Tim Green ha fondato nel 2005 Mobile Entertainment, primo magazine B2B per la community del mondo del Mobile Content. Dal 2012 parla di mobile payment sul suo blog Mobile Money Revolution, e dall’inizio del 2015 è executive editor di Hot Topics, un magazine e sito web rivolto ai “tech leader”. Riportiamo un suo articolo apparso su Mobile Ecosystem Forum, in quanto lo riteniamo di grande valore per comprendere al meglio il fenomeno Apple Pay. Un fenomeno spesso trattato con superficialità, considerando anche la complessità del mondo del Mobile Payment.
Circa un anno fa Tim Cook, il numero uno di Apple, presentò Apple Pay, servendosi del video di una donna che cercava faticosamente di pagare in un negozio, operazione difficilissima a causa dell’enorme quantità di tessere che doveva portare con sé. Un attimo dopo, il video mostrava la stessa scena, ma stavolta la cliente ci metteva un attimo, solo sfiorando il proprio iPhone.
“E’ così cool!, ha detto in quell’occasione Tim Cook, con tutto il carisma che ci si aspetta da un esperto di logistica. Ma nonostante la sua quasi soprannaturale mancanza di spirito, gli ospiti scoppiarono in un fragoroso, inevitabile applauso.
Appena li vidi, pensai che si stessero sbagliando. Non stavano applaudendo Apple Pay, ma il contactless, il fascino del “senza contatto” .
Pensateci: la signora del filmato avrebbe potuto benissimo sfiorare la propria carta di credito per pagare, invece dello smartphone. Non sarebbe cambiato nulla. Ma oggi, un anno dopo, la gente ha ancora impressa questa immagine. Così, al momento del lancio di Apple Pay nel Regno Unito, Rory Cellan Jones della BBC lo ha provato di persona, in un bar. E quando il limite sui pagamenti “senza contatto” si è fatto meno stringente, i titoli erano del tipo “Apple Pay transaction limit increased to 30 pounds in UK”, come se fosse stata una decisione di Apple.
Gli Americani, almeno, qualche scusante ce l’hanno. Devono ancora destreggiarsi tra carte EMV chip e PIN: per loro, il “touching to pay” è una bella novità. In Europa, però, il “contactless” è in funzione da circa dieci anni: non riesco proprio a capire perché la media europea percepisca diversamente lo sfiorare uno smartphone dallo sfiorare una carta di credito.
Nel frattempo, coloro che davvero contano, i possessori dell’iPhone 6, sembra siano piuttosto indifferenti sotto questo aspetto. Un sondaggio di PYMNTS.com ha rivelato che gli utenti Apple Pay che hanno provato a servirsene sono calati dal 15,1% al 13,1% da marzo a giugno. Tra parentesi: quand’è l’ultima volta che ne avete visto uno? Io mai.
Ora, da questa analisi potreste pensare che io stia dubitando seriamente dell’efficacia di Apple Pay. Non è vero. In realtà, ritengo che il servizio (così come Android Pay e gli altri) avrà un enorme impatto, per tre ragioni:
1. Converte la plastica in software
Quando oggetti fisici (CD, DVD, rullini) sono convertiti in software, è tempo di enormi mutamenti. L’intera industria si trasforma. Apple Pay potrebbe inaugurare l’inizio di grandi cambiamenti nei sistemi di pagamento. Immaginate come potreste regolare la vostra spesa, potendo scegliere tra dozzine di digital card immediatamente disponibili (oltre a quella o quelle due che già possedete) ogni volta che dovete pagare.
2. Utilizza i token
Apple Pay non memorizza numeri di carte di credito, ma token associati ad esse. I token, se rubati, non servono a nulla. L’industria dei sistemi di pagamento ci ha avuto a che fare per anni, ma Apple ha concretizzato quello che era il pensiero collettivo. Una nuova era nella sicurezza del digital payment è alle porte.
3. L’online payment sta tutto nella pressione del dito
Ciò che Tim Cook potrebbe davvero aver realizzato un anno fa è stato far prendere forma all’incubo dell’eCommerce (con i suoi 16 numeri di codice, campi di indirizzo, date di scadenza,…) e poi mostrare la semplicità di Apple Pay. Una sola impronta digitale, e il gioco è fatto. Tim, questo sì che è cool.
Presi tutti insieme, questi tre fattori faranno qualcosa di più grande: le differenze tra un pagamento in-store e uno online saranno sempre meno definite. Dopotutto, se puoi acquistare online sul sito di The Gap col dito, perché non puoi fare lo stesso in punto vendita? Eviterai le code, e magari otterrai agevolazioni fedeltà, mentre The Gap potrebbe ridurre il numero di mediatori a cui spetta una quota.
Non ho idea di quanto tempo servirà perché questo momento arrivi. Cinque, dieci anni, forse di più. Tuttavia, credo davvero che sia l’inizio di qualcosa che potrebbe mutare radicalmente le modalità con cui buttate i vostri soldi.