Nel 2018 la domanda di efficienza energetica del settore industriale è stata spinta soprattutto dall’onda lunga del Piano Industria 4.0. Questa, probabilmente, l’indicazione più interessante che arriva dall‘Energy Efficiency report 2019 elaborato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano: il report ha innanzitutto messo in evidenza la tendenza alla crescita del giro d’affari dell’efficienza energetica nel nostro Paese, che ammonta a circa 7,1 miliardi di euro (+6,3% rispetto al 2017). Di questi investimenti circa un terzo, pari a 2,3 miliardi di euro sono appannaggio del settore industriale, che dunque continua a rappresentare una quota importante del business della diminuzione dei consumi nel nostro Paese. I maggiori costi dell’energia elettrica pagati dalle imprese industriali nel nostro Paese rispetto ai competitor di altri Paesi europei spingono infatti da diversi decenni il comparto a un’estrema attenzione per questo tema.
Ma in che modo l’industria italiana fa oggi efficientamento energetico? Le soluzioni maggiormente adottate nel 2018 sono abbastanza classiche e sono rappresentate dai sistemi di combustione efficiente e la cogenerazione, con investimenti rispettivamente di 459 e 443 milioni di euro. Il dato significativo è che entrambe queste modalità risultano in evidente calo rispetto al 2017: -7% e -24%. Al contrario il report evidenzia un incremento molto significativo degli investimenti sull’efficientamento energetico processo produttivo (+50%), +dovuto probabilmente all’onda lunga degli effettivi positivi del Piano Industria 4.0. Un’altra modalità di investimento innovativa è rappresentata dagli investimenti nei Sistemi di Gestione dell’Energia (SGE, quasi sempre composti da soluzioni IoT), che ormai valgono 129 milioni di euro, in crescita del +28% . Sempre più spesso, inoltre, gli interventi in ambito industriale affiancano quelli in tecnologie hardware e componenti software legati alla digital energy.
Per comprendere le dinamiche in atto nel settore industriale, l’Energy & Strategy Group ha effettuato una survey, scoprendo che le principali barriere agli investimenti in efficienza energetica sono rappresentate dall’incertezza sul quadro normativo e gli eccessivi tempi di ritorno dell’investimento, sia per le grandi imprese che per le PMI. In negativo c’è da segnalare che le aziende che pensano di aumentare gli investimenti sono diminuite (dal 56% del 2017 al 31%), mentre sono in aumento sia quelle che prevedono un calo (dal 5 all’11%) sia chi non prevede particolari cambiamenti (dal 31 al 56%). Un punto importante emerso dal sondaggio è che, nonostante l’onerosità degli investimenti in efficienza energetica, la grande maggioranza degli operatori industriali preferisce fare da sè e gestire internamente gli interventi, evitando di ricorrere a soggetti esterni come le Esco (che anticipano i costi dell’investimento, trattenendo una parte dei guadagni derivanti dall’efficienza).
Ma quali saranno le prospettive per i prossimi anni? Il report ipotizza tre diversi scenari, legati soprattutto all’evoluzione della normativa in senso più o meno favorevole: il potenziale di mercato atteso nel periodo 2019-2022 per l’ottimizzazione energetica nel comparto industriale oscilla tra i 9,84 miliardi dello scenario «vincolato» e gli 11,95 di quello «ottimistico», con un volume d’affari medio annuo tra i 2,5 e i 3 miliardi. Si tratta, in ogni caso di un incremento inferiore al mercato dell’efficienza energetica nel suo complesso: a soffrire saranno soprattutto tecnologie come la cogenerazione, disincentivata dalla normativa vigente eppure ritenuta fondamentale dall’Energy & Strategy Group per lo sviluppo dell’efficienza energetica nell’industria.