Con tantissime aziende ancora impegnate nell’individuare l’approccio migliore al Cloud Computing, l’evoluzione tecnologica impone di guardare già oltre, verso una delle implicazioni più dirompenti per impatto della nuova architettura. Sempre meno infatti, sono i dubbi circa i profondi cambiamenti dettati dall’Internet of Things. Molti di più invece quelli relativi all’effettiva preparazione delle organizzazioni ad affrontare quest’altra sfida.
Quelli che attualmente sono già problemi ardui da affrontare, legati a sicurezza, privacy o gestione delle informazioni trasmesse dai dispositivi in mano ai dipendenti, sono una minima parte rispetto alla vera e propria invasione di dati in arrivo da un numero imprecisato di sensori.
Un articolo di InformationWeek si sofferma su questo tema sottolineando che il primo problema riguarda appunto questa mole di dati. Prima ancora di trattarli, bisogna essere in grado di garantirne il trasferimento. Una stima presentata da Niall Murphy, CEO di Evrythng, nel corso del recente Mobile World Congress di Barcellona, indica in mille miliardi il numero di prodotti collegabili al Web entro il 2020.
È importante prima di tutto riuscire a pensare in un’ottica particolare, non solo a IoT come fonte di dati ma anche come strumento grazie al quale attraverso il Web passare a un approccio totalmente diverso nella gestione di oggetti dotati di sensori. Un esempio tanto banale quanto significativo: un sensore applicato a una macchina dove fino a oggi nessuno l’avrebbe immaginato, permette il controllo remoto delle funzionalità. Anche nel caso più banale, come per esempio può essere l’avvio o l’arresto di una macchina per produrre popcorn.
Da un punto di vista infrastrutturale, è necessario inoltre passare a una visione più estesa. Oltre alla quantità dei dati che i sistemi IT devono essere pronti a trattare, bisogna riconsiderare il ruolo del Cloud in un nuovo ecosistema. In pratica, da una Rete che già oggi può sembrare enorme per numero di apparati connessi, si passerà presto a una situazione dove migliaia di miliardi di apparati si comporteranno come nodi di un network a tutti gli effetti gigantesco. In pratica, per i CIO ci sono due nuovi compiti: da una parte considerare le implicazioni di fonti di dati consumer in ambienti aziendali, dall’altra l’adeguamento dei relativi sistemi.
C’è un altro aspetto cruciale, pronto a trasformarsi in nuova incombenza per i responsabili informatici. L’interazione dei dispositivi consumer con i data center introduce importanti implicazioni sulla sicurezza. In pratica, in qualità di gestore dei dati mandati e ricevuti ai sensori, produttori e fornitori dei servizi sono chiamati a garantire anche la tutela. Un sfida resa ulteriormente impegnativa dalla prospettiva di raggiungere livelli elevati in tema di personalizzazione dei servizi.
Di fronte a tante incombenze, si aprono anche altrettante prospettive, sia in ambito marketing sia in termini di efficienza dei processi. Per esempio, grazie alla possibilità di sfruttare tecnologie come NFC o Rfid un prodotto può essere tracciato in ogni fase. Nel caso sia presente un sigillo, significa anche poterne controllare l’integrità da remoto. Un argomento in grado di raccogliere già attenzioni: un primo studio ha portato a realizzare smart tag dichiarati come impossibili da riprodurre o modificare, utili per verificare contraffazioni.
Sulla base di questo, sono possibili anche applicazioni in ottica di assistenza clienti o sicurezza sociale. Se da una parte un’azienda può seguire personalmente i consumi e i comportamenti di un cliente, realizzando quindi campagne su misura, dall’altra non è fantascienza seguire in tempo reale il consumo di un prodotto da banco, per esempio una bottiglia di liquore, se non addirittura il consumo del singolo e porre quindi dei limiti.
Opportunità e incombenze, risultato della combinazione di IoT e cloud computing, si presentano quindi necessariamente insieme davanti al futuro dei CIO e delle relative organizzazioni. Spetta a loro decidere come e quando farsi trovare pronti, considerando già risolto il dubbio del “se” adottare l’IoT.