Intervista

«Expo con App, eWall, beacon: ecco come abbiamo progettato la visita digitale dell’esposizione»

Nicola Sciumè, Responsabile Servizi Digital On Site di Expo 2015, ci spiega i criteri di sviluppo dell’App e dei device interattivi per la manifestazione in corso a Milano: «Non avevamo punti di riferimento per un evento temporaneo e di portata mondiale: rispetto all’Expo precedente l’esplosione del Mobile ha cambiato tutto»

Pubblicato il 24 Giu 2015

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Nicola Sciumè, Responsabile Servizi Digital On Site Expo 2015

«Una sfida molto impegnativa, ma nel contempo entusiasmante». Così Nicola Sciumè, Responsabile Servizi Digital On Site di Expo 2015, ci spiega in una sola frase l’esperienza di progettazione e realizzazione dei sistemi digitali che accompagnano i milioni di visitatori dell’Esposizione Universale in corso a Milano fin dal loro arrivo in città, e poi ovviamente all’interno del sito espositivo.

«È un enorme progetto che aveva una scadenza ineludibile: l’1 maggio 2015. È stata una dura sfida anche perché non avevamo casi di riferimento a cui ispirarci. Dopo l’Expo precedente – Shanghai 2010 – c’è stato il boom dei mobile device, che ha cambiato tutto: siamo partiti tre anni fa disegnando la digital experience sul web, e trasferendola poi sul Mobile, ma se dovessi partire oggi farei il contrario. Abbiamo anche studiato i parchi tematici, ma per esempio Disney sui totem digitali ha investito un miliardo di dollari con tempi d’ammortamento di 10 anni. Noi dobbiamo ammortizzare tutto in 6 mesi, e poi l’1 maggio dovevamo consegnare la versione migliore di ogni sistema: non potevamo fare mesi di test, perché a ottobre si chiude».

Obiettivo User Experience: «Abbiamo pochi attimi per convincere l’utente»

L’utente, continua Sciumè, negli strumenti digitali cerca usabilità e immediatezza: «Abbiamo solo pochi attimi per convincerlo, quando ha molte alternative sceglie l’opzione che lo seduce di più, perciò abbiamo sempre ragionato in termini di user experience: se posso trovare le informazioni di cui ho bisogno sul padiglione X con due click sull’App o due tap su un totem non le chiedo neanche più a voce. Se poi vengo a sapere altre cose senza chiedere, per esempio tutti gli eventi che si svolgeranno in quel padiglione oggi e nei prossimi giorni, non c’è neanche bisogno di puntare su grafica o funzioni estremamente avanzate».

Oggi il consumatore usa come primo strumento d’accesso a informazioni e contenuti il suo smartphone, oppure un device contestuale, che trova sul posto. «È un dato di fatto. Come abbiamo tenuto conto di questo? Faccio un esempio. L’interfaccia dei totem on-site di Expo è innovativa perché non ha gerarchia di contenuto: ha un livello solo, è riferita al luogo, al contesto in cui il totem è inserito. Il totem non dice cos’è l’Expo, perché l’utente che è nel sito espositivo sa già la risposta».

App e contenuti digitali inizialmente avevano funzioni minime informative, poi dall’1 maggio sono passati alla modalità “visit”: gli utenti sui vari device – pc, smartphone, totem – in un “percorso digitale” sempre coerente possono preparare e gestire l’esperienza di visita, man mano arricchendola. Questo entro limiti precisi: Expo si occupa dell’esperienza di visita del sito, non di quelle nei singoli padiglioni, con i relativi eventuali acquisti online di servizi o prodotti.

«Il primo bilancio è assolutamente positivo»

«Abbiamo circa 3.000 schermi, di cui 150 interattivi, e in particolare 44 totem bifacciali, sui quali avvisiamo di tutto ciò che succede a Expo. Il visitatore si relaziona con gli schermi interattivi tramite interfacce touch o tramite l’App». Poi c’è l’infrastruttura Wi-Fi, per garantire pieno accesso gratuito ai servizi. «Inoltre abbiamo lavorato all’interazione di tutto ciò con l’ecosistema E015, l’ambiente digitale creato da Expo e Confindustria, Camera di Commercio di Milano, Confcommercio, Assolombarda e Unione del Commercio, con il coordinamento del Cefriel-Politecnico di Milano, per far parlare tra loro i sistemi informatici di attori pubblici e privati che operano sul territorio, che possono così comunicare in tempo reale con la comunità di Expo».

Molto importanti sono anche gli eWall, i digital wall interattivi. Sono dispositivi di 7 metri per 3, che coinvolgono e intrattengono in stile “Minority Report”, grazie anche a una rete a latenza zero, che consente di trasmettere contenuti prodotti sul sito espositivo, per esempio un concerto, in tempo reale su tutti questi device. «In totale, abbiamo 18 “muri” nel sito e uno fuori, a breve ne installeremo altri due in città, per far interagire anche i cittadini, come avviene per i totem bifacciali a Expo Gate (presso il Castello Sforzesco, ndr): hanno le stesse funzioni di quelli del sito espositivo, così la gente s’abitua a usarli e può “immergersi” anche a distanza. Abbiamo infine una serie di Beacon disposti all’interno del sito: anch’essi interagiscono con l’App e danno informazioni dinamiche, in funzione del luogo, del contesto, e del tipo di utente».

Dopo poche settimane dall’inizio della manifestazione, conclude Sciumè, il primo bilancio è assolutamente positivo. «Basta venire al sito per “toccare con mano” che il digitale fa parte integrante dell’esperienza di moltissimi visitatori: i totem hanno sempre persone che interagiscono, mentre la gente in coda ai padiglioni passa il tempo navigando sull’App. Tutto sommato, la soddisfazione dell’utente è il vero obiettivo, specie in un evento come questo dove tutto è temporaneo, compresa la gerarchia aziendale. Il mio capo a novembre non lo sarà più, ma se moltissimi visitatori avranno avuto una digital experience utile e positiva, saranno il mio miglior sponsor».

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