Quello dell’healthcare, si sa, è uno dei mercati più promettenti per chi è impegnato nello sviluppo di soluzioni analitiche e piattaforme Internet of things. Le opportunità che possono scaturire dall’incrocio della capacità di elaborare dati personali e serie statistiche con i dispositivi mobile e wearable per il monitoraggio e il mantenimento del benessere degli individui – prima ancora che diventino pazienti – sono per l’industria e per le pubbliche amministrazioni sinonimo di maggiore efficacia a fronte di costi operativi sensibilmente minori. Si tende però, paradossalmente, a sottovalutare l’elemento forse più importante dell’intero meccanismo: il consumatore, con le sue reali esigenze, i suoi tempi d’adozione, il rapporto con l’attuale offerta sanitaria e le nuove tecnologie. Lo sforzo di SAP, che con la sua Connected Health platform sta cercando un posizionamento solido all’interno di un mercato allo stato embrionale, è per l’appunto indirizzato a mettere il paziente al centro di un ecosistema che avrà sempre meno confini. Sono tre le direttrici su cui si sta muovendo il colosso tedesco della Business Intelligence: medicina personalizzata, telemedicina e ricerca, con l’intenzione di accelerare i cicli di sviluppo anche nel settore farmaceutico.
«L’Unione europea ha stimato che il monitoraggio a casa dei malati di cuore potrebbe migliorare i tassi di sopravvivenza del 15% e ridurre il numero dei ricoveri in ospedale del 26%, portando a un risparmio del 10% dei costi sanitari», spiega Carla Masperi, Chief Operating Officer di SAP Italia. Ma è proprio nella Penisola, dove la spesa per la salute rappresenta una delle voci più pesanti dell’erario, che si registrano i minori investimenti in questo genere di soluzioni. Secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, la spesa ICT nazionale corrisponde a 22 euro per abitante (contro i 36 euro della Germania, i 40 euro della Francia, i 60 euro della Gran Bretagna e i 70 euro della Danimarca) e naturalmente non è ancora destinata a piattaforme di nuove generazione, in grado di gestire le informazioni (strutturate e non) dei pazienti in tempo reale integrando i diversi silos che le ospitano. Eppure non si tratta di anticipare il futuro della Smart Health, bensì di cominciare ad affrontare il presente: il solo comparto sanitario oggi genera infatti circa il 30% dei dati mondiali e la loro crescita continuerà a essere esponenziale con la diffusione di massa della pratica della mappatura genetica, indispensabile per dare vita a una vera medicina personalizzata. «Nella migliore delle ipotesi i farmaci risultano efficaci su un paziente su quattro, nella peggiore hanno effetto solo su un paziente su 24», dice Massimo Delledonne, Professore Ordinario di Genetica e Direttore Scientifico di Personal Genomics, spin off dell’Università degli Studi di Verona. «Se non associamo le cartelle cliniche dei pazienti ai loro dati genetici non avremo elementi a sufficienza per arrivare a conclusioni solide sulle terapie da approntare. Per questo in UK è partito un progetto per sequenziare il DNA di 100 mila cittadini, mentre negli Stati Uniti si parla di circa un milione di americani coinvolti e la Cina ha addirittura stanziato sette miliardi di dollari per estendere il processo a milioni di individui».
SAP for healthcare
E secondo Martin Kopp, General Manager Healthcare Providers SAP, è a queste persone che bisogna cominciare a offrire servizi sanitari adeguati al nuovo patrimonio informativo che si sta generando. «Chi nell’ecosistema ha interesse a essere sano? Il paziente. Chi possiede i dati? Sempre il paziente. Ecco perché è necessario costruire, attraverso le applicazioni IoT Big Data e Analytics, una catena del valore intorno a quello che oggi, spesso è considerato dal settore un elemento passivo. Ma venendo sempre più coinvolto grazie alla tecnologia, il paziente sarà presto in grado di selezionare servizi e piattaforme, innescando nuove logiche competitive». Il primo competitor delle strutture sanitarie? La casa, dove Kopp immagina vere e proprie virtualized care venue, grazie alle quali i pazienti possono essere monitorati e curati a distanza, nel pieno comfort delle proprie abitazioni e a costi sensibilmente inferiori. «SAP Connected Health platform si muove in questa direzione, accrescendo un network di partner che comprende sviluppatori, enti di ricerca e organizzazioni sanitarie», aggiunge Kopp. L’alleanza con CancerLinQ, l’ambiente di condivisione di Asco (American society of clinical oncology), ha per esempio sbloccato e analizzato milioni di record relativi a oltre 500 mila pazienti, ora a disposizione dei medici collegati al sistema che possono utilizzarli per offrire terapie più mirate. Il National Center for Tumor deseases (NCT) di Heidelberg è riuscito a trasformare i referti presenti nei database della struttura in formato PDF in informazioni strutturata, che il sistema traduce non solo sulla base del contenuto dei documenti, ma anche del metodo con cui dottori e ricercatori scrivono e interpretano le diagnosi. Tra i progetti attivi nel network di SAP ci sono anche la californiana Castlight Health e Dharma Platform, con sede a Washington, mentre sul fronte farmaceutico il gruppo sta lavorando con Roche per il perfezionamento dell’applicazione di autodiagnostica Accu -Chek View. Ma come detto si tratta di un ecosistema che si espande a 360 gradi. «Stiamo portando avanti le relazioni anche con Apple e Samsung per integrare il mondo dei wearable e dei mobile device», conclude Kopp.