analisi e ricerche

Internet of Things nel Retail: si comincia dalla gestione delle scorte, ma pochi hanno le idee chiare

L’80% dei rivenditori pensa che l’IoT cambierà drasticamente il loro business e avrà forti impatti sui modi di vendere i beni di consumo. Le sperimentazioni sono molte, i casi d’uso per ora pochi. I problemi sono la maturità delle tecnologie e il capire come applicarle. I punti salienti di un’analisi di RSR Research

Pubblicato il 05 Ott 2015

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L’Internet of Things si candida seriamente, in futuro, ad aprire nuovi scenari nel mondo del Retail: dai sistemi di pagamento alla customer experience, tutto potrebbe drasticamente cambiare.

Il concetto è molto semplice: sensori di ogni sorta possono essere collocati in magazzini e negozi, interagire con gli smartphone dei consumatori, e grazie alla connessione con la rete internet e le reti wifi nei punti vendita inviare enormi volumi di dati ai sistemi informativi del retailer per una gamma molto vasta di obiettivi, tra cui aumentare la loyalty dei clienti (per esempio tramite promozioni personalizzate in tempo reale), aumentare le vendite (anche attraverso cross selling e up selling), rafforzare il brand, migliorare i livelli di servizio (per esempio sfruttando in tempo reale i dati di comportamento dei consumatori in negozio per ispirare il comportamento dei commessi dotati di tablet), migliorare i tassi di rotazione delle scorte, e abbattere i costi di magazzino.

Attualmente, però, ancora non riusciamo ad intuire appieno tutte le potenzialità di questo nuovo mondo. «Le sperimentazioni di soluzioni IoT in ambito Retail sono molte, ma vanno ancora compresi con chiarezza gli impatti tangibili di lungo periodo che queste soluzioni consentono di ottenere», ci ha evidenziato Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

In questa condizione di incertezza, qual è il pensiero dei rivenditori? Se n’è occupata RSR Research, che ha condotto un’indagine su 138 retailer, per l’80% statunitensi. Tre le domande chiave: quanto pensano che l’IoT possa incidere sul Retail, in quali campi si potranno aprire le migliori opportunità, quali ostacoli rischiano di frenare l’espansione dell’Internet of Things.

Il 36% ha già intrapreso iniziative per la gestione delle scorte

L’80% dei rivenditori intervistati è convinto che l’IoT cambierà drasticamente le modalità di business delle aziende, e avrà un fortissimo impatto sulla commercializzazione dei beni di consumo nei prossimi tre anni. Invece, solo il 34% dice di percepire la portata del fenomeno ma di non sapere minimamente come esso si concretizzerà entro 36 mesi: il 66% è almeno neutro, o addirittura ottimista, in merito al livello di preparazione dell’azienda per far fronte alla novità.

Questo dato trova riscontro nel fatto che il 72% degli intervistati sta portando avanti iniziative di diverso tipo sull’argomento: il 36%, ad esempio, ha implementato con successo almeno un progetto impostato su sensori (ad esempio beacon o chip applicati ai prodotti per automatizzare il più possibile processi come la gestione delle scorte), e ne sta valutando di nuovi.

L’opportunità più immediata? Offrire nuovi servizi ai clienti

RSR ha proposto tre aree, chiedendo ai rivenditori di indicare quella di maggior interesse per lo sviluppo dell’IoT applicato al Retail. Tra riduzione di costi di produzione, maggiori possibilità di crescita, e aumento dei margini di profitto, l’opzione più cliccata è stata la seconda. Soprattutto in termini di differenziazione: il 51% del campione intende sfruttare l’IoT per diversificarsi dai competitor.

In seguito, l’indagine si fa più approfondita, focalizzandosi sui vantaggi che l’Internet of Things potrà offrire ai retailer nei processi di business. In questo senso, al primo posto si colloca il mantenimento accurato di scorte e magazzino in negozio (49% del campione), seguito da un maggior coinvolgimento dei clienti tramite la connessione con i loro device (43%) e da un sistema di aggiornamento costante dei flussi di vendita in negozio (40%). Un altro 40%, inoltre, crede nella possibilità di offrire nuovi servizi ai clienti tramite il monitoraggio dei loro smartphone e la raccolta di grandi quantità di dati sulle abitudini d’acquisto. Quest’ultimo punto è anche quello realizzabile nel minor tempo, secondo i rivenditori intervistati.

Difficile trovare casi d’uso a cui riferirsi

Al momento il primo problema è rappresentato dall’incertezza e dalla scarsa conoscenza del fenomeno: per il 53% del campione, infatti, chi nell’azienda ha il compito di delineare la strategia del brand fatica a comprendere i possibili benefici dell’Internet of Things. Una percentuale altissima, a cui si aggiunge il 47% di chi ritiene che sia ancora complesso individuare specifici casi d’uso dell’IoT nel Retail. Infine, un altro 47% non giudica queste tecnologie abbastanza mature per essere davvero oggetto di investimento in questo momento.

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