Un inatteso effetto positivo dell’emergenza Covid-19 potrebbe essere quello della trasformazione della Pubblica Amministrazione italiana in una direzione più digitale, efficiente e moderna, con maggiori servizi pubblici online e più innovazione anche grazie alla diffusione dello smart working. Questa la principale indicazione che arriva dalla ricerca “La PA oltre il Covid” realizzata da FPA, società del gruppo Digital360, presentata oggi in apertura di “FORUM PA 2020 Restart Italia”, l’evento digitale dedicato alla pubblica amministrazione in programma per cinque giorni. In particolare, la ricerca è stata realizzata attraverso un’indagine demoscopica condotta in collaborazione con l’Istituto Piepoli su un campione di 1000 persone rappresentativo della popolazione italiana e una seconda indagine su oltre 2000 persone che compongono il PanelPA della community di FPA, così da mettere a confronto le opinioni di utenti e dipendenti pubblici sulle reali possibilità di trasformazione della Pubblica Amministrazione in questa fase di emergenza.
L’aspetto significativo è che sia i cittadini che i dipendenti pubblici sembrano essere ottimisti relativamente a questa svolta digitale della PA: il 57% degli intervistati ritiene un fatto positivo che la PA sia diventata “più digitale” nel periodo dell’emergenza Covid19, con la possibilità di accedere ai servizi in maniera più facile e veloce, mentre il 21% lo evidenzia come fatto negativo (non ha competenze o strumenti per usare questi servizi), il 6% ininfluente; solo il 9% non vede una PA più digitale. Secondo la maggioranza degli italiani, il 53%, lo smart working è un’opportunità per un’amministrazione più efficiente e moderna, quota ben superiore al 29% che lo considera un rischio per l’assenteismo e comportamenti opportunistici (il 13% lo ritiene ininfluente). Nell’ottica di gestire al meglio le risorse europee in arrivo, secondo i cittadini servono soprattutto nuove assunzioni e profili professionali, per il 35%, e formazione del personale interno, per il 30%, poi anche una radicale semplificazione normativa e una maggiore partnership pubblico-privato. Non a caso, secondo gli intervistati i profili di cui ha più bisogno in questo momento la PA sono quelli di esperti di gestione dei fondi europei (40%), di gestione dei progetti (29%) e di trasformazione digitale (28%).
Sulla stessa lunghezza d’onda appaiono le opinioni dei dipendenti pubblici, secondo cui le azioni più urgenti per rendere l’amministrazione adeguata a gestire questa ingente mole di risorse sono nuove assunzioni (per il 36,1% degli intervistati) e una radicale semplificazione normativa (31,9%), poi formazione del personale interno (18,3%). Relativamente allo smart Working, l’opinione del 55,1% dei lavoratori è che possa portare un cambiamento positivo nella PA, una percentuale comunque inferiore rispetto a un’analoga ricerca effettuata a giugno. Con il lavoro a distanza si avverte maggiormente la necessità di una condivisione costante ed efficace di obiettivi e strategie, ma per la maggioranza non è migliorata la comunicazione interna ma ci sono segnali di cambiamento (40,6%) o non c’è miglioramento ed appare insufficiente (il 36,1%).
Secondo i dipendenti pubblici le maggiori opportunità di cambiamento vengono dalla standardizzazione della modulistica per istanze, dichiarazioni e segnalazioni (per la quasi totalità, pari al 94,8% degli intervistati), la valorizzazione e interoperabilità dati pubblici (90.8%), il rafforzamento degli strumenti di cittadinanza digitale (86,9%), la semplificazione del procedimento amministrativo (84,8%). “Nonostante le polemiche alimentate da chi mette in evidenza solo i ritardi, c’è un paese che sta reagendo e vede gran parte dei dipendenti pubblici in prima fila per la ripartenza – commenta Gianni Dominici, direttore generale di FPA -. Nell’emergenza, le pubbliche amministrazioni hanno dovuto reagire velocemente per garantire continuità dei servizi e rispondere alle necessità della pandemia, che ha però rappresentato anche un elemento di accelerazione della trasformazione tecnologica e organizzativa. Ora la PA è chiamata a diventare uno dei pilastri della ripartenza, anche grazie all’uso di ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa con gli strumenti di finanziamento del Recovery Fund”.
“Durante l’emergenza è emersa ancor più chiaramente a tutti l’importanza del digitale per garantire i servizi pubblici ai cittadini, ma la digitalizzazione della PA rappresenta molto di più: un elemento di efficienza per il settore e di rilancio dell’intero paese – dice Andrea Rangone, Presidente di Digital360 -. La ricerca evidenzia una nuova importante crescita di consapevolezza tra gli italiani, che chiedono una PA più digitale, e tra gli stessi dipendenti pubblici, che sostengono l’innovazione dell’amministrazione. Un segnale positivo, perché la trasformazione digitale della PA, insieme a quelle delle imprese, è cruciale per la ripartenza”.