Si chiama POM, acronimo di People on the Move. È un’app per tablet sviluppata da IBM. Ma è anche un’iniziativa pro bono della Fondazione IBM Italia, che ha deciso di mettere a disposizione il proprio cloud pubblico, l’expertise degli sviluppatori dello Smart Solution Lab di Roma e la tecnologia di cognitive computing che fa perno sulla piattaforma Watson per creare una soluzione che permettesse agli operatori sanitari di Medici Senza Frontiere di acquisire i dati medici dei migranti in ingresso in Europa nel momento in cui vengono identificati per la prima volta. «Mentre prima il personale medico di MSF raccoglieva dati su carta, ora ha un unico punto di raccolta online – ha precisato il responsabile medico dell’ONG, Vittoria Gherardi -. Si tratta di un’app molto intuitiva e di facile utilizzo, tanto che i nostri operatori ci hanno messo un paio d’ore per imparare a usarla. Inoltre, la possibilità di lavorare sia on che offline fa sì che POM sia utilizzabile anche nelle condizioni più estreme, come nei campi profughi, sulle cliniche mobili o sulle nostre navi operative nel cuore del Mediterraneo, dove la connessione Internet non c’è».
Web e mobile
POM si compone di due anime: è, infatti, una mobile application ma è anche una web application. I dati acquisiti in forma anonima sul campo sono
associati a un numero identificativo (ID) e trasformati in un file CSV facilmente consultabile dalle più comuni applicazioni di produttività. Tutti i record, poi, confluiscono in un database ospitato presso il SoftLayer Data Centre IBM di Settimo Milanese (MI).
«Stiamo già utilizzando quest’app da qualche settimana – ha spiegato Gabriele Eminente, Direttore Generale di MSF – nell’ambito di tre progetti che riguardano la cura dei migranti. In Serbia, sulle cliniche mobili che abbiamo a Belgrado e nella zona Nord del Paese, ai confini dell’Ungheria, dove nell’estate del 2015 è stata eretta dal governo magiaro una recinzione anti-migranti. Ancora, a Ragusa, in Sicilia, nell’ambito di un progetto di screening della salute mentale dei soggetti ospitati nei centri di accoglienza straordinaria, i cosiddetti CAS. Infine, sulla Bourbon Argos, una delle tre navi con cui MSF svolge attività di ricerca e soccorso in mare nel Mediterraneo».
Il valore del cognitive computing di Watson
«L’app lavora con i dati strutturati, tenendo traccia delle persone in ingresso, della loro provenienza e delle eventuali patologie. In futuro, però, è facile pensare alla sua estensione verso i Big Data, con il supporto alla gestione di dati destrutturati come immagini o suoni», ha commentato Enrico Cereda, Amministratore Delegato di IBM Italia.
L’app gira sul runtime PaaS (Platform as a Service – ndr) IBM Bluemix – ha illustrato Giorgia Iarussi, Smart Solution Lab Manager di IBM – e si caratterizza per la separazione dei due database, quello del personale medico di MSF e quello dell’app vera e propria. In POM sono stati introdotti dei sistemi di controllo incrociato che hanno permesso di ridurre sensibilmente gli errori di immissioni. L’app serve, poi, a livello di advocacy per avere dati precisi su problemi, patologie o eventi traumatici sperimentati dalle persone nel paese d’origine o durante il tragitto».
L’uso di People on the Move permetterà ai medici e agli specialisti di epidemiologia di comprendere eventuali patologie o situazioni pericolose per la salute collettiva in modo più veloce. I dati potranno, poi, essere rielaborati utilizzando le capacità predittive del cognitive computing di Watson Analytics, consentendo alle squadre sul territorio l’accesso a informazioni nuove e obiettive sullo stato di salute dei singoli migranti e della collettività.