Trasformare la minaccia in opportunità. È questo l’obiettivo che FANUC si è data esattamente un anno fa, nel momento in cui la pandemia da COVID-19 ha cominciato a creare non pochi problemi alle imprese del settore manifatturiero.
“Inevitabilmente l’impatto della crisi pandemica si è sentito sul mercato e anche su un’azienda come la nostra. L’emergenza sanitaria e le misure di lockdown imposte per contenere la diffusione del coronavirus nella prima fase della pandemia hanno avuto effetto sulle imprese del comparto – spiega Marco Ghirardello, vice president di FANUC Europe e general manager di FANUC Italia – anche se nei mesi successivi molte hanno ripreso gli investimenti, proprio per recuperare la produttività perduta”.
Un ritorno agli investimenti confortante, visto che secondo i più recenti dati UCIMU nel corso di quest’anno la domanda di macchine utensili dovrebbe crescere del 15% a livello globale, mentre in Italia si parla di indicatori ancor più positivi, con una previsione di un incremento nell’ordine del 38 per cento.
Dalle videoconferenze all’assistenza remota: dall’emergenza alla normalità
Tornando però a dodici mesi fa, Marco Ghirardello ricorda il senso di “urgenza”, con il quale ha portato l’azienda a reagire e a rispondere a nuovi bisogni in un modo diverso.
“Nel giro di pochissimo tempo abbiamo attivato un servizio di videoconferenza, che servisse sia per le comunicazioni interne, sia per mantenere il contatto con i nostri clienti, per le comunicazioni commerciali, che per l’assistenza tecnica”. Un servizio attivato in emergenza, ma tuttora operativo “anche perché abbiamo constatato che i vantaggi in termini di efficienza sono stati molto rilevanti per noi”.
Ed è sempre in quella fase che FANUC lancia il servizio FANUC Assisted Reality, “un servizio di realtà aumentata, utile per guidare i clienti nelle procedure più difficili, o per la diagnostica remota. Grazie a questo servizio sono stati effettuati anche avviamenti di macchinari da remoto, o interventi di assistenza accurati, che hanno consentito ai nostri clienti la ripartenza in produzione, anche senza un vero proprio intervento in loco”.
FANUC Assisted Reality è di fatto una soluzione progettata per il troubleshooting, l’ispezione e la manutenzione, che fornisce ai team accesso immediato a contenuti in forma di realtà aumentata e a competenze remote, con la possibilità di condividere video, audio e immagini.
Analogamente, FANUC ha portato in digitale tutti i propri corsi e la propria Academy, lasciando anche oggi ai propri clienti la possibilità di seguirli sia in presenza presso la propria sede, sia on line, in base alle proprie esigenze.
“L’aspetto più importante è che abbiamo implementato tutte queste iniziative non solo perché servissero nel momento dell’emergenza, ma in modo che diventassero anche strutturali e complementari alle attività tradizionali. Un’esperienza difficile quale quella che tutti abbiamo vissuto è stata lo sprone per imparare, per rinnovare, per aiutare anche i nostri clienti con servizi nuovi”.
Per FANUC anche tutto il tema dello smart working ha registrato un’importante accelerazione lo scorso anno.
“In realtà per noi lo smart working era un progetto fissato per il 2021, ma l’emergenza ci ha portati ad anticiparlo. Abbiamo sviluppato uno studio per capire quali funzioni in azienda potessero lavorare in smart working e abbiamo costruito un modello che garantisse il giusto equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
Da questo lavoro di analisi siamo arrivati a determinare un indice in base al quale le persone, in base alle funzioni e al momento, possono lavorare da casa fino a tre giorni alla settimana. In realtà, la cosa più importante non è il numero dei giorni, ma il cambiamento che abbiamo portato nella metodologia di lavoro”.
“In FANUC – spiega Ghirardello – si è iniziato a lavorare per obiettivi, garantendo maggiore autonomia e responsabilità al personale”.
Oltre l’emergenza, la sfida è la competitività
C’è un punto sui Ghirardello sposta però l’attenzione.
Al di là delle singole iniziative che le aziende hanno messo in campo per rispondere all’emergenza, il vero tema sul quale sono state chiamate a confrontarsi è quello della competitività.
“In un momento qual è quello che stiamo vivendo, competitività può voler dire anche sopravvivenza. E su questo tema FANUC tiene sempre alta l’attenzione”.
Ben prima che la pandemia si manifestasse, nel corso del suo annuale Technovation Forum FANUC aveva portato all’attenzione dei propri clienti l’importanza di tematica quali la robotica integrata, i sistemi di intelligenza artificiale, le piattaforme digitali per la gestione della fabbrica.
“E non è certo un caso che le aziende che hanno risposto meglio alle difficoltà indotte dal contesto sono state proprio quelle che avevano già affrontato questi percorsi di trasformazione”.
L’emergenza ha portato anche quelle aziende che inizialmente non avevano avuto coraggio ad accelerare.
Questo significa una crescita davvero significativa nella domanda di piattaforme digitali per la gestione della fabbrica.
“Le aziende hanno capito cosa significa effettivamente quell’Industry 4.0 di cui si è parlato tante volte anche in modo un po’ troppo teorico; hanno capito cosa significa trasformare il dato in una informazione che aiuta ad essere più competitivo sia al loro interno, sia sul mercato”.
È un’accelerazione che Ghirardello osserva in tutte le imprese del manifatturiero, anche in chi aveva visto nel 4.0 solo come “una buona scusa per pagare meno tasse”, o come un investimento di breve termine.
“Oggi tutti stanno cercando di recuperare il tempo perduto, anche se lo sappiamo benissimo che non è facile. Ma forse questo è l’eredità positiva del periodo difficile che abbiamo attraversato: la consapevolezza di dover fare dei passi avanti”.
Obiettivo Sostenibilità per FANUC
Non c’è solo la competitività nei mantra di FANUC.
Fondamentale è anche il tema della sostenibilità, che Ghirardello definisce come uno dei “pilastri che ci accompagna da diversi anni”.
L’attenzione alla sostenibilità ha guidato la realizzazione della sede di Lainate, inaugurata nel 2019, per la quale l’azienda ha conseguito la certificazione Gold nella LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), il sistema di classificazione degli edifici verdi.
La sede ospita al proprio interno un FANUC Experience Center, con un Demonstration Center, un Training Center, un Technical Center, che “abbiamo pensato non solo per i nostri clienti, ma anche per le scuole. Quando si parla di sviluppo sostenibile si intende qualcosa che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelle delle generazioni future. Ma per noi non basta. Vogliamo anche dare un contributo alla loro crescita. Aprendo la nostra struttura alle scuole vogliamo far capire come applicare ciò che imparano, prepararli al futuro, aiutarli a crescere in armonia il loro futuro”.
Le iniziative fin qui descritte sono specifiche per FANUC Italia. Ma il tema della sostenibilità è importante anche per la corporation, per la quale la gestione efficiente ed ecosostenibile dei processi produttivi parte da minori costi di produzione, dalla maggiore competitività e maggiore attrazione degli investimenti per poi arrivare alla penetrazione e resistenza delle aziende nel mercato.
Il lifetime nel ciclo di vita dei prodotti FANUC
“Il nostro contributo è nella fase iniziale, quella più difficile. Per esempio, i minori costi e la sostenibilità sono garantiti dai nostri prodotti, studiati per avere di cicli di vita che noi stessi definiamo lifetime, praticamente infiniti”.
Marco Ghirardello parla di prodotti progettati per essere “eterni”: “Abbiamo ancora installati macchinari di 25 anni fa, perché per policy FANUC continua a mantenere le parti di ricambio fino a quando l’ultimo prodotto è ancora installato”.
A supporto dei cicli di vita lunghi dei propri prodotti, FANUC ha anche introdotto soluzioni di manutenzione predittiva che permettano, prima che il robot si rompa, di manutenerlo e mantenerlo in vita per il tempo più lungo possibile, fino a quando non diventa obsoleto da un punto di vista tecnologico.
“Quando si parla di competitività, per noi significa non solo fornire prodotti, ma sviluppare soluzioni focalizzate ad attività di produzione e sviluppo a valore aggiunto. Parliamo di piattaforme digitali, come quella che abbiamo sviluppato che si chiama Field, una piattaforma IoT che consente di trasformare il dato in informazione, oppure gli stessi robot collaborativi”.
Su questo punto Ghirardello è fermo: il robot collaborativo nasce a supporto dell’operatore, per consentirgli di concentrarsi sui lavori più importanti, mentre il robot lo supporta nei lavori più ripetitivi.
“Spesso si pensa al robot come a qualcosa che ruba il lavoro, anche se in realtà sappiamo benissimo che robot e automazione in generale supportano la competitività delle aziende. Con i robot collaborativi, il focus principale è l’operatore, che deve lavorare meglio, deve usare al meglio la sua intelligenza, mentre il robot gli dà una mano per le attività più ripetitive”.
Non è dunque un caso che robot collaborativi e piattaforme siano le due aree sulle quali la società intende concentrare i propri investimenti nel prossimo futuro.
Robotica e automazione si fanno strada nel food, nel pharma e nella logistica
Per quanto riguarda i settori indirizzati, per Marco Ghirardello la robotica entra anche in quei settori che meno si immaginano: oggi c’è una maggiore penetrazione in quelli che ne hanno più necessità, quindi il farmaceutico e l’alimentare, nello specifico il primary food, vale a dire nella manipolazione del cibo, prima del confezionamento.
“È una crescita spinta dagli eventi degli ultimi mesi: sono i due settori che non hanno avuto cali nella domanda, ma che nei sei mesi hanno anche registrato una crescita”.
Interessante è anche il settore della logistica, nel quale già si stava facendo molto negli ultimi anni: “Oggi i grandi player e le grandi catene di corrieri hanno capito che è importante automatizzare il più possibile la parte di manipolazione del pacco, per essere certi, qualora in futuro dovesse ripresentarsi una situazione simile a quella che c’è stata, di essere in grado di continuare a fornire servizi”.
Far crescere le competenze aiutando le scuole
C’è un ultimo aspetto sul quale Ghirardello pone l’accento: le competenze.
“Siamo disperati”, ironizza, ma non troppo.
“Abbiamo bisogno di attirare i giovani verso il settore dell’automazione. Ed è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di aprire l’Academy gratuitamente alle scuole e alle università. Siamo consapevoli che gli Istituti Tecnici e le università non sempre hanno laboratori adeguati, per evidenti motivi economici e non sempre si può chiedere ai docenti di sapere tutto sull’automazione. La nostra Academy dà formazione alle scuole e ai docenti. Il nostro obiettivo è attirare i giovani verso questo settore, facendo capire loro che è un settore affascinante, con una Ricerca & Sviluppo continui. Noi e in generale il nostro settore e i nostri clienti abbiamo bisogno di risorse nuove. Ci servono competenze di base in elettronica, elettrotecnica, meccatronica, poi molta formazione viene fatta sul campo. Non servono solo super laureati, super tecnici, super ingegneri. Servono anche ragazzi con un diploma di scuola media superiore, ma con la passione per l’elettronica, la meccatronica e il software”.