Industry 4.0, i Cio italiani: “Tandem IT-OT fattore decisivo”

E’ una delle indicazioni che emerge dal focus IoT di Nextvalue contenuto nel rapporto Assinform-Confindustria Digitale 2017. La riuscita dei progetti di trasformazione digitale dipenderà anche dal reskilling, dalla capacità di indirizzare la spesa verso le attività più efficienti e dai rapporti con i fornitori

Pubblicato il 02 Ago 2017

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Finora le aziende hanno avuto un approccio frammentario all’automazione e all’intelligenza artificiale. Nel settore industriale l’automazione rileva solo iniziative di nicchia, che però stanno trasformando e rivoluzionando la fabbrica in ottica industria 4.0. Mentre nei servizi l’intelligenza artificiale ha trovato applicazione in esperimenti di automazione dell’interazione con il cliente finale, come chat e meccanismi d’interazione verbale evoluta.

È questo lo scenario che emerge dalla sezione “La trasformazione digitale vista dai Cio”, elaborata da Nextvalue e contenuta nel rapporto “Il Digitale in Italia 2017” di Assinform e Confindustria Digitale. “I Focus group ci hanno permesso di riscontrare circostanze anche apparentemente incoerenti e in contraddizione con le tendenze più comuni, dei veri e propri paradossi che, attraverso benefici e criticità specifiche, contraddistinguono i progetti di trasformazione digitale in esame”, commenta Martina Longo, Research Manager di Nextvalue.

I chief information officer italiani ritengono che oggi i progetti di IoT e intelligenza artificiale, dato il loro grande impatto sull’organizzazione, rientrano in una più ampia strategia di trasformazione digitale condivisa a tutti i livelli dell’organizzazione che devono per primi affrontare un importante processo di trasformazione culturale, dal Ceo alla direzione generale. Questo tipo di progetti, spiegano i manager, sono economicamente impegnativi già in fase di progetto pilota.

L’IT vi partecipa con una componente rilevante del proprio budget, cui si aggiungono le componenti di budget delle altre funzioni direttamente coinvolte nei progetti. In questo contesto, sottolineano i Cio, “spendere bene” è un fattore da tenere in considerazione anche nell’individuazione delle modalità di finanziamento dei progetti di IoT.

Lavoro a rischio obsolescenza: il reskilling sarà fondamentale

Dal punto di visto organizzativo, si legge nel focus di Nextvalue, la conduzione dei progetti IoT è affidata a comitati interfunzionali che ne definiscono le linee guida e le strategie, a gruppi di lavoro interfunzionali che ne assicurano il deployment e a figure verticali specializzate, capaci di apportare innovazioni di processo o tecnologiche. Ai gruppi di lavoro interfunzionali partecipano risorse provenienti da diverse unit (IT, Business, R&S), in un interscambio continuo di dati, persone e competenze. I meeting di aggiornamento sono periodici e in alcuni casi, evolvono e si trasformano in veri e propri meeting strategici.

La presenza dei chief information officer a questi incontri è sempre richiesta per il know-how tecnologico di cui sono depositari. L’IoT, l’automazione e l’intelligenza artificiale, sostengono i cio, “sono gli elementi costitutivi di un trend che cambierà la natura del lavoro di moltissime persone e che, per questo, richiederà misure di riallocazione delle risorse”. C’è il tema dell’introduzione dell’automazione in azienda, che solleva la questione del reskilling di figure già oggi considerate obsolete o che lo diventeranno a breve.

Internet of Things, l’importanza del rapporto IT-Operations

Tra gli altri temi più delicati sul tavolo dei Cio che hanno partecipato al Focus Group sull’IoT è finito quella dell’interoperabilità tra tecnologie di Information Tecnology (IT) e di Operation Technology (OT). Un ambito che fa riferimento, in particolare, alla gestione di grandi volumi di dati di tipo “non IT” generati dai tanti dispositivi in uso. Dalla stessa gestione dipendono molto più che in passato le fasi operative di integrazione tra diverse tecnologie, come il running, le operation e la messa a terra. Motivo per cui, sottolineano i Cio, i partner di outsourcing devono dimostrare di poter gestire le richieste di interrogazioni su enormi moli di dati. In caso contrario, il problema viene risolto rivolgendosi a fornitori esteri, in possesso delle necessarie capacità e competenze di esecuzione.

Altra questione importante riguarda i fornitori. L’Internet of Things estende infatti le possibilità di applicazione dell’IT e il numero potenziale dei partner esterni da coinvolgere, che per ciascun progetto di IoT può diventare particolarmente numeroso. Oltre ai tradizionali big player tecnologici e della consulenza, ricorda il focus di Nextvalue, un ruolo rilevante è assunto dai fornitori di telecomunicazioni per la connettività delle reti, da alcuni fornitori specializzati e di nicchia per la loro expertise sui temi verticali specifici (ad esempio la cybersecurity, e dalle università e dagli istituti di ricerca nelle fasi preliminari di progetto.

Il cloud come collante fra azienda, partner e fornitori

Sensori, dispositivi connessi, rete dati, database in memory, strumenti di visual analytics, data mining e business intelligence sono le principali tecnologie coinvolte dai progetti IoT. Un ecosistema complesso che potrebbe tratte vantaggio dal cloud computing, in grado di creare un framework dove riconnettere partner, vendor e competitor. Cioè un ecosistema che crei integrazione e comunicazione tra diversi sistemi, sinergie e partnership con altri produttori, e a cui una parte dei Cio italiani sta pensando di affidarsi.

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