Offrire connettività ai clienti significa metterli in grado di accedere anche a servizi a valore aggiunto che amplificano l’esperienza di acquisto o di consumo. Un ottimo momento per proporli è quando le persone sono in viaggio. Compagnie aeree, navali, e ferroviarie stanno lavorando sodo per costruire network efficienti che permettano ai passeggeri di rimanere connessi alle proprie passioni ovunque, anche in mezzo all’oceano. A prescindere che lo si stia attraversando a 11 mila metri d’altezza o sul pelo dell’acqua.
La connettività prende il volo
La connettività è un servizio che ormai chiunque o quasi si aspetta di trovare dappertutto: l’idea di dover spegnere lo smartphone o lasciarlo in modalità “aereo” piace a ben pochi.
Secondo un recente studio di Euroconsult (Prospects for In-Flight Entertainment & Connectivity), le revenue generate dalla connettività offerta dalle compagnie aeree toccheranno nel 2025 quota 5,4 miliardi di dollari, contro i 700 milioni registrati nel 2015, con una crescita media annua del 23%.
Tra dieci anni dovrebbero esserci 23.100 aerei connessi in volo contro i 5.300 di oggi, mentre il valore prodotto da ciascun velivolo per i fornitori di connettività, sempre secondo Euroconsult, dovrebbe passare da 135mila dollari a oltre 300mila già nei prossimi tre anni.
I protagonisti di questo sprint? Società come Gogo, Panasonic, GEE, Thales, SITA OnAir e ViaSat, che stanno gradualmente consolidando il concetto di smart plane. Ovvero una nuova concezione di aeroplani che offriranno ai passeggeri servizi evoluti resi possibili dall’High-throughput satellite (HTS), le cui velocità arriveranno entro il 2018 a 1,5 Gbps grazie alla banda Ka e a 285 Gbps attraverso la banda Ku. Dopo il 2018 sono attese performance ancora maggiori e a costi decisamente più contenuti.
Al momento il campione della connettività ad alta quota è Delta Air Lines. Stando alla classifica di Routehappy.com ripresa da Fortune, Delta dispone di oltre 500 milioni di posti per miglia percorse (lo stesso parametro usato per misurare l’efficienza dei costi del carburante) connessi, seguita da altri due vettori USA: United e American, rispettivamente con 500 e 400 milioni di posti per miglia percorse connessi.
Routehappy.com evidenzia che la domanda di connettività è aumentata drasticamente nel 2015, di pari passo con la qualità del servizio offerto: solo un anno fa, molte compagnie non avevano nemmeno piani strategici di sviluppo del Wi-Fi di bordo, mentre ora è una priorità di quasi tutti i principali vettori, con 60 compagnie già attive a livello globale. Società come Scoot (basata a Singapore), Virgin America e Icelandair puntano già a coprire il 100% della flotta. Scoot ha già raggiunto l’obiettivo, Virgin è attualmente scoperta solo sulle tratte per le isole Hawaii, ma ha già cinque velivoli che offrono una vera connessione in broadband, mentre United l’ha attivata su tutti i suoi Boeing 737. Da questo punto di vista, è la low cost JetBlue (sempre americana) ad avere l’offerta migliore: quasi tutta la sua flotta ha un sistema Wi-Fi che, volendo, permetterebbe a tutti i passeggeri di collegarsi a Netflix durante il volo.
Su scala planetaria, il Wi-Fi è disponibile su circa il 36% dei posti per miglia, una media tra i vettori USA (nettamente avvantaggiati con una media del 78%) e le compagnie del resto del mondo (parecchio più indietro al 24%). «La connettività in cabina può diventare un’importante fonte di revenue”, garantisce Jason Rabinowitz, ricercatore di Routehappy.com. “I passeggeri sono disposti a pagare tra 8 e 40 dollari in più a biglietto, a seconda della classe e della lunghezza del volo, per avere un buon accesso alla Rete. Senza contare che questo genere di servizi permette di distrarsi rispetto a scomodità come i sedili più piccoli».
Sull’onda del broadband
Anche le grandi navi da crociera non possono più fare a meno della connettività broadband.
Per offrire un’esperienza completa agli ospiti ormai occorre proporre servizi Internet degni degli hotel sulla terraferma. Su questo fronte molte grandi compagnie navali si sono mosse con anticipo rispetto ad altri settori: dotare i passeggeri di mobile app per aggiornarsi su eventi, appuntamenti a bordo, sbarchi, ritrovarsi nel labirinto dei ponti o ancora a tracciare lo spostamento dei bagagli si è da subito rivelata una mossa vincente.
Da Costa a Royal Caribbean International, passando per Norwegian Cruise Line, Holland America Line e MSC, fino a Cunard e Disney Cruise Line, oggi tutti i maggiori brand del comparto hanno sviluppato una propria applicazione. In qualche caso, pagando una fee aggiuntiva di pochi dollari, la app permette di chattare o parlare in VoIP con altri passeggeri o effettuare chiamate verso utenze sulla terraferma.
Questi primi essenziali servizi saranno rivoluzionati dall’arrivo del broadband satellitare. Gli operatori Intelsat e Marlink si sono alleati per offrire al settore dei trasporti transoceanici la piattaforma EpicNG, che distribuisce banda Ku sulle rotte più frequentate dalle grandi navi. L’offerta (a cui hanno già aderito per esempio Rickmers e Stena Line) dovrebbe partire nel secondo trimestre 2016, quando il primo dei satelliti di nuova generazione di Intelsat si unirà al network del Gruppo, fornendo zone di copertura ad alta densità trasmissiva in Europa e Medio Oriente. Seguiranno altri satelliti che illumineranno col loro segnale Ku le Americhe, i Caraibi e il Nord Atlantico nella seconda metà del 2016, l’Africa e l’Asia nel 2017 e il resto del mondo nel 2018.
La sfida dell’alta velocità su rotaie
Il mezzo di trasporto di massa più problematico da connettere è il treno, specialmente nell’era dell’alta velocità. Anche in questo caso la connessione satellitare potrebbe rivelarsi una soluzione efficace. Ma il passaggio dei treni attraverso manufatti e barriere naturali (gallerie, aree urbane densamente popolate, colline e montagne) rende molto difficile mantenere il segnale stabile.
In Italia ci aveva provato per esempio NTV, per poi ripiegare sui network di Wind e di Telecom, che serve anche Trenitalia attraverso progetti congiunti di infrastrutturazione. Per il futuro, la società di Ferrovie dello Stato sta anche pensando di realizzare un’area wi-fi dedicata costruita lungo i binari, dove corrono anche le dorsali della fibra ottica che collega stazioni e data center del Gruppo.
Ma l’arrivo del 5G, previsto per il 2020, potrebbe far saltare questo piano: le connessioni garantite dalle reti di nuova generazione offrono una migliore qualità del segnale broadband anche rispetto a oggetti che si muovono ad alta velocità, praticamente azzerando l’impatto del passaggio continuo da una cella all’altra. In ogni caso, soprattutto per Trenitalia, la connettività per i passeggeri rimane una priorità strategica: i servizi offerti col nuovo portale (appena lanciato sulle Frecce) tra film, musica e notizie, oltre alle normali informazioni di viaggio, saranno effettivamente fruibili solo con una connessione adeguata e stabile.
La capacità di fornire il Wi-Fi a banda larga può diventare un vero fattore di vantaggio competitivo. In Gran Bretagna per esempio Chiltern Railways, un piccolo operatore che collega Londra, Birmingham e Aylesbury, sta puntando tutto sul 4G, attraverso una rete di ripetitori installati lungo i binari, per garantire ai passeggeri connettività dati affidabili. Il Wi-Fi a bordo è l’elemento distintivo di Chiltern Railways, primo player britannico a introdurre il servizio cinque anni fa.
E fuori dall’Europa? Negli Stati Uniti Amtrack, l’operatore di riferimento, offre il Wi-Fi sull’85% delle tratte, ma si tratta di un servizio base. In Giappone Japan Railways e le altre società di trasporto si affidano al Pocket Wi-Fi, dispositivo portatile che crea un hot spot attorno al possessore, mentre in India il governo ha appena varato un piano per la connessione gratuita all’interno di un centinaio di stazioni ferroviarie. Per avere l’accesso anche sui treni in movimento, la strada sembrerebbe ancora lunga.