a lungo i modelli, ma anche per dare al cliente la sensazione di avere un’auto sempre nuova, cambiando completamente il paradigma del comparto”.
Parole che trovano conferma nelle ricerche che l’Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano ha condotto in questi anni. Così come l’evoluzione degli ecosistemi che, a differenza del passato, cercano di superare gli steccati tra le diverse industry. Se prima la maggior parte delle aziende cercava di sviluppare soluzioni proprie per guadagnare terreno rispetto ai competitor, oggi la crescente complessità tecnologica favorisce dinamiche di collaborazione e partnership. Le stesse che rendono essenziale alleanze cross-industry con l’obiettivo di portare su scala il cambiamento, migliorare la sicurezza delle auto e soddisfare le esigenze dei clienti. Ecco perché il Software Defined Vehicle è destinato a occupare un ruolo chiave in futuro, facendo da cerniera alle diverse competenze e alle differenti vocazioni industriali.
I 5 elementi chiave del mercato SDV secondo Boston Consulting Group
Il documento riepiloga quali devono essere i 5 elementi chiave del mercato SDV, di cui i player dovranno necessariamente tenere conto:
- Per sbloccare la crescita dei SDV, ancora rallentata dalle complessità legate al loro sviluppo, le diverse industry dovranno collaborare in modo da guadagnare volumi di mercato.
- La collaborazione dovrà partire da una tassonomia delle tecnologie che sia comune tra le diverse industry.
- Bisognerà poi allineare i vari settori attraverso lo sviluppo di piattaforme interoperabili, che guideranno la redditività del comparto.
- Poiché ogni area geografica presenta diverse velocità di innovazione, diversi utilizzi da parte degli utenti e diverse regolamentazioni, sarà importante creare dei cluster di collaborazione a livello locale.
- Infine, per operare in un mercato orientato alla collaborazione, le aziende dovranno sviluppare capacità di collaborazione interna ed esterna, includendole in un nuovo modello operativo.
“La componente software nelle auto sarà sempre più determinante, ma per fare il salto di qualità serviranno diversi elementi: dal veicolo alla capacità computazionale, dal software di base alla capacità di aggiornamento e connessione da remoto a un ecosistema di partnership. Tutto questo al momento risulta ancora complesso, se non impossibile, per le case automobilistiche tradizionali. Dall’altro lato abbiamo i tech player, che si scontrano a loro volta con la complessità del fare l’auto, il ‘production hell’ di cui parla Elon Musk. Le due anime devono quindi coesistere. Per questo motivo sarà essenziale avviare le giuste collaborazioni” afferma in conclusione Collino.
Articolo originariamente pubblicato il 29 Set 2023