La trasformazione digitale del settore industriale ha un cuore software: questo il concetto che è risuonato più spesso in occasione della seconda edizione del Forum Software Industriale che si è svolto a Milano, che costituisce una importante tappa di avvicinamento a SPS Italia 2020. Un appuntamento che ha visto la partecipazione sia delle classiche aziende produttrici di software per il mondo OT, ma anche la presenza sempre più in forze dei grandi nomi dell’IT (Microsoft, Oracle, HPE, ecc), le cui soluzioni ormai giocano un ruolo fondamentale nel funzionamento in senso Smart del mondo manufacturing.
Il software come layer abilitante di Industria 4.0
Il punto, come ha messo in evidenza Fabio Massimo Marchetti, presidente del gruppo Software industriale di Anie, è che in qualsiasi impianto o sistema industriale dove esiste un minimo di elettronica c’è dietro un software che ne sovrintende il funzionamento. Dunque è possibile dire che il software industriale costituisce il vero layer abilitante del 4.0 e dell’industrial digital transformation. Considerando l’intera organizzazione di una moderna industria, praticamente tutte le aree hanno a che fare con il software industriale, ad eccezione di quelle più propeiamente bysiess (marketing, vendite, acquisti, accounting,ecc). L’utilizzo corretto del moderno software industriale apre alle imprese industriali infinite possibilità, che vanno dall’efficientamento dei processi interni sino al disegno di nuovi prodotti, passando dalla possibilità di identificare nuovi mercati e opportunità commerciali, nonché di gestire in modo ottimale la propria supply chain e le relazioni con i propri clienti/fornitori. Possibilità che non sono soltanto per le grandi aziende ma anche e soprattutto per le Pmi, che grazie alla digital transformation resa possibile dal software industriale, hanno la possibilità di superare i limiti “naturali” delle economie di scala e di posizionarsi nella maniera più efficace e strategica possibile sul proprio mercato di riferimento.
Lo sfruttamento del dato
Il massimo livello possibile di utilizzo del software industriale – è emerso chiaramente nel corso del Forum – è dato dalla possibilità di sfruttare a fini competitivi i dati prodotti dall’attività industriale. La vera novità di questo periodo è che, grazie soprattutto all’Industrial IoT, le sorgenti di dati si sono moltiplicate. Inoltre, i dati arrivano in maniera veloce, dunque le industrie devono imparare a recepire questi dati e reagire in tempo reale. Un tema non da poco, perché, come ha messo in evidenza Letizia Tanca, Docente Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, spesso i dati non sono strutturati, dunque forma e contenuto sono estremamente eterogenei. Prima di arrivare ad analizzarli bisogna riuscire a metterli in correlazione tra loro, a fare cioè un importante lavoro sulla qualità. In caso contrario, il rischio è di creare dei nuovi problemi piuttosto che delle reali opportunità per le imprese industriali.
Ai ed Edge Computing le nuove frontiere
Il lavoro sui dati potrebbe portare all’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, che potrebbero permettere di automatizzare non pochi processi e liberare energie per le imprese industriali. Al momento, però, ha ammesso Marchetti, la Ai è soltanto un’aree di frontiera, anche perché non è ancora chiaro come possa essere verticalizzata nel mondo industriale. Le prospettive dell’intelligenza artificiale sono però importanti, così come il paradigma dell’edge computing, ovvero la capacità di elaborazione portata nelle vicinanza degli impianti e degli stabilimenti industriali: “Nel prossimo futuro l’edge computing avrà un valore significativo, le reti attuali non sono in grado di supportare l’esplosione della quantità di dati, soprattutto se tutti si mettessero a sfornare dati ai tassi richiesti da Industria 4.0”, ha evidenziato Marchetti. Il tema del trattamento dei dati è poi strettamente legato al tema della sicurezza informatica, ormai affrontato da tutti gli attori intervenuti al Forum Software industriale. La logica che sembra prevalere in ambito industriale è quella di una gestione da remoto della Cybersecurity, affidandosi a professionisti esperti e non investendo risorse in una infrastruttura autonoma. Insomma, il software gioca un ruolo chiave in Industria 4.0, superiore persino a quello dell’hardware, ma la questione non può essere ridotta soltanto a un tema di investimenti tecnologici. Industria 4.0 infatti, deve essere vista come un percorso, in cui accanto alla trasformazione tecnologica va affiancato un cambiamento di tipo organizzativo e culturale.