Internet of Things, la selezione naturale del mercato è partita

È in corso una rivoluzione in cui la tecnologia cambierà la funzionalità stessa dei prodotti, e diventerà cruciale il costo sull’intera vita utile: un elemento che può cambiare gli equilibri e favorire le aziende mature occidentali rispetto ai fornitori low cost. Le prime conclusioni di un’analisi dell’economista inglese Roger Martin-Fagg e di Solair

Pubblicato il 12 Giu 2015

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«Stiamo muovendo i primi passi verso quella che sarà la più grande rivoluzione nelle modalità di creazione del velore aggiunto. Ci saranno implicazioni in termini di competenze, tipi di lavoro e distribuzione del guadagno, e iI maggior impatto deriverà dal cambiamento delle funzionalità e delle performance delle macchine stesse, con un minor intervento umano».

Questo un brano di un’analisi di Roger Martin-Fagg, uno dei più noti economisti inglesi, e di Tom Davis, CEO di Solair, specialista bolognese di applicazioni software per l’Internet of Things, analisi basata sul concetto di fondo che proprio l’IoT trasformerà i modelli di produzione e il capitalismo stesso. Il CorCom ha parlato in anteprima della ricerca, secondo la quale l’IoT sarà protagonista di una nuova e significativa rivoluzione economica dove la tecnologia cambierà le funzionalità stesse dei prodotti.

Nella gran parte dei casi l’IoT sposterà l’approccio alla manutenzione, che non più basato sulla “età” del prodotto, ma sull’effettiva necessità delle riparazioni. Inoltre, permetterà all’utente di tracciare la performance delle macchine in tempo reale, mostrando immediatamente quando i costi di gestione stanno superando il limite scelto o desiderato.

«Si stima che entro il 2020 ci saranno 30 miliardi di esempi di IoT in uso – spiegano i due -. E i primi utilizzatori stanno spostando sempre più in avanti la frontiera della tecnologia. Nei prossimi 3 anni ci saranno cluster di applicazioni significative in tutti i settori». In questo contesto le aziende che ignoreranno il fenomeno verranno lasciate indietro e incorreranno presto in consistenti perdite sui margini netti, perdite di quote di mercato e relativi flussi di cassa.

E l’IoT non è un’opportunità solo per le multinazionali, ma anche per i business locali. Il concetto è molto semplice: chi sposerà l’IoT incrementerà il proprio vantaggio competitivo e beneficerà di maggiori margini e di grandi quote di mercato. Molti economisti sostengono però che questa tecnologia eserciterà continue pressioni al ribasso del prezzo dei prodotti manifatturieri. «Questo è vero – rispondono Martin-Fagg e Davis – Tuttavia gli acquirenti pagheranno un sovrapprezzo per i prodotti che potranno chiaramente abbassare il costo di ownership complessivo del prodotto, misurato su tutta la sua vita utile. Ciò rappresenta una significativa opportunità per le aziende mature occidentali, che saranno così in grado di superare i fornitori asiatici low cost“.

L’IoT sarà dunque un importante componente di reindustrializzazione delle economie occidentali attraverso la creazione di attività a valore aggiunto, beneficiando alla fine il PIL per persona dei Paesi più avanzati.

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