Nonostante la pandemia, nonostante i fermi produttivi, nonostante la crisi delle supply chain, il 2020 è risultato per il mercato italiano dell’Industria 4.0 un anno tutto sommato positivo, che è riuscito a chiudersi con un +8% rispetto all’anno precedente, superando il tetto dei 4,1 miliardi di euro.
È questo il primo numero che emerge dai risultati della ricerca presentata ieri dall’Osservatorio Transizione Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano.
Un numero incoraggiante che porta gli Osservatori, generalmente piuttosto restii a sbilanciarsi sulle previsioni, come sottolinea Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio, a guardare con particolare ottimismo anche alla chiusura di questo 2021, nel quale si dovrebbe tornare a una crescita a doppia cifra, con un incremento compreso tra il 12 e il 15 per cento anno su anno, attestandosi oltre i 4,5 miliardi di euro.
A dimostrazione del fatto che il tema dell’Industria 4.0 è tutt’altro che un hype mediatico, ma rappresenta di fatto, al di là degli incentivi, una progettualità persistente, che sta rinnovando le imprese industriali in Italia.
Ma se questo è il dato macroscopico, sul quale si innestano poi una serie di analisi di dettaglio, c’è un altro aspetto che l’Osservatorio ha voluto quest’anno enfatizzare.
“L’Industria 4.0 in un mondo che cambia” è il titolo della ricerca appena presentata. Un titolo non casuale, come ha sottolineato Marco Taisch, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio: il mondo del manifatturiero si muove oggi in uno scenario nuovo, condizionato dagli effetti diretti e indiretti della crisi pandemica.
Per questo motivo, l’Osservatorio ha scelto di ampliare il proprio raggio di investigazione non solo sulle leve tecnologiche o sui percorsi di adozione e di trasformazione in atto, ma anche su iniziative che di fatto rappresentano la risposta al nuovo contesto, per comprendere quale sia di fatto la risposta del comparto alla disruption in atto.
L’Osservatorio ne ha identificate cinque, che sono state oggetto di disamina: Industrial Smart Working, Servitizzazione, Virtualizzazione dei processi, e incremento della Resilienza delle Supply Chain, Green and Blue, vale a dire l’utilizzo del digitale a sostegno della sfida sulla sostenibilità.
Sono disamine interessanti, poiché, come spiegato dai relatori nel corso del Convegno di presentazione degli atti della ricerca, i progetti che sosterranno il futuro del manifatturiero richiederanno visioni di ampio respiro, che da un lato consolidino quanto già intrapreso e dall’altro puntino a sfruttare al meglio i dati raccolti e a sperimentare nuove applicazioni in risposta alle altrettanto nuove sfide.
L’Industrial Internet of Things guida ancora le progettualità dell’Industria 4.0
Analizzando più nel dettaglio i dati e le numeriche, emerge come l’Industrial Internet of Things rappresenti ancora l’investimento trainante: vale 2,4 miliardi di euro, in crescita del 4,5% rispetto al 2019, con una buona tenuta della componente servizi che compensa un lieve calo nelle nuove implementazioni.
Crescite più significative si registrano invece nell’ambito dell’Industrial Analytics (+9% a 685 milioni di euro), con le componenti legate all’utilizzo di Machine Learning e Intelligenza Artificiale che mettono a segno addirittura un +19%.
Crescita a due cifre per una delle componenti più interessanti del futuro del manifatturiero, il Cloud Manufacturing: si parla infatti di un +20% a 390 milioni e, dato ancora più significativo, fa preconizzare una crescita ulteriore compresa tra il 25 e il 30% nel 2021. In questo caso, si è sottolineato, si stanno facendo strada modelli di manifattura as a service, in piena continuità con quanto avvenuto nel mondo IT.
Per quanto riguarda le altre componenti, bene l’Advanced Automation, che si attesta a 215 milioni con un +13%, anche se resta un segmento più marginale per il settore, mentre registrano crescita più contenute le soluzioni di Advanced Human Machine Interface (+4,5% a 57 milioni di euro) e l’Additive Manufacturing (+8% a 91 milioni, con un focus importante su manutenzione e ricambi).
Interessante, in questa disamina, anche il peso della componente servizi, che cresce dell’8% a 275 milioni di euro, con un peso ancora preponderante per la consulenza operativa.
Industria 4.0: le iniziative per cambiare il manufacturing
Come accennato, oltre all’analisi delle tecnologie e delle applicazioni, in questa edizione l’Osservatorio ha voluto focalizzarsi su tre delle cinque iniziative che rappresentano la risposta del comparto ai grandi cambiamenti introdotti dalla crisi pandemica, ma anche dal mercato stesso.
Vediamole in dettaglio.
Industrial Smart Working
Come abbiamo avuto modo di sottolineare anche nei mesi scorsi, sono proprio alcune delle tecnologie chiave dell’Industria 4.0 che nel pieno della crisi pandemica hanno abilitato nuovi modelli operativi virtuali o remoti. Molte attività di formazione, monitoraggio e controllo possono e vengono realizzate anche parzialmente da remoto, così come sono state introdotto pratiche di flessibilizzazione dei tempi di lavoro, tanto che il 37% delle aziende che hanno partecipato alla ricerca dichiara di aver adottato orari di lavoro flessibili e l’allocazione flessibile delle persone alle mansioni o postazioni di linea.
Tra le tecnologie che supportano l’Industrial Smart Working, un ruolo chiave spetta all’Internet of Things e all’adozione di un approccio data centrico alla gestione dei processi, uniti all’utilizzo di dashboard digitali.
Un percorso interessante che spinge le aziende anche ad adottare tecnologie di sicurezza, a protezione dei dati e delle informazioni scambiate in modalità remota.
Sul fronte delle competenze, si registra una spinta a rendere più autonomi e polivalenti gli operatori, sempre più coinvolti nei percorsi di innovazione.
Digitale e sostenibilità
Probabilmente l’attenzione verso il paradigma “green and blue” è quella meno condizionata dall’emergenza pandemica, ma risponde da un lato alla crescita della sensibilità, dall’altro dalla consapevolezza che la sostenibilità rappresenti una fonte di vantaggio competitivo per le imprese del manifatturiero.
Dall’analisi dell’Osservatorio emerge come il 15% delle imprese interpellate dichiari di aver già portato a termine progetti di sostenibilità legati all’ambito delle operations.
Ancor più rilevante è il fatto che meno del 3% delle imprese sostiene di non ritenere importante l’attenzione alla sostenibilità.
Del resto, si tratta comunque di rispondere a una esigenza espressa dal mercato.
Per quanto riguarda le leve tecnologiche che sostengono queste progettualità, di nuovo troviamo l’Industrial IoT e l’Advanced Automation, declinate nella gestione delle operazioni di fabbrica e in applicazioni di monitoraggio e analisi dei consumi o nella gestione del fine vita dei prodotti, con una attenzione specifica a KPI quali scarti di processo, rifiuti ed emissioni inquinanti, consumo di acqua, materiali ed energia nel processo produttivo.
Il rovescio della medaglia, resta il fatto che ancora un quarto dei rispondenti dichiara di non misurare alcun indicatore di performance relativo alla sostenibilità, anche a causa di alcuni ostacoli non ancora rimossi: poca chiarezza sui bene fici attesi, complessità legislativa, mancanza di cultura azien dale.
Non si tratta di un tema tecnologico, dunque, bensì regolatorio, politico e culturale.
Servitizzazione
Quella che solo un paio di anni fa rappresentava una novità se non di difficile comprensione di difficile attuazione, oggi è realtà: la maggioranza del campione si dichiara ormai uso a utilizzare beni strumentali a fronte del pagamento di un canone.
Attenzione però: decisamente inferiore è il numero di imprese che ha iniziato a utilizzare un approccio data-driven all’utilizzo del macchinario, ovvero a sfruttare servizi informativi associati all’utilizzo di un macchinario, al fine di evidenziarne le condizioni d’uso, di ottimizzarne il funzionamento, di prevenire guasti o malfunzionamenti.
In questo caso si evidenza ancora una certa difficoltà a coinvolgere sui nuovi modelli operativi i responsabili degli uffici acquisti, ancora propensi a investimenti una tantum, mentre ancora un terzo dei rispondenti dichiara di voler mantenere il controllo assoluto del macchinario e di non voler concedere i dati del macchinario all’esterno.
Il manifatturiero e il Piano Transizione 4.0
Non poteva mancare un riferimento al Piano Nazionale Transizione 4.0, sul quale è comunque alta l’attenzione sia delle grandi, sia delle piccole imprese.
In generale si conoscono misure quali il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali, per la ricerca, per lo sviluppo e innovazione, per la formazione.
C’è tuttavia una richiesta di altre forme di incentivo per accompagnare la crescita del mercato. Nel breve termine sgravi fiscali per abbassare il costo del lavoro e incentivi per l’assunzione di personale, mentre a più lungo termine si chiede il rilancio di forme di iper e super ammortamento su beni strumentali e nuovi incentivi diversi da quelli attualmente in vigore per investimenti in beni immateriali.