L’ ESPERTO RISPONDE prosegue il suo viaggio nell’innovazione della Stampa 3D o stampa additiva. Questa volta affrontiamo il tema delle tecnologie che caratterizzano il 3D Printing.
Vi ricordiamo che con questa rubrica risponderemo anche alle vostre domande che potete inviare a redazione@internet4things.it con il contributo dei nostri esperti:
ANDREA BACCHETTI @andreabacchetti e MASSIMO ZANARDINI
Additive manufacturing internet of things
Come già abbiamo anticipato nelle puntate precedenti, sotto il cappello “Additive Manufacturing” ricadono in realtà diverse tecnologie produttive. Le differenze principali riguardano i materiali lavorabili, le dimensioni dei cubi di stampa delle stampanti e soprattutto il tipo di processo additivo adottato: si va dall’estrusione a caldo, passando per la fotopolimerizzazione, fino alla sinterizzazione tramite laser o fascio di elettroni. Ma andiamo con ordine. In generale, sono 2 gli elementi chiave per la classificazione di queste tecnologie, proposti anche dall’ente americano di standardizzazione ASTM:
- materiali lavorabili: è possibile classificare le stampanti in relazione all’utilizzo di materiali polimerici (PLA, ABS, Resine acriliche, Nylon, Silicone, Gomme, etc.) oppure materiali metallici (acciaio inox, alluminio, titanio, tungsteno, oro/argento, leghe e superleghe) e sabbia. Ad oggi non esistono sul mercato stampanti che possano trattare entrambe le categorie di materiali.
- processo di formazione degli strati: è la modalità con cui le stampanti creano fisicamente gli oggetti, partendo in ogni caso dal modello virtuale.
L’incrocio di queste due variabili permette di identificare 11 tecnologie, descritte nella tabella seguente. (clicca sull’immagine per leggerla più comodamente)
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