ANIP è l’Associazione di categoria in ambito confindustriale che rappresenta tutto il mondo facility e le società di servizi che operano sul mondo immobiliare.
La visione di Paolo Valente, responsabile comunicazioni esterne della associazione, abbraccia dunque tutte le competenze dei facility manager e il loro ruolo all’interno delle organizzazioni aziendali.
Nel quadro della nostra indagine sull’impatto della digital transformation su questa figura professionale, abbiamo chiesto a Valente un’opinione su alcune tematiche specifiche, quali energy management, sicurezza, manutenzione predittiva, raccolta e gestione dei dati e data monetization.
L’energy fa storia a sé, cresce il tema del risk management
Per quanto riguarda l’energy management, secondo Valente oggi costituisce di fatto un settore a sé stante nel facility:” È cresciuto al punto da diventare un’area quasi parallela con una sua specificità e un peso proprio. Si tratta inoltre di un ambito che prevede sempre nuove forme di collaborazione con altre figure aziendali”.
Restano invece in capo al facility manager, con responsabilità nuove rispetto al passato, gli aspetti di sicurezza e risk management.
“La sicurezza è da tempo una priorità che arriva purtroppo anche dai fatti di cronaca. Il facility manager con la gestione degli ambienti è chiamato ad assumersi sempre nuove responsabilità anche dal punto di vista del Risk management. Uno dei problemi più grandi oggi attiene al fatto che sicurezza e privacy sono concepite assieme. Sicuramente è possibile efficientare tutti i dispositivi abilitandoli a monitorare qualsiasi operazione e qualsiasi flusso, aumentando di conseguenza il livello di sicurezza, ma dobbiamo affrontare i problemi legati alla privacy”.
Il facility manager deve dunque lavorare sempre di più sui dati e sulle capacità di aggregazione dei dati.
“In termini di Risk management dobbiamo pensare che un edificio ha e avrà sempre di più una estensione digitale e permetterà un monitoraggio completo a 360 gradi. Occorre preparare le strutture e le competenze per questa gestione”.
In particolare, secondo Valente, occorre prepararsi ad avere una visione integrata di tutti i fattori, a pesare il valore dei dati e a comprendere l’importanza di poter agire a livello di comportamenti. Il più grande problema in molte strutture è proprio quello di garantire ambienti sicuri, non è un problema che si risolve solo con le tecnologie e i prodotti, servono competenze e collaborazione.
Ancora poco sfruttata la leva dei dati
A questo si aggiunge un’amara constatazione. Perché se è vero che i dati ci sono e che sia indispensabili saperli usare, è altrettanto vero che siamo in presenza di una leva ancora poco sfruttata.
“Quello che manca è la visione di insieme. Abbiamo tanti dati che ancora non si parlano, molti sono aggregati con estensioni che non sono compatibili, altri sono archiviati. Su tutto pesa un problema di armonizzazione degli standard e di governance dei dati”.
È dunque evidente che le situazioni che possono favorire una nuova e diversa data value sono poche: “mancano attrezzature e competenze, anche se i vantaggi potenziali potrebbero essere molto elevati. Manca il management per gestire in modo integrato l’uso dei dati in tantissime situazioni”.
Più maturo è invece l’approccio alla manutenzione predittiva. ANIP le attribuisce un ruolo fondamentale “perché permette un grandissimo saving e un grande miglioramento nell’efficienza”. Anche in questo caso, tuttavia, ciò che viene già realizzato non rappresenta ancora appieno i reali benefici di questa leva tecnologica.
Photo Credits: L’immagine di apertura è tratta dal video istituzionale di ANIP