Indagine Mise-Met: il 57% delle imprese 4.0 usa gli incentivi dei Piani Industria 4.0 e Impresa 4.0

Il rapporto Mise-Met sull’adozione da parte delle imprese italiane delle tecnologie legate a Industria 4.0 mette in luce il forte divario tra le piccolissime imprese e tutte le altre aziende del nostro panorama. Interessante l’analisi sull’accesso agli incentivi

Pubblicato il 08 Lug 2018

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23.700 imprese, rappresentative “della popolazione dell’Industria in senso stretto e dei servizi alla produzione, di tutte le classi dimensionali (incluse quelle con meno di 10 addetti) e di tutte le regioni italiane”: è questo il campione preso in esame per la realizzazione dell’Indagine Mise-MET  e in particolare dell’analisi volta a quantificare le tecnologie rappresentative della cosiddetta Industria 4.0 ne mondo delle aziende italiane, con particolare riferimento a 11 tecnologie specifiche:

  • Robot collaborativi
  • Stampanti 3D
  • Realtà Aumentata
  • Simulazioni di sperimentazione
  • Nanotecnologie e materiali intelligenti
  • Industrial IOT
  • Integrazione elettronica dei dati e delle informazioni lungo le diverse fasi produttive dell’azienda (Horizontal Integration)
  • Cloud computing
  • Big Data Analytics
  • Cyber Security

La relazione tra dimensione delle imprese e gli investimenti verso Industry 4.0

La prima evidenza che emerge dall’analisi Mise-Met è che  la diffusione delle suddette tecnologie aumenta di pari passo con la crescita dimensionale delle imprese.
A livello nazionale il 47,1 per cento di aziende oltre 250 dipendenti ne ha implementata almeno una, così come il 35,5 per cento  delle imprese da 50 a 249 dipendenti.
Nelle  microimprese, per intenderci quelle da 1 a 9 dipendenti , il tasso di penetrazione si abbassa al 6 per cento. Se si considera che, secondo i dati Istat questa categoria di imprese tocca i 4,1 milioni di unità e rappresenta il 95,3 per cento delle imprese attive, si capisce perché il dato nazionale sull’adozione di queste leve tecnologiche alla fine si attesti su un preoccupante 8,4%.
Lo stesso tasso, parametrato alle aziende dai 10 addetti in su, arriva a raggiungere un comunque più significativo 20 per cento.

Indagine Mise-Met Industria 4.0

A queste prime considerazioni, se ne deve aggiungere una ulteriore che riguarda gli investimenti futuri: c’è infatti un ulteriore 3 per cento di imprese dai 250 addetti in su pronta a fare investimenti in direzione Industria 4.0 (portando dunque il totale al 50% complessivo), cui si aggiunge un 8,2 per cento di aziende sopra i 50 dipendenti, un 9,4 per cento di aziende sopra i 10 dipendenti e un 3,9 per cento di cosiddette piccolissime imprese.

Indagine Mise-Met 2018 Industry 4.0

Quali tecnologie scelgono le aziende italiane? Il ruolo dei dati nel rapporto Mise-Met

Ma quali sono le tecnologie adottate dalle aziende italiane?
Lo studio Mise-Met fa riferimento a due macrofamiglie: da un lato, si legge, “le tecnologie più strettamente connesse alla produzione (robot interconnessi, manifattura additiva, simulazioni, realtà aumentata e materiali intelligenti)” dall’altro “quelle rappresentative dello sfruttamento intensivo di informazioni e dati (integrazione orizzontale o verticale delle informazioni, cloud, big data, analytics, etc.)”.
Il risultato è piuttosto interessante.
Le aziende che hanno già intrapreso un percorso di digitalizzazione in chiave 4.0 hanno ben compreso che il valore dell’investimento fatto sta nella capacità di trarre valore dei dati: per questo motivo solo il 16 per cento (che il Met definisce “residuale”) orienta i propri investimenti verso le sole tecnologie di produzione.
Anche in questo caso, la dimensione aziendale rappresenta un aspetto dirimente, visto che nelle realtà di più grandi dimensioni l’utilizzo esclusivo delle tecnologie di produzione si riduce a meno del 7%, mentre nel 69% dei casi si parla di integrazione tra le due famiglie tecnologiche.

Non una sola tecnologia: l’Industria 4.0 è un volano da mettere in moto

L’analisi Mise-Met è davvero dettagliata – potete leggere il documento integrale qui: Rapporto-MiSE-MetI40 – e punta a comprendere non solo quali ma anche quante tecnologie 4.0 vengono adottate. Si legge ad esempio: “Il 62,4% delle imprese 4.0 si avvale di una (37,3%) o al massimo due tecnologie (25,1%); al di sopra dei 50 addetti la “cassetta degli attrezzi” si amplia, ma è esclusivamente nelle grandi imprese che il fenomeno tende a presentarsi come un sistema integrato di differenti tecnologie. Oltre il 60% delle imprese di maggiori dimensioni, infatti, utilizza almeno 4 tipologie di applicazioni 4.0”.
C’è comunque un volano virtuoso che si innesca, quando si comincia a investire nei percorsi di digitalizzazione: lo dimostra il fatto che da qui a tre anni le aziende più disposte a investire, anche aggiungendo tecnologie a quelle già implementate, sono proprio quelle che il report definisce “4.0”.
Nel rapporto Mise-Met si legge infatti: “Le imprese tradizionali con scarsissima probabilità realizzeranno interventi 4.0 nel prossimo triennio. Al contrario, le imprese che attualmente usufruiscono delle tecnologie 4.0 hanno una probabilità elevata di ampliare nel prossimo futuro il set di tecnologie 4.0 impiegate”.

Come si risolve la mancanza di skill?

Per altro, sono sempre le aziende “4.0” quelle che hanno mostrato un maggiore dinamismo nel superamento di una delle criticità maggiori legate al cambio di paradigma: l’acquisizione di competenze.
Che si tratti di iniziative di formazione del personale, del ricorso a collaborazioni esterne o di nuove assunzioni, la reazione è stata sicuramente più convinta di quella registrata nelle cosiddette “imprese tradizionali”.

Perché le aziende investono nelle tecnologie 4.0

Ma con quali obiettivi le aziende investono?
Soprattutto per migliorare la qualità dei prodotti e minimizzare gli errori (63,4%), ma anche per aumentare la produttività. Poche, fortunatamente, le imprese che correlano gli investimenti in tecnologia alla riduzione della forza lavoro.

Interessante, la tabella qui in calce lo mostra in modo chiaro, è come le aziende di piccole o piccolissime dimensioni utilizzino la leva dell’investimento tecnologico per aprirsi a nuovi mercati e a nuovi modelli di business.

Il risultato, stando al rapporto, sembra confermare il vecchio detto “Chi più  spende più guadagna”:  le imprese 4.0 sono quelle che negli ultimi tre anni hanno registrato i più significativi tassi di crescita, o per lo meno una maggiore stabilità rispetto alle imprese più tradizionali, che sembrano aver fatto  un po’ le spese del loro “immobilismo”.

L’accesso agli incentivi dei Piani Nazionali

C’è un punto particolarmente interessante della ricerca Mise-Met e riguarda la modalità con la quale le aziende hanno aderito alle iniziative governativa a supporto della loro trasformazione.

“Il 56,9% delle imprese 4.0 dichiara di aver utilizzato almeno una misura di sostegno pubblico rispetto al 22,7% delle analoghe imprese non impegnate nelle tecnologie in esame: le imprese hanno utilizzato in larga prevalenza il Super-ammortamento e l’Iper-ammortamento (36,8% nel caso delle imprese 4.0 e 12,8% tra le imprese tradizionali), il Credito d’imposta per le spese in R&S (17,0% vs 3,1%), la Nuova Sabatini (19,8% vs 4,7%) e i fondi di garanzia (11,3% vs 2,8%)”.

“Almeno una misura di sostegno pubblico” è un termine abbastanza riduttivo per definire il fenomeno, visto che il 57,5 per cento delle imprese che ha avuto accesso alle agevolazioni ha aderito a due incentivi o addirittura a tre (27,9%), mentre le aziende tradizionali nel 70 per cento dei casi al massimo si sono limitate a una sola agevolazione.

Le stesse dinamiche si registrano anche   in termini di propensione all’investimento e dunque al ricorso agli incentivi nei prossimi tre anni.
Chi intende investire in tecnologie 4.0 non solo ha utilizzato gli incentivi negli ultimi tre anni, ma intende continuare a farlo, con preferenza per Iper e Super ammortamento, CIRS e Nuova Sabatini.

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