Chi l’ha detto che l’IoT sia solo per il mondo industriale?
In realtà, siamo tutti consapevoli che gli ambiti applicativi dell’Internet delle Cose siano tra i più disparati, ma ce ne è uno che probabilmente più difficilmente finiamo per correlare al mondo dell’IoT: il settore dei media e dell’entertainment.
Secondo una analisi recentemente sviluppata da EY, infatti, proprio l’IoT può aprire nuove opportunità ed esperienze per il mondo dei media. La crescente sofisticazione dei sensori integrati nella tecnologia consente ai dispositivi e agli oggetti di leggere, valutare e comprendere i consumatori come mai prima. I sensori misurano infatti gli input fisici e li trasformano in dati, poi utilizzabili e analizzabili.
È la raccolta di questi dati che porta poi allo sviluppo di progetti per le smart city, per il controllo ambientale o idrico, per i servizi di sicurezza e di emergenza, per il retail e per la logistica e via spaziando verso il mondo industriale, dell’agricoltura o ancora verso il settore sanitario.
Quali sensori per il mercato dei media
Per quanto riguarda l’ambito dei media e dell’entertainment, EY identifica otto tipologie di sensori utilizzabili. Si parte dai sensori audio e acustici: il loro compito è identificare i suoni, riconoscere i comandi vocali, misurare e individuare l’eco, traducendo poi ques
ti dati in informazioni concrete circa la presenza o l’assenza di oggetti, misurandone la distanza.
I sensori termici analizzano calore e temperatura, quelli di velocità e movimento rilevano il movimento di un oggetto, la rotazione, l’orientamento; misurano l’accelerazione, reagiscono alla velocità. Similmente, i rilevatori ottici a fasci di luce rilevano la distanza, l’assenza o la presenza di un oggetto utilizzando la luce. I sensori di prossimità, posizione e presenza forniscono dati sulla posizione di un oggetto, sono in grado di misurarne lunghezza e larghezza; quelli di pressione e forza misurano forza e peso; quelli magnetici misurano la forza e la direzione di un campo magnetico; infine i sensori di flusso sono in grado di misurare il flusso di liquido o di un gas e possono misurare la presenza di umidità in una stanza.
Quando il sensore non basta
I sensori naturalmente non bastano. Ed è per questo che secondo EY è importante integrare tre elementi per disporre di una visione IoT completa.
1 – Personalizzazione
Dal momento che “conoscono” le caratteristiche specifiche del proprietario di un dispositivo, i sensori possono raccogliere dati aggiuntivi che consentiranno alle aziende del mercato media di trasmettere esperienze personalizzate e pubblicità. Gli annunci possono essere contestualizzati agli interessi specifici di un individuo.
2 – Autenticazione e verifica
Qui entra in gioco la possibilità di dare accesso a contenuti e servizi al titolare del servizio in sottoscrizione, senza però richiedergli un processo di autenticazione.
3 – Indossabili
I dispositivi wearable consentono di sbloccare nuovi dati che da un lato possono aiutare nel lavoro di pulizia dei dati, ad esempio con lavori di deduplica, dall’altro possono incrementare il numero di informazioni che gli uomini del marketing hanno a disposizione sui loro clienti. Non solo.
Grazie all’IoT, è possibile rispondere a domande critiche relative al comportamento dei consumatori, quali:
- Quante esposizioni hanno portato ad una conversione?
- In quale contesto l’annuncio ha più successo?
- Quante volte una persona ha veramente “visto” un annuncio?
- Quante esposizioni corrispondono a individui unici e quanti alla stessa persona su più piattaforme?
Naturalmente, questo processo impone di non trascurare tutte le possibili criticità in termini di sicurezza, compliance, privacy, scalabilità, rispetto delle leggi.
Alla luce di queste premesse, ci sono quattro passaggi indispensabili che consentono di portare l’innovazione dell’IoT verso le aziende del settore media ed entertainment.
In primo luogo creare una cultura di innovazione, creando mappe precise relative al customer journey, così da esser certi di fare assessment su ogni singola fase.In secondo luogo adottare un modello agile e ibrido.
In terzo luogo aumentare l’ecosistema dei partner, anche creando API business che possono essere integrate in ecosistemi diversi.Infine, gestire il rischio e farlo attraverso tutta l’organizzazione aziendale
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