IBM Studios, dall’AI all’IoT la nuova casa di IBM prende forma

Aprirà da fine aprile IBM Studios, il nuovo spazio voluto da IBM nel cuore di Milano. Una bottega dell’innovazione, nella quale troveranno casa oltre 2000 esperti per guidare la trasformazione delle imprese verso cloud e Intelligenza Artificiale

Pubblicato il 19 Feb 2019

IBM Studios Milano

L’annuncio era stato dato nel corso del mese di agosto dello scorso anno: per IBM è in arrivo una nuova casa in pieno centro a Milano, nel cuore di quel quartiere Porta Nuova che da qualche anno sembra essere diventato il polo di attrazione per le aziende del comparto Tech.
La società aveva in quel momento siglato infatti un contratto di locazione della durata di nove anni con Coima Res, noto player del real estate, per il Pavilion, nel frattempo acquisito da UniCredit per 45 milioni di euro.
Poco, in quella fase, era stato rivelato in merito al progetto che avrebbe interessato l’immobile: il Pavilion sarebbe stato destinato a diventare una sorta di vetrina permanente delle soluzioni e delle leve tecnologiche sulle quali IBM sta da tempo puntando per stimolare la crescita del sistema Paese.

A distanza di sei mesi da quel primo annuncio, IBM è oggi pronta a svelare il proprio progetto e soprattutto a contestualizzarne finalità e obiettivi.

In piazza Gae Aulenti a Milano nasce IBM Studios

Enrico Cereda, IBM Studios
Enrico Cereda, IBM Studios

Lo spazio di Piazza Gae Aulenti si chiamerà IBM Studios e sarà “un luogo fisico dove far sperimentare e toccare con mano cosa l’innovazione”, come spiegano Enrico Cereda, Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia, Maurizio Decollanz, Chief Communications Officer, e Luca Altieri, Chief Marketing Director della società, tutti e tre presenti all’incontro di presentazione del progetto.

“Uno spazio aperto”, sottolinea più volte Enrico Cereda, che evoca anche l’idea di una “bottega”, aperta su strada e dunque “aperta a tutti”, “destinata a diventare il cuore pulsante dell’innovazione per l’intero sistema Paese”.

E se Altieri prende le distanze dall’immagine un po’ hollywoodiana che il termine Studios può evocare, sottolineandone l’etimologia latina, Decollanz parla di uno spazio giocato su tre keyword: “Immaginare, apprendere, sperimentare”.

Concretamente i nuovi IBM Studios copriranno uno spazio di 4.000 metri quadrati, organizzati in 10 ambienti e ripartiti su tre piani.
“Sarà lo spazio nel quale daremo nuovo impulso al cloud e all’open source – spiega ancora Cereda -. Sarà il luogo dove qualsiasi cliente, qualsiasi partner ma anche qualsiasi cittadino, anche solo curioso, troverà spunti per l’innovazione”.
IBM Studios sarà il luogo nel quale opereranno gli oltre 2.000 tecnici e consulenti della società, impegnati nell’ideazione di soluzioni di Intelligenza Artificiale, Cloud, Internet of Things, sicurezza.
Sarà un luogo tecnologico, che ospiterà videowall, experience room, digital demo room, ma sarà anche un luogo “green”, collocato nel centro di una Piazza e prospiciente la Biblioteca degli Alberi inaugurata dal Sindaco Sala lo scorso mese di ottobre.

“Al primo piano – spiega Luca Altieri – troverà spazio un’area esperienziale aperta a tutti, mentre nei due rimanenti piani sono destinati ai consulenti che aiuteranno le aziende a comprendere come con l’Intelligenza Artificiale sia possibile cambiare i loro modelli di business, in una logica di design thinking, e gli esperti che le aiuteranno ad avvicinarsi al cloud”.

Focus sui segmenti industriali: Retail, Manufacturing, Banking e spazio alle PMI

Il tutto, poi, sarà organizzato per segmenti di industria, così che ciascuno possa ritrovare tendenze e prospettive che lo riguardano direttamente.
I primi settori che troveranno spazio negli Studios sono Retail, Manufacturing (in prospettiva Industry 4.0) Public & Healthcare, Banking & Insurance, il mondo commercial per le Piccole e medie impresem oltre a un percorso più specifico per l’individuo.

Il tutto a partire da fine aprile, quando verrà aperto il piano terra, mentre l’intero edificio dovrebbe essere ultimato per il mese di giugno.
“Per la Corporation questo è in investimento importante, ma credo che non vi sia in tutto il mondo una struttura IBM che possa eguagliare questo spazio”, prosegue Cereda, che manifesta l’intenzione di farne un polo di attrazione anche per eventi internazionali, normalmente ospitati in altre capitali europee. “Abbiamo già ottenuto di portare a Milano, in questo spazio, un grande evento con gli analisti del mondo IT che tradizionalmente si svolge a Londra o a Parigi. E non è che il primo”.

Lo spazio di piazza Gae Aulenti è sicuramente l’intervento più importante che IBM sta facendo sulle proprie sedi, ma non è il solo.
“In realtà abbiamo dato il via al ridisegno delle nostre 13 sedi nel Paese – spiega ancora Cereda -. Abbiamo inaugurato la sede di Roma, tutta ripensata il logica agile, tra poco parte la ristrutturazione di Segrate, abbiamo spostato la sede di Padova, abbiamo aperto un polo a Rieti, nel quale hanno trovato lavoro 150 neodiplomati. Per non parlare del nuovo cloud datacenter o delle circa 1.000 assunzioni in programma nel biennio 2018-2019”.

Le opportunità per il sistema Paese

La presentazione di IBM Studios offre a Enrico Cereda anche l’occasione per una riflessione sul momento che stiamo attraversando e sulle opportunità che le leve tecnologiche sulle quali IBM sta puntando rappresentano per il sistema Paese.

“Il contesto è difficile sia dal punto di vista internazionale, basti pensare al tema Brexit, ai dazi alla Cina, al generale rallentamento economico, sia per quanto riguarda specificamente l’Italia, con le ultime stime presentate da Bankitalia. Tuttavia, se io guardo il nostro Paese, abbiamo dei punti di forza importanti, a partire dalla ricchezza privata, quasi doppia rispetto al debito pubblico che abbiamo, dal nostro sistema manifatturiero, da sempre uno dei punti di forza della nostra economia, dall’andamento positivo del nostro export. A queste note positive, si contrappone una narrazione nella quale si mettono in luce moltissime emergenze. In realtà noi siamo convinti che la vera emergenza per l’Italia di proprio quella del digitale. Con il digitale abbiamo l’opportunità di risolvere parecchi dei nostri problemi e rivedere in chiave migliorativa moltissimi dei nostri processi”.
Cereda cita ad esempio Alitalia, che negli ultimi 24 mesi grazie al cloud è riuscita a migliorare le proprie performance, cita Mediobanca, CNH o ancora Wind, che utilizza l’intelligenza aumentata di Watson per il cognitive care nel supporto al cliente.

“L’impatto dell’Intelligenza Artificiale in prospettiva potrebbe cancellare il 10 per cento dei lavori e cambierà il 100% del lavoro stesso, così come lo conosciamo: abbiamo bisogno di conoscere questo mondo e questa trasformazione, per fare in modo che i benefici siano per tutti”.
Perché questo cambiamento abbia luogo, servono però competenze.
Maurizio Decollanz parla delle collaborazioni in essere con 48 università e con le scuole medie superiori grazie ai progetti di alternanza scuola lavoro ma parla anche di come queste competenze devono essere create.
“Servono competenze sugli ambienti nuovi, ma serve anche continuare a lavorare sulle capacità di problem solving che ci vengono riconosciute come peculiari. E in un mondo così complesso avere queste capacità è un punto di differenza rispetto agli altri. Nel passaggio dall’idea alla progettazione alla realizzazione servono competenze diverse, ad esempio coaching, design thinking, design”.
E poi serve qualcosa in più.
“Etica, trasparenza e responsabilità sono i tre asset sui quali si muove IBM. Gli algoritmi devono essere sempre spiegabili, dobbiamo metterci al riparo dai Bias. Abbiamo forti responsabilità anche nei confronti dei dati: se parliamo di una intelligenza guidata dai dati dobbiamo avere la consapevolezza che i dati sono il patrimonio delle aziende, ma sono fragili e vulnerabili e vanno difesi, così come va difesa la privacy”.

Dalle tecnologie esponenziali 3,5 punti di PIL

“Tecnologie esponenziali e competenze, questa per noi è la ricetta per accelerare l’Italia – prosegue Cereda -. E per noi questo può arrivare a valere anche 3,5 punti di PIL. Sono queste sono le grandi opportunità che abbiamo di fronte: sta a noi far comprendere quale emergenza digitale stiamo vivendo e come governarla”.
Il mercato c’è, così come ci sono anche gli imprenditori illuminati, ma entro i prossimi 18/24 mesi sarà indispensabile cominciare a mettere a terra questo tema dell’innovazione tecnologica.
Per Cereda il fatto che finora siano state le grandi imprese quelle che meglio hanno abbracciato i temi dell’innovazione digitale non è un problema, bensì ma una opportunità.
“Le tecnologie di cui parliamo oggi sono tutte accessibili in modalità as a service anche dalle piccole e medie imprese, che non hanno bisogno di sapere come funziona un quntum computer o come si programma un algoritmo: devono sapere come utilizzarli e darli rispondere ai loro bisogni. Il cloud rende disponibili queste capacità senza che uno debba padroneggiarle, dunque le PMI hanno la possibilità di accedere a un mercato globale e aumentare la loro redditività. Non è un caso che negli IBM Studios avranno spazio anche tutti i nostri partner che sul territorio lavorano proprio con le piccole e medie imprese. I consulenti lavoreranno soprattutto con le medio-grandi aziende, i partner per le PMI”.
Per Altieri, che racconta come IBM negli ultimi due anni abbia organizzato una serie di eventi per avvicinarsi alle imprese locali, è il momento che le impese cambino il loro mindset e prendano spunto dalle best practice.
Il cloud è una rivoluzione copernicana: resilienza e cloud fanno rima. Significa poter cominciare in piccolo e poi scalare. E questo è un messaggio proprio per le realtà di più piccole dimensioni”.

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