Prima il dovere e poi il piacere, recita l’adagio che ciascuno di noi ha sentito centinaia di volte specialmente ai tempi della scuola. Ebbene, si tratta di un modo di dire che le nuove generazioni potrebbero non dover sentire mai, grazie alle Mobile App che riescono a coniugare educazione e intrattenimento e che si stanno facendo rapidamente largo tra i giovani (e non solo) di tutto il mondo.
Il tema è quello della cosiddetta gamification, ovvero quel meccanismo di ricompense e gratificazioni tipiche dei videogiochi che premiano gli utenti man mano che vanno avanti nella propria avventura videoludica. Un meccanismo che si sta rivelando estremamente efficace anche rispetto ai processi di apprendimento, specialmente per quanto riguarda lo studio delle lingue straniere.
Quanto tempo ci vuole, per esempio, per maturare attraverso una Mobile App lo stesso livello di conoscenza dello spagnolo che si raggiunge durante un corso standard di sei mesi al college? Solo 34 ore. Lo ha rivelato uno studio commissionato a docenti di lingue straniere universitari da Duolingo, una delle software house che, attraverso l’omonima applicazione sviluppata per iOs e Android, sta proponendo agli aspiranti poliglotti un nuovo modo di apprendere vocabolario e regole grammaticali.
Come Duolingo (nominata da Apple applicazione dell’anno nel 2013, finanziata con 45 milioni di dollari da Google e con all’attivo 100 milioni di utenti in tutto il mondo) anche la tedesca Babbel e l’inglese Memrise sfruttano la logica dell’edutainment. Se Duolingo, con l’opzione Duolingo for Schools, è riuscita a convincere i governi del Guatemala e del Costa Rica ad adottare la soluzione in alcune scuole pubbliche, Memrise è stata introdotta in un istituto britannico, la Broxbourne School, che sta sperimentando lo stesso inedito sistema di apprendimento: da una parte i ragazzini usano l’app in maniera autonoma, ciascuno al proprio banco, dall’altra l’insegnante monitora i progressi degli studenti attraverso una dashboard che consente anche di organizzare gruppi e attività ad hoc sulla base delle abilità sviluppate e conoscenze acquisite. Nel secondo caso si tratta di un’iniziativa spontanea e non direttamente promossa dai dirigenti scolastici o dal dipartimento dell’istruzione.
Ma cosa sta determinando il successo di questi software? Perché sono così efficaci e riescono a superare le reciproche diffidenze nutrite da molti insegnanti nei confronti dell’educazione mediata attraverso un display e da altrettanti allievi rispetto ai videogiochi educativi? Personalizzazione, misurazione delle performance e gratificazione sembrerebbero essere gli elementi alla base della diffusione di app come Duolingo e Memrise.
Il giusto mix di grafica videoludica con la capacità dell’intelligenza artificiale di restituire feedback tarati anche sulla corretta pronuncia accompagna l’esperienza di uno studente in maniera completamente diversa rispetto a quella dei compagni. La sfida si autoalimenta poi con la stessa logica dei livelli che contraddistingue i videogiochi: si può avanzare verso nuovi contenuti solo nel momento in cui supera lo stage precedente, supportato da animazioni, punti premio e altre forme di incoraggiamento che pur iniettando le stesse dosi di adrenalina che provoca un compito in classe probabilmente non generano la stessa angoscia.
In risposta a queste sollecitazioni, il mercato ha già cominciato un processo di trasformazione: la società di ricerca Ambient Insight stima che se le vendite dei tradizionali strumenti per lo studio delle lingue straniere caleranno entro il 2018, a livello globale, del 2,1% a 56,3 miliardi di dollari, il fatturato dei nuovi sistemi di edutainment tarati per il Mobile crescerà del 73% raggiungendo i 14,5 miliardi di dollari nel 2019. Ora agli specialisti dei corsi online e su supporti ottici non resta che scegliere a quali dei due trend aderire.