La Mobility è la più grande sfida che tutti i CIO stanno affrontando e la portata del cambiamento va ben oltre il Bring Your Own Device. Ne abbiamo parlato, in un’intervista al CA World di Las Vegas, con Lonne Jaffe, giovane manager incaricato di definire le strategie di lungo termine del colosso del software (14mila dipendenti nel mondo e 4,8 miliardi di dollari di fatturato) e di realizzare le acquisizioni che permettono all’azienda di essere sempre sulla frontiera dell’innovazione.
«Il tema della Mobility è “disruptive” oggi. In ogni conversazione che ho con i manager dell’IT questo tema viene indicato fra le priorità. La sfida è ampia e c’è molta confusione», esordisce Jaffe.
Quando i tablet e gli smartphone entrano in azienda, che siano di proprietà della società o del dipendente (il BYOD) fa poca differenza: l’accesso ai dati sensibili va protetto.
«Assistiamo a un ritorno al passato, ovvero al thick client – prosegue il manager – : dopo anni in cui si è puntato sull’accesso a dati e applicazioni da Web browser, oggi stiamo tornando al punto di partenza: i dati sono in locale, sul dispositivo, perché servono anche quando il device Mobile non è connesso o la connessione è debole. E il dispositivo può essere perso o rubato. Deve essere protetto: serve la crittografia dei dati e la gestione delle applicazioni e dei dispositivi, e questa è un’opportunità per un’azienda come CA, che è il più grande sw vendor indipendente di sicurezza e management sul mercato».
Gli approcci più diffusi per l’Enterprise Mobility Management
Jaffe passa in rassegna le principali soluzioni oggi disponibili, ritenendole inadeguate.
L’approccio del desktop virtuale, del VDI (Virtual desktop infrastructure), con le app nel Cloud, è molto utilizzato, «ma questo funziona con i desktop, non con i device mobili perché non sempre la connessione è adeguata. E non è sicuro: basta fare una foto dello schermo per copiare i dati».
Un altro approccio utilizzato è quello della virtualizzazione, tramite emulatori che consentono di passare da una modalità “lavoro” a una “personale”. «Può funzionare, ma non tutti i sistemi operativi lo consentono, in particolare iOs di Apple», spiega Jaffe.
Secondo CA la soluzione giusta si ottiene con la combinazione di tre tecnologie.
Il punto di partenza è il Mobile Device Management, che sono in tanti ad aver già implementato insieme all’Enterprise App Store. Ma i tasselli a maggior valore sono altri due, che si innestano sul primo: Mobile App e Mobile Data Management. Completano la gestione del device e saranno sempre più necessari.
«Non si tratta solo di proteggere il dispositivo utilizzato dall’impiegato, ma di garantire la sicurezza delle applicazioni verso i consumatori e partner, e quelle utilizzate dagli oggetti dell’IoT: è uno scenario molto più ampio».
Il Mobile App Management si realizza inserendo parti di codice nell’app, e questo sw può controllare come viene utilizzata l’app, può bloccare i dati anche su base geografica, informare sulle performance.
Il Mobile Data Management consente invece di crittografare i dati quando vengono ricevuti sul device: l’utente deve utilizzare una chiave per leggerli e per archiviarli. Si crea cioè una sorta di DropBox di livello enterprise.
C’è un quarto aspetto, quello del back end, i sistemi con cui le app si interfacciano, attraverso le API (Application Program Interface). E anche qui serve la sicurezza: «è per questo che abbiamo acquisito Layer 7, specializzata in questo ambito», afferma Jaffe.
L’alleanza con Sap
Per mettere a punto una soluzione completa, CA si è alleata con Sap, che in ambito MDM con Afaria ha la market share più ampia del mercato, ed ha avviato lo sviluppo delle altre componenti della soluzione. «Con Sap abbiamo un accordo di licencing del codice sorgente: questo sarà il cuore della nostra offerta, su cui costruiremo gli altri tasselli».
La partnership rafforza entrambi, secondo Jaffe, perché unisce le prime due società al mondo nel settore dell’Enterprise Software (se consideriamo quelle che non vende né hardware, né soluzioni consumer, né consulenza), con offerte del tutto complementari: il focus è sulle applicazioni per Sap e sul middleware per CA. Inoltre, ci sono già precedenti: Sap ad esempio rivende in OEM la soluzione CA di Application Performance Management.
Una soluzione a misura di grandi aziende, PMI e operatori
L’approccio proposto da CA interesserà inizialmente le aziende di grandi dimensioni, ma grazie al software as a service sarà sempre più accessibile anche alle PMI.
«I Service Provider hanno un ruolo importante perché sono spesso il primo punto di contatto con i clienti e di questo teniamo conto quando sviluppiamo il software, che può essere utilizzato anche da loro. CA collabora con molti Service Provider, che fanno parte dell’ecosistema dei partner, anche perché non siamo attivi nella consulenza e non siamo in concorrenza con loro nell’ambito della gestione dei servizi», spiega il manager.
Le soluzioni di App e Data Management saranno rilasciate nei prossimi mesi: «ma i clienti non devono aspettare: possono iniziare da subito a sviluppare le soluzioni e aggiungere in seguito i moduli», conclude Jaffe.