Il 27 novembre 2017, a Milano, EY ha presentato la settima edizione di “The luxury and cosmetics financial factbook”, lo studio annuale globale dedicato al settore dei beni di lusso personali. La ricerca si è focalizzata sull’analisi di 31 società quotate nel luxury (22) e nel cosmetic (9).
A guidare la crescita, in passato, è stato il mercato dell’high-end luxury, con un tasso dell’11,7% nell’arco 2009-2012. Il mercato dei personal luxury goods ha raggiunto nel 2016, a livello globale, i 318 miliardi di euro, e tra il 2016 e il 2020 è prevista una crescita del 3,6% (in particolare, +3,4% per il lusso e +3,9% per il cosmetic premium). Nel 2016, l’Europa occidentale (109 miliardi) e gli USA (131 miliardi) hanno trainato il settore, seguiti, subito dopo, dalla Cina (100 miliardi).
È però il mercato premium ed entry-to-luxury a occupare, oggi, il primissimo posto, con una prospettiva di crescita del 6% nel triennio 2016-2020. A determinare il decollo del mercato premium sono stati diversi fattori, tra cui la crescita della popolazione e della classe media; il rapido aumento del prezzo dei beni di lusso – che porta il brand ad essere associato esclusivamente ad una fascia di individui ultra-ricchi, la tendenza a mescolare stili diversi (mix and match), la diffusione di alcuni fenomeni stilistici di massa, come ad esempio la “sneakerization” che ha portato all’acquisto su larghissima scala di sneaker penalizzando il restante mercato della scarpa e, infine, la spinta da parte dei tradizionali consumatori di lusso a rivolgersi al premium per alcune categorie di prodotti, come accessori e fast fashion (anche se, per adesso, per quanto riguarda il mercato degli accessori – borse, scarpe e altri prodotti di pelletteria – è ancora il segmento del lusso a fare da traino, con una previsione di crescita del 11% contro il 7% del settore premium ed entry-to-luxury, una percentuale, quest’ultima, evidentemente in fase di aumento).
In materia di mercati finanziari, il lusso continua a registrare una performance migliore, con un CAGR di 8,1% nel periodo gennaio 2008 – 30 giugno 2017. Cresce, per le società del settore, la capitalizzazione in borsa.
Lo studio di EY sulle operazioni M&A rivela che nel 2016, per quanto riguarda il settore lusso, la dimensione media dei deal è calata (da 616 milioni di euro nel 2015 a 266 milioni nel 2016), dato che riflette l’interesse degli investitori nei confronti delle PMI. I PE sono sempre più interessati al settore: nel 2016 la categoria di investitori ha rappresentato il 47% delle transazioni (contro il 41% nel 2015); nella prima metà del 2017 il 51%. «L’Italia è la seconda nazione per numero di deal inbound, dimostrando come l’eccellenza del Made in Italy sia tutt’ora riconosciuta a livello mondiale».
Il settore cosmetico ha registrato una forte crescita dei deal (da 40 nel 2015 a 65 nel 2016), con un aumento della dimensione (da 633 milioni nel 2015 a 748 milioni nel 2016): il ruolo degli acquirenti industriali nel settore è predominante e ciò si riflette anche nei dati relativi all’incidenza del PE (20% nel 2016: 28% nella prima metà del 2017)
Secondo Roberto Bonacina (Partner EY TAS Fashion & Luxury), il settore si sta nuovamente rafforzando all’interno di un contesto sempre più complesso, che si evolve con rapidità ed è caratterizzato da «trend diversi per diversi mercati, prodotti, posizionamenti». Il “mix and match” è l’atteggiamento del consumatore sempre più autonomo, consapevole e padrone del proprio stile, e aggiunge: «I settori moda e cosmetica, con dinamiche diverse, sono tornati ad interessare investitori benché le valutazioni si mantengano su livelli elevati. Emergono inoltre l’attenzione e la cautela degli investitori nelle operazioni di acquisizioni e nella valutazione dei “business case” di investimento».
Federico Bonelli (Partner EY TAS Fashion &Luxury), sottolinea l’importanza della rivoluzione dei consumi nell’ambito del settore lusso. La tendenza è quella di mischiare stili diversi, dal formale al casual, mix and match, ed è forte l’interesse della finanza nei confronti dei nuovi brand entry to luxury. «Con un mercato a valore retail di oltre 100 miliardi di euro nel 2016 questo segmento mostra la crescita più interessante (+6% CAGR), anche perché si trova ancora davanti miglia da percorrere in termini di internazionalizzazione, sviluppo del retail (e ottimizzazione del like-for-like) ed esplorazione delle opportunità offerte dal digitale. Grandi sfide, queste, che le aziende del settore dell’entry to luxury si apprestano ad affrontare, spesso accompagnate dalla finanza e strizzando l’occhio a quella classe media emergente e alla generazione dei millenial che sempre più pesano sull’indotto del settore».
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