Ericsson: dal 5G una nuova spinta per IoT e M2M

Rinaldo Bausani, Direttore Mobile Broadband e Rossella Cardone, Head of Innovation, Social and Corporate Responsibility spiegano i progetti 5G for Europe, la collaborazione con l’istituto Superiore Sant’Anna di Pisa e le altre attività destinate a contrassegnare lo sviluppo del mondo Internet of Things

Pubblicato il 09 Feb 2016

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Rinaldo Bausani, Direttore Mobile Broadband Ericsson Italia

Uno dei temi centrali nello scenario di sviluppo futuro dell’IoT è certamente rappresentato dal prossimo sviluppo delle reti 5G. E’ una prospettiva importante che sebbene sia da leggere in chiave 2020 va comunque interpretata e preparata proprio perché è destinata a cambiare radicalmente le logiche di progetto dell’Internet of Things.

Lo scenario che si prospetta con il 5G entro il 2020 vede un mondo con oltre 50 miliardi di oggetti connessi, che si affiancano a oltre 6 miliardi di subscription mobile legate a smartphone che genereranno una domanda di traffico 8 volte superiore a quella attuale. Questi numeri tracciano un primissimo profilo della Networked Society basata sul 5G che permetterà di supportare più utenti, più dispositivi, più servizi in modo più sostenibile sia in termini di gestione dei costi sia per il consumo energetico.

Per capire le prospettive del prossimo 5G e per avere una visione dei prossimi passaggi ne abbiamo parlato con Rinaldo Bausani, Direttore Mobile Broadband e con Rossella Cardone, Head of Innovation, Social and Corporate Responsibility.

La prima osservazione fondamentale per il 5G riguarda il fatto che non è solo un “evento” tecnologico.  «Nell’ambito dell’Industry 4.0 ad esempio il 5G non rappresenta solo una innovazione di tipo tecnologico – sottolinea Rinaldo Bausani, – ma rappresenta prima di tutto una evoluzione nell’ecosistema, nelle tecnologie, nelle architetture, negli stessi modelli di business e dunque anche nell’organizzazione del lavoro di tutta la filiera». Nel 5G la collaborazione tra tutti gli attori è fondamentale e si associa al tema della sicurezza che richiama a sua volta a una forte collaborazione con le imprese. In questo senso il 5G è anche una piattaforma aperta che necessita di un nuovo concetto di trustability basato su un nuovo approccio in termini di autenticazione e di gestione della privacy.

L’importanza della collaborazione

«Il 5G non può prescindere dalla collaborazione – sottolinea a sua volta Rossella Cardone -. Dobbiamo considerare che l’IoT necessità di standardizzazione e di interoperabilità e di una grandissima attenzione metodologica a livello di piattaforme per la privacy». Per questo è necessario passare da una visione a “silos” a una visione a piattaforme dove ciascuna piattaforma rappresenta un ecosistema basato su diverse forme di collaborazione.

L’IoT è poi un motore di innovazione per tantissime industry, «pensiamo all’automotive – osserva Bausani -, alle assicurazioni, alle utility, in questi ambiti l’IoT abilita lo sviluppo di nuovi modelli di business» ed è assolutamente fondamentale disporre di una copertura di rete, affidabile e completa. «Basti pensare anche al mondo del metering – conitnua – dove ad esempio il tema del monitoraggio dei contatori passa inevitabilmente dalla disponibilità della copertura di rete, ovvero da una soluzione che consenta di arrivare anche nei punti più “coperti” dove solitamente sono collocati con apparati a basso consumo di energia. Anche qui il 5G è la soluzione a tanti problemi che ancora impediscono al mondo delle utilities di sviluppare compiutamente le opportunità legate allo smart metering. Così come la associazione tra IoT, robotica e big data permette di ripensare completamente al mondo delle smart car che cambierà il nostro modo di concepire la mobilità dove ancora una volta emerge con forza il tema della copertura di rete per disporre del massimo livello possibile di affidabilità. In tutti questi settori e in tanti altri che stanno a loro volta emergendo il vero punto chiave in termini di spinta all’innovazione viene dalla collaborazione che deve coinvolgere l’industria insieme alle imprese del mondo digital, alle telco, alle università, agli istituti di ricerca. «Un esempio in questo senso – ricorda Bausani – è rappresentato dalla strategia di collaboration che Ericsson ha impostato con i maggiori centri di ricerca, con istituzioni, università e imprese». In generale i centri di R&D in Italia fanno parte di un piano di convergenza tra tecnologie IP e trasporto ottico con tre centri mondiali di eccellenza multi-tecnologia a Genova, Pisa e Pagani e nella fattispecie Pisa è il centro di eccellenza dedicato alle tecnologie ottiche e fotoniche per la rete 5G.

Un ecosistema di ricercatori

Rossella Cardone, Head of Innovation, Social and Corporate Responsibility Ericsson Italia

Proprio a Pisa il tema della collaborazione sul 5G è rappresentato da un ecosistema che vede l’impegno dei ricercatori Ericsson di un centro di eccellenza universitario come la Scuola Superiore Sant’Anna, del laboratorio nazionale di tecnologie fotoniche del CNIT, del Consorzio di Ricerca sulle Telecomunicazioni Coritel, della sede pisana del CNR, dell’Università di Pisa, oltre a piccole e medie imprese specializzate.  I risultati di questa collaborazione si evidenziano in oltre 30 brevetti ogni anno, in prototipi avanzati e in soluzioni tecnologiche sperimentali per le sezioni di trasporto delle future reti mobili 5G.

«Se consideriamo che Il 5G rappresenterà l’infrastruttura di base della Networked Society, è assolutamente fondamentale un potenziamento delle infrastrutture di comunicazione, perché devono essere nella condizione di supportare l’esplosione dei volumi di traffico e in questo senso Ericsson lavora allo sviluppo di soluzioni ottiche e fotoniche per fornire una connettività scalabile e programmabili sotto tutti gli aspetti: velocità, capacità, sicurezza, affidabilità, disponibilità e latenza.

I laboratori di Pisa, sono concentrati sul mobile front-haul e backhaul, sull’interconnessione fotonica dei data center, sui router di prossima generazione. Non possiamo infatti trascurare che la tecnologia fotonica è destinata a giocare un ruolo fondamentale in questa direzione, con un forte focus sulla sostenibilità che permette di trasmettere e smistare elevati volumi di traffico ma a costi e a consumi energetici decisamente più bassi.

Rossella Cardone  pone poi l’attenzione sul ruolo dell’Europa nel 5G e ricorda che «Ericsson è fortemente impegnata con forti investimenti in particolare con il programma 5G for Europe, un programma intersettoriale ancora una volta basato sulla collaborazione che vede l’impegno di industrie, istituzioni pubbliche e università nella prospettiva di far crescere la competitività dell’industria europea. 5G for Europe si propone anche di creare progetti innovativi per le Pmi unitamente alla possibilità di fare test e introdurre soluzioni 5G in diversi settori come automotive, IoT, trasporti, energy, security, retail. Tra gli attori di questo programma ritroviamo la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa unitamente alla Technische Universität di Dresda alla Universidad Carlos III di Madrid, all’IMDEA Networks Institute di Madrid e al King’s College di Londra.

Tornando alle potenzialità del 5G per il mondo delle imprese «La sfida più importante della nuova tecnologia – prosegue Bausani è anche quella di portare la banda larga mobile in situazioni “estreme” e di dare risposte alla domanda di integrazione di soluzioni di accesso in un unico sistema creato attorno alle esigenze di ciascun singolo utente».

Metis

Ericsson è anche coordinatrice dell’iniziativa cross-industry METIS (Mobile and wireless communications Enablers for the Twenty-twenty (2020) Information Society), che ha l’obiettivo di sviluppare le tecnologie chiave per il 5G e contribuisce alla definizione degli step per i regolatori dedicati all’allocazione dello spettro per la nuova generazione di sistemi radio.

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