In cammino verso l’Enterprise 2.0

Il concetto di Web 2.0 venne proposto nel 2004 come evoluzione radicale di Internet e del World Wide Web in termini di modelli di business e rapporto tra gli…

Pubblicato il 01 Apr 2008

Il concetto di Web 2.0 venne proposto nel 2004 come evoluzione
radicale di Internet e del World Wide Web in termini di modelli
di business e rapporto tra gli utenti e la rete. Tra le
tecnologie abilitanti di questo nuovo modo di interagire sul
Web un particolare rilievo va agli strumenti di Social
Computing quali blog, wiki, social network, RSS e folksonomie.

Dopo un iniziale periodo di diffusione in ambiente Internet,
l’attenzione si è andata sempre più spostando sui
possibili effetti dell’applicazione di queste stesse
logiche di relazione e contribuzione diffusa all’interno
delle imprese. Nasce così l’Enterprise 2.0, che
non è in sé un fenomeno tecnologico, ma il risultato
di una progressiva evoluzione sociale ed organizzativa che
trova nelle nuove ICT un importante fattore di
accelerazione
. Tra queste tecnologie abilitanti vanno
annoverate, oltre ai già citati strumenti di Social Computing,
anche l’adozione di nuovi approcci infrastrutturali ed
applicativi come le Service Oriented Architecture, il Business
Process Management, i mash up e le Rich Internet Applications
– nonché di nuovi modelli di offerta come il
Software-as-a-Service.

Dalle analisi del campione di aziende dell’Osservatorio
Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di
Milano, composto da 70 imprese e Pubbliche Amministrazioni,
emerge come anche in Italia una percentuale rilevante e
crescente di imprese, di grandi e piccole dimensioni, mostri un
notevole interesse nei confronti dell’applicazione degli
strumenti Enterprise 2.0 (34%) e si stia muovendo concretamente
nella direzione di una loro implementazione all’interno
dell’organizzazione (14%). I bisogni emergenti a cui i
modelli Enterprise 2.0 cercano di dare una risposta possono
essere raggruppati in sei dimensioni fondamentali:

appartenenza aperta (13%): apertura dei
confini dell’organizzazione per consentire un più
efficace coinvolgimento di attori esterni come fornitori,
consulenti, partner e clienti;

social network (21%): supporto alla
creazioni di relazioni attraverso strumenti che permettono di
rintracciare le persone con informazioni basilari o associando
profili evoluti;

conoscenza in rete (30%): gestione
della conoscenza esplicita e tacita;

collaborazione emergente (30%):
creazione di possibilità di collaborazione tra gli individui
anche al di fuori dagli schemi organizzativi formali attraverso
strumenti di natura sincrona e asincrona;

riconfigurabilità adattativa (20%):
supporto alla flessibilità e riconfigurabilità dei processi
coerente con i cambiamenti della strategia organizzativa;

global mobility (25%): accesso
adattativo a strumenti ed informazioni del Virtual Workspace
anche in condizioni di mobilità. Sebbene l’Enterprise
2.0 possa dare risposta all’emergere di tutti questi
bisogni, l’analisi delle applicazioni e dei progetti in
corso nelle aziende permette di individuare tre diversi modelli
o percorsi verso l’Enterprise 2.0:

Social Enterprise (24%), in cui
l’obiettivo prevalente è la creazione di nuovi schemi di
collaborazione, condivisione della conoscenza e gestione delle
relazioni;

Open Enterprise (14%), dove si parte da
un ripensamento dei Sistemi per aprire l’organizzazione
al contributi che vengono dal mondo esterno e creare modalità
nuove di interazione con clienti, fornitori e partner;

Adaptive Enterprise (14%), in cui
l’obiettivo di partenza è la creazione di ambienti
capaci di seguire la dinamica dei processi aziendali e
rispondere con maggior personalizzazione ed efficacia alle
molteplici esigenze dell’utente.

Tutti i percorsi analizzati offrono grandi opportunità di
innovazione a cui corrispondono, tuttavia, altrettanto
importanti bisogni di cambiamento organizzativo che frenano
oggi molte organizzazioni nell’intraprendere un cammino
verso l’Enterprise 2.0.

Per comprendere le prospettive future sono stati inoltre
coinvolti attraverso una survey ed interviste dirette 65 Chief
Information Officer di alcune tra le principali organizzazioni
operanti nel nostro Paese. Il 58% di loro ritiene che si tratti
di un trend rilevante che le imprese devono comprendere per far
evolvere il proprio modello di impresa. Alcuni di loro (11%)
assumono una posizione ancora più “radicale”,
affermando che siamo di fronte alla nuova rivoluzione che
cambierà il modo di “fare organizzazione”. Meno
incoraggiante il dato che emerge circa il livello di
coinvolgimento del vertice aziendale: nella maggior parte dei
casi i CIO definiscono il Top Management disinteressato (22%) o
per lo meno poco informato o consapevole degli impatti sul
business (52%). Sempre secondo i CIO, sono proprio la scarsa
comprensione delle potenzialità (51%), la difficoltà a
identificare e valutare i benefici economici (48%) e la
necessità di cambiamenti organizzativi (37%) a rappresentare
le principali barriere allo sviluppo di iniziative Enterprise
2.0.

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