Il geofencing è una tecnologia che crea un perimetro virtuale (chiamato, appunto, geo-fence) attorno a ogni dispositivo mobile e consente di aggiungere un livello di sicurezza molto importante.
A frenare l’uso di questa opportunità tecnologica nelle aziende è la Privacy. Gli esperti aiutano a fare chiarezza, in quanto includere in una strategia MDM il geofencing può contribuire a rafforzare la sicurezza e quindi a migliorare la business continuity aziendale.
Come funziona il geofencing
Come funziona il geofencing? A cosa serve? In generale, il geofencing consente alle app mobile di tracciare i movimenti degli utenti registrati (Android e iOS) all’interno di una area geografica circolare, definita da due punti. In più funziona sia in-door che out-door.
In sintesi il principio triangola una serie di tecnologie che equipaggiano nativamente i dispositivi mobile: GPS, Bluetooth e Wi-Fi. Per inciso, il Wi-Fi è la soluzione meno invasiva: i rilevatori hanno circa 30 metri di raggio e l’installazione è light anche dal punto di vista software perché vive in cloud.
La tecnologia è matura e prezzi dei componenti oggi hanno un prezzo ragionevole. Il servizio di geofencing non localizza un unico punto geografico quanto, piuttosto, una bolla ideale attorno al dispositivo. Il geofencing, inoltre, funziona in maniera dinamica: il vantaggio di questa tecnologia è che il perimetro virtuale è attivo anche quando il dispositivo è in movimento, consentendo di far conoscere in un determinato momento qual è la posizione attuale di un utente e, allo stesso tempo, la sua vicinanza a determinati punti di contatto (touch point) predefiniti. Con una premessa fondamentale: la persone identificata deve aver accettato in precedenza di entrare a far parte del servizio di geofencing. Se nell’arco di questo perimetro subentra un punto di contatto previsto dal provider come, ad esempio, l’entrata o l’uscita di un determinato dispositivo in un negozio, in un museo, in una stazione di servizio, è possibile innescare una comunicazione programmata. Quest’azione è strategica lato front end e lato back end: da un lato fa partire una segnalazione via mail o tramite SMS all’utente del dispositivo, dall’altra fa partire una segnalazione all’operatore che, avendo attivato il perimetro, può effettuare un monitoraggio e una mappatura che gli offrono metriche di dettaglio importanti per erogare migliori servizi. Dal punto di vista tecnologico, nel caso l’area che si desideri monitorare sia molto complessa, è necessario richiedere l’assistenza di professionisti dei servizi di geofencing. Le applicazioni del geofencing, infatti, possono essere diverse e di diverso ordine come, ad esempio, la sorveglianza di veicoli, animali, bambini, o anche di marketing, tramite invio di un messaggio pubblicitario a un utente che entra o esce da un negozio o da un supermercato (i beacon in questo momento sono la tecnologia più trendy).
Come il geofencing aiuta a poteziare la sicurezza mobile
Sono diversi i motivi per cui aziende stanno aggiungendo geofencing ai loro prodotti di gestione dei dispositivi mobili per migliorare la sicurezza e proteggere i dati in mobilità. Le applicazioni sui dispositivi geolocalizzati possono attivare servizi di geofencing. Già oggi esistono diverse applicazioni che fanno uso di geofencing per avvisare gli utenti quando sono vicini a un punto di interesse o inviare loro annunci basati sulla localizzazione.
Il geofencing può anche essere utilizzato come parte di una strategia di prevenzione della perdita di dati. Gli amministratori, ad esempio, possono ricevere una segnalazione nel caso un dispositivo che sia di proprietà della società, stia lasciando l’edificio. Oltre allo spostamento nello spazio, è possibile definire ulteriori livelli di controllo, nel caso il dispositivo in questione contenga dati sensibili: un paio di esempi per tutti quello di un tablet che contiene i dati di inventario di magazzino oppure quello con le cartelle cliniche dei pazienti. Insomma in una strategia di BYOD management anche il geofencing può contribuire a fare la differenza. In generale il geofencing è una soluzione di corredo alla gestione degli accessi.
Il lato oscuro? Che su alcuni dispositivi, la chiave di accesso può essere falsificata; questo significa che, pur essendo molto affidabile come strategia di sicurezza aziendale, il geofencing non può fare affidamento esclusivamente sui dati di posizionamento GPS (anche perché all’interno di certi edifici o di certi spazi il sistema satellitare non funziona), ma deve utilizzare anche tecnologie Wi-Fi e Bluetooth, le cui caratteristiche ne fanno soluzioni che non possono essere contraffatte e, in più, che non assorbono energia alla batteria del dispositivo come invece avviene con l’attivazione del GPS.
Come risolvere la questione della Privacy
Rispetto alla Privacy, naturalmente, esistono diversi problemi legati alla localizzazione delle persone, con atteggiamenti diversi da Paese a Paese. Gli europei sul tema sono più protetti e informati, rispetto al resto del mondo. I consumatori asiatici sono pronti per un utilizzo di massa. Negli Stati Uniti, i giovani sembrano meno preoccupati della privacy rispetto ai loro genitori. Per sua stessa natura, i dati di posizione sono difficili da rendere anonimi. Le aziende possono avere tutti i requisiti legali per usare un’applicazione di sicurezza basata su tecnologia geofencing sui dispositivi mobili aziendali, ma gli utenti potrebbero non essere altrettanto entusiasti.
Per utilizzare il geofencing, ci vuole infatti il consenso informato da parte dei dipendenti, con la possibilità di disattivare il tracciamento GPS al di fuori dei luoghi di lavoro.
Quello che bisogna sapere è che i sistemi di geofencing, come tutti i sistemi di Real Time Location System (RTLS) non raccolgono informazioni sensibili legate all’identificazione della singola persona: i dati gestiti riguardano l’identificazione dell’IP del telefonino e il relativo posizionamento in uno spazio (e, nel caso, quante volte transita in un determinato spazio), il tutto a impatto zero rispetto alla qualità della mobile experience dell’utente.
Certo è che la piattaforma di gestione si arricchisce se al sistema legato ai servizi di localizzazione viene associato il database che contiene i dati delle persone che sottoscrivono, ad esempio, una carta fedeltà o, in quanto dipendenti aziendali che sottoscrivono una liberatoria per cui sono dunque consapevoli del fatto che la loro storia sarà gestita dai responsabili della Security aziendale.
Gli analisti stanno monitorando il fenomeno. IDC, ad esempio, prevede che l’ecosistema delle soluzioni di localizzazione nei prossimi mesi diventerà più competitivo, con un maggior numero di soluzioni complete. Già oggi i fornitori stanno introducendo funzionalità più specifiche per determinati mercati verticali (tra cui le API), andando a posizionare le offerte in base proprio ai segmenti verticali, alle dimensioni dell’azienda e/o al supporto dell’infrastruttura multi-vendor.
Sebbene le soluzioni LBS (Location Based Service) attualmente disponibili siano per la stragrande maggioranza rivolte ai settori del commercio al dettaglio e delle grandi strutture pubbliche, infatti, nel prossimo futuro ne sono previste altre pensate per la sanità, l’istruzione e i servizi bancari e il retail.
Zeegbee, tag rfid ed NFC, beacon e altri sistemi di rilevamento stanno iniziando a diffondersi, spostandosi dalla logistica al marketing, ai servizi di supporto alle smart city. Già oggi sono disponibili piattaforme che rilevano smartphone e tablet con il Wi-Fi, consentendo il conteggio discreto di persone senza compromettere la privacy degli individui. I servizi di localizzazione includono il monitoraggio del traffico pedonale con un rilevamento 7/24 in un ambiente privato o pubblico, all’interno o all’esterno di un’area.
Il trend del geofencing è comunque un dato di fatto, al punto che è parte integrante dei software di gestione dei dispositivi mobili, in quanto aiuta a migliorare la sicurezza BYOD. Per non farlo sembrare un servizio invasivo, è necessario informare bene gli utenti delle motivazioni e delle finalità, raggiungendo il massimo consenso da parte di chi accetta di condividere i propri dati in cambio di migliori servizi. Il percorso dell’innovazione digitale, infatti, deve essere sempre un progetto win-win.