Expo 2015, l’Internet of Things è protagonista e traina i progetti smart nella filiera alimentare

Alla manifestazione di Milano con le tecnologie IoT si monitorano i consumi e si gestiscono le reti di servizio, dalle luci alla sicurezza. Ma si abilitano anche le applicazioni più innovative nel Future Food District. Uno scenario, spiega l’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, che dà forte impulso alle iniziative di Smart Agriculture e Smart Logistics nei settori vitivinicolo e lattiero-caseario

Pubblicato il 14 Mag 2015

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Un dettaglio del supermercato del Future Food District a Expo 2015

Expo 2015 è dedicato al tema “Nutrire il pianeta: energia per la vita”, e si svolge in un sito espositivo di oltre un milione di metri quadri, pensato per accogliere 20 milioni di visitatori in 6 mesi, in cui l’Internet of Things (IoT) recita un ruolo da protagonista. Attraverso sensori connessi in rete si monitorano i consumi energetici e la continuità di servizio, e si telegestiscono i dispositivi (come luci e condizionatori) e i sistemi di sicurezza e controllo.

L’IoT servirà anche per monitorare il quadro clinico di alcuni visitatori (attraverso dispositivi Wearable), e abilita le applicazioni di Smart Logistics e Smart Agriculture nel Future Food District, dedicato all’integrazione tra produzione alimentare e tecnologie. In generale in Italia le sperimentazioni “smart” nella filiera alimentare, sottolinea l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, hanno ricevuto un forte impulso da Expo 2015: ma anche se non mancano i primi progetti esecutivi, si fatica ancora a uscire dalla fase sperimentale.

NFC e RFID per comunicare direttamente con il consumatore

Tracciabilità, sostenibilità, comunicazione al consumatore sono alcune delle parole chiave dell’innovazione della filiera alimentare. Per ognuna l’IoT è un importante fattore abilitante, con applicazioni Smart Logistics e Smart Agriculture.

Le prime sono pensate per garantire la tracciabilità dei prodotti o il monitoraggio di parametri (temperatura in primis) lungo la supply chain. Le seconde per l’agricoltura di precisione e per l’ottimizzazione dell’uso di risorse quali acqua, fertilizzanti, fitosanitari. I settori con più diffusione di progetti Smart Logistics sono il vitivinicolo (per garantire l’originalità del prodotto), il lattiero-caseario (per tracciare operazioni e mezzi di raccolta del latte) e quello della carne, dove tramite tecnologie RFid animali e carni sono tracciati fino al confezionamento.

Stentano invece a decollare i progetti in settori con prodotti di valore unitario inferiore, come l’ortofrutta o il cerealicolo, nonostante qualche sperimentazione isolata. Fattori distintivi dei progetti più recenti sono la comunicazione diretta col consumatore – grazie a tecnologie di identificazione come QR code o tag NFC (Near Field Communication) – e la centralità della sicurezza alimentare, migliorabile grazie alla piena tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti.

Al riguardo Expo 2015 ha patrocinato il progetto Safety for Food, mirato a creare una banca dati mondiale per il settore alimentare e a sviluppare un sistema di tracciabilità RFid.

Si può ridurre del 30-40% l’uso di acqua

Il vitivinicolo rimane anche il principale settore in cui si sperimentano soluzioni di Smart Agriculture, a cui si affiancano applicazioni in ambito ortofrutticolo e di agricoltura controllata in serra. In questi progetti si utilizza sensoristica distribuita per monitorare lo stress idrico delle piante e per migliorare l’accuratezza dei modelli per prevedere le infezioni primarie sulle colture, e ottimizzarne la prevenzione e la cura.

La maggior parte dei progetti sono partiti solo grazie a finanziamenti pubblici, ma i risultati, scrivono i ricercatori dell’Osservatorio, sono incoraggianti: si può ridurre del 30-40% l’uso di risorse idriche e del 40% il numero di trattamenti fitosanitari.

Oltre a ciò la raccolta di informazioni dal campo facilita l’informatizzazione del “quaderno di campagna” (il Registro dei trattamenti sulle culture, ad esempio irrorazione o irrigazione). Per esempio nel progetto Jentu vengono utilizzati smartphone NFC per identificare operatori e lotti di terreno e tracciare le operazioni svolte.

Arrivano i nuovi agronomi “digitali”

Per liberare il potenziale della Smart Agriculture servono due ingredienti: da un lato un’attenta analisi ex-ante di costi e benefici, che indirizzi l’investimento del produttore agricolo e renda evidente il potenziale valore generato; dall’altro il coinvolgimento di figure specialistiche, i nuovi “agronomi digitali”, che sappiano estrarre valore dai dati raccolti sul campo sviluppando a livello software nuovi modelli previsionali (o migliorando gli attuali).

L’Osservatorio IoT ha approfondito insieme a ICE (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) uno studio di costi e benefici di una soluzione IoT per la gestione dell’irrigazione, dei trattamenti fitosanitari e dei fertilizzanti nel settore vitivinicolo biologico. Ottimizzando la gestione di tali attività si può ridurre l’impatto ambientale dell’attività agricola e ottenere un tempo di payback dell’investimento – in condizioni climatiche medie – che va da circa un anno per un’azienda grande (50 ettari), a circa 3,5 anni per una piccola azienda (5 ettari).

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