Riprende fiato e accelera la produzione industriale delle imprese lombarde, con +4% nel primo trimestre 2017 e un sensibile incremento congiunturale (+1,7%, dato destagionalizzato).
Anche per le aziende artigiane si registra un aumento congiunturale (+0,8%), associato a un più consistente tendenziale (+2,9%). È quanto emerge dall’indagine di Confindustria Lombardia relativa al primo trimestre 2017, che ha riguardato un campione di oltre 2.800 aziende manifatturiere, tra industriali (oltre 1.600) e artigiane (quasi 1.200).
L’indice della produzione industriale, con la nuova base annua 2010=100, si attesta a quota 106,8 (dato destagionalizzato) a 6,5 punti percentuali dal massimo pre-crisi (a quota 113,3 registrato nel 2008).
Per le aziende artigiane l’indice di produzione 2010=100 è a quota 95,6 (dato destagionalizzato), ancora sotto quota 100.
“Perché l’Italia ricominci a crescere in maniera costante, sostenibile e competitiva – è il commento di Gianluigi Viscardi, Presidente Piccola Industria Confindustria Lombardia – è necessario che la Lombardia cominci a correre. A dare maggiormente il senso del boom è l’Indice di produzione manifatturiero regionale: il 106,8 registrato ha raggiunto i livelli europei (107,9), mentre l’Italia al 94,2. Il settore manifatturiero sta reagendo positivamente allo stimolo fornito dal Piano nazionale su Industria 4.0. Obiettivo a cui deve ambire il sistema lombardo inteso come sistema pubblico-privato: diventare il punto di riferimento nazionale su Industria 4.0. Le imprese, rappresentate da Confindustria Lombardia, stanno facendo la loro parte lavorando alla creazione di un Digital Innovation Hub regionale, all’elaborazione di un piano di formazione e a un piano di Education regionale sui temi di Industria 4.0“.
L’andamento per settori
Nell’analisi per settori, solo il tessile risulta in contrazione dell’1,4%. In evidenza la chimica (+5,4%) e la meccanica (+5,3%) oltre a pelli-calzature (+8,5%) e abbigliamento (+6,2%). Bene anche le industrie varie (+3,9%), la gomma-plastica (+3,8%), il legno-mobilio (+3,5%), la siderurgia (+3,4%), gli alimentari (+2,5%) e i mezzi di trasporto (+2,1%). Infine i minerali non metalliferi – settore che ha più risentito della crisi – tornano a crescere dell’1,2%.
Anche per l’artigianato il primo trimestre è globalmente positivo, anche se tre settori registrano ancora un calo produttivo su base annua: pelli-calzature soprattutto (-8,1%), ma anche legno-mobilio (-1,8%) e alimentari (-1,2%). In crescita soprattutto meccanica (+6,1%) e siderurgia (+4,7%). Aumenta la produzione anche per le manifatturiere varie (+2,1%), la gomma-plastica (+1,8%), l’abbigliamento (+1,4%) e la carta-stampa (+1,3%). Tornano leggermente positivi anche il tessile (+0,4%) e i minerali non metalliferi (+0,2%), due tra i settori in maggiore difficoltà negli ultimi anni.
L’andamento per dimensione
Il primo trimestre 2017 segna bel tempo complessivamente per tutte le imprese anche in termini di dimensione. Le medie aziende (da 50 a 199 addetti) incrementano la produzione del 5%, ma mettono a segno un +4,6% anche le grandi imprese (oltre 200 addetti) mentre i livelli produttivi delle piccole imprese salgono del 2,6%.
Anche per le imprese artigiane di ogni dimensione il 2017 parte bene: per le aziende tra 3 e 5 addetti la variazione è solo leggermente positiva (+0,4%), ma per quelle con 6-9 addetti (+3,3%) e con 10 addetti e oltre (+4,8%) la crescita su base annua raggiunge valori elevati.
Aumenta anche la quota di aziende industriali in crescita (55%) rispetto a quelle in contrazione (29%), che si riduce rispetto ai trimestri precedenti, mentre si conferma al 16% la quota delle imprese senza variazioni.
Stesso discorso nell’artigianato, dove è del 47% la quota di aziende in crescita, del 29% per quelle in contrazione e stabile il valore di quelle senza variazioni (24%).
L’andamento per fatturato
Il fatturato a prezzi correnti incrementa i tassi di crescita già positivi sia per l’industria (+5,2% la variazione tendenziale e +2,2 la variazione congiunturale) che per l’artigianato (+3,6% la variazione tendenziale e +1,3% la variazione congiunturale). Oltre a un possibile effetto scorte e allo spostamento della produzione su prodotti di gamma più alta, il risveglio dei prezzi dei prodotti finiti spiega la maggior vivacità del valore del fatturato rispetto alla produzione in quantità.
Gli ordinativi dal mercato interno dopo il risultato positivo di fine 2016, incrementano ulteriormente con un +2,1%. La ripresa è confermata anche dalla variazione tendenziale, che raggiunge il +4%, incremento massimo degli ultimi cinque anni. Il mercato estero supera le difficoltà di fine 2016 e, trainato dal recupero del commercio internazionale, registra una variazione congiunturale pari al +4,2% associata a un forte incremento tendenziale (+7,5%). La quota di fatturato dell’industria ricavata dalle esportazioni sfiora il 40%. Anche le imprese artigiane avvertono la svolta congiunturale della domanda interna registrando un +1,1% rispetto al trimestre precedente, risultato sufficiente a determinare una svolta tendenziale (+2%) dopo la chiusura in negativo del 2016. Anche la domanda estera delle imprese artigiane coglie i primi benefici del mutato clima internazionale con un incremento degli ordini esteri dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% su base annua. Il comparto artigiano ricava dalle esportazioni una quota del fatturato del 7% sul totale.
L’occupazione per l’industria presenta un saldo positivo (+0,5%) grazie a un incremento delle assunzioni, nonostante gli effetti degli incentivi fiscali si siano esauriti, e una contrazione delle uscite. I saldi occupazionali positivi sono caratteristici del primo trimestre dell’anno, quando si concentra l’apertura dei contratti di durata annuale, ma questa componente stagionale regolare è stata in parte alterata negli ultimi anni dagli incentivi fiscali che hanno spinto le azienda ad anticipare a fine 2015 assunzioni già programmate. Rallenta anche il ricorso alla CIG, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione che scende all’8,9%, e la quota sul monte ore all’1,2%. Si tratta dei dati migliori degli ultimi anni.
Anche nell’artigianato il tasso d’ingresso torna vicino ai massimi del 2015 (2,1%), mentre le uscite sono in contrazione (1,7%) portando a un saldo positivo (+0,4%). Anche per gli artigiani si riduce il ricorso alla CIG.
L’utilizzo degli impianti
Cresce pure il tasso d’utilizzo degli impianti per l’industria, che supera il 75% nel primo trimestre, mentre
per le aziende artigiane si sfiora il 69%, in crescita rispetto al trimestre precedente. Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 64% delle imprese industriali. Fra le restanti, le valutazioni di scarsità superano quelle di esuberanza, con un saldo negativo dell’1%, sintomo di un de-cumulo delle scorte. Rimane pressoché costante la quota di aziende che dichiara di non tenere scorte (23%).
Le aziende artigiane manifestano segnali di scarsità più marcati (-8% il saldo), con la percentuale di imprese che giudica le scorte adeguate stabile intorno al 32%. La quota di aziende artigiane che dichiara di non tenere scorte è molto più elevata rispetto all’industria (52%).
Le scorte di materie prime sono adeguate per il 79% delle imprese industriali, con giudizi di esuberanza e scarsità che quasi si equivalgono (+0,6% il saldo). Le aziende senza scorte si confermano intorno al 9%.
Gli artigiani segnalano scorte adeguate nel 60% dei casi, con una prevalenza dei giudizi di scarsità (-9% il saldo). La quota di artigiani che dichiara di non tenere scorte è del 23%.
Si intensificano le tensioni sui prezzi medi delle materie prime. Dopo aver svoltato in negativo a cavallo tra il 2015 e il 2016, i prezzi delle materie prime hanno cominciato a crescere significativamente a fine 2016 e accelerano con il nuovo anno (+2,7% congiunturale), spinti anche dall’apprezzamento del petrolio. Sembra avviarsi anche la ripresa dei prezzi dei prodotti finiti che registrano un tasso di crescita congiunturale superiore all’1%, dopo cinque anni con incrementi di poco superiori allo zero. Secondo le imprese artigiane il rincaro dei materiali per la produzione non è una novità, segnalando variazioni congiunturali superiori all’1% già da tre trimestri ma, in questo primo quarto dell’anno, gli artigiani indicano un incremento dei prezzi ancora più sostenuto (+3,1%). Anche per gli artigiani si avvia il trasferimento di questi rincari sui prodotti finiti che registrano un incremento di prezzo dell’1,1%.