Si scalda la corsa delle telco italiane all’Internet of Things con il duo Tim–Vodafone pronto a darsi battaglia a suon di reti e servizi innovativi. I due operatori hanno infatti annunciato nei giorni scorsi alcune novità che sono passate un po’ in sordina, ma che meritano invece risalto per le opportunità che potrebbero aprire al mercato italiano dei dispositivi connessi: Tim ha avviato la commercializzazione dei servizi IoT e Vodafone ha fissato l’obiettivo della copertura in tutta Italia. Si tratta di iniziative che verosimilmente andranno a sostenere un mercato che oggi, stimano gli Osservatori Digital Innovation, in Italia vale 2,8 miliardi di euro e che fra il 2016 e il 2017 è cresciuto del 40%. Gli investimenti infrastrutturali sono infatti un elemento imprescindibile per spianare la strada all’era dell’interconnessione. Anche perché senza reti performanti e sicure l’IoT è solo uno splendido slogan.
Tim, NB-IoT per tutti entro gennaio 2018
Dalla fine di ottobre la tecnologia Narrowband di Tim, spiega la telco, è disponibile in oltre il 75% della rete 4G e nelle intenzioni della compagnia sarà estesa a tutta la rete entro il prossimo gennaio. Ciò significa che oggi sono 5mila i Comuni che potranno utilizzare i servizi di nuova generazione dell’Internet of Things che Tim si appresta a mettere in commercio. È il secondo traguardo IoT di rilievo tagliato dal gruppo, dopo che ad aprile aveva sperimentato in campo il primo contatore dell’acqua intelligente in grado di inviare automaticamente le misure tramite la rete live NB-IoT, in tandem con Olivetti e la Società Metropolitana Acque Torino.
La disponibilità del servizio NB-IoT su tutto il territorio nazionale, sottolinea Tim, “Tim, abiliterà lo sviluppo commerciale dei servizi a partire dai contatori intelligenti che consentiranno non solo il monitoraggio in tempo reale dei consumi e la telegestione delle reti di trasporto e distribuzione di gas, acqua, energia elettrica, ma anche il tele-riscaldamento e la gestione ambientale”.
Il valore aggiunto della tecnologia NB-IoT, aggiunge la compagnia, è che “permette un significativo risparmio dei consumi con una durata delle batterie degli oggetti connessi di oltre dieci anni e importanti incrementi delle coperture radio fino a sette volte maggiore rispetto al Gsm”. Il vantaggio è che l’ottimizzazione della rete riguarda anche le aree dove la copertura non sempre è ottimale: sottoscala, tombini, locali interrati, cantine o box. Senza contare che il NB-IoT “consente di ottimizzare i costi degli oggetti connessi e garantisce sicurezza e affidabilità tipiche delle reti mobili su spettro licenziato”.
All’avvio dell’offerta commerciale, annuncia Tim, faranno seguito altre soluzioni IoT che potranno sfruttare a pieno la velocità e la bassa latenza delle reti LTE/5G, quali l’automazione industriale o l’interconnessione fra auto e infrastrutture, per rendere possibile l’evoluzione verso scenari di autonomous driving.
Vodafone, scommessa sul NB-IoT in vista del 5G
Tim non è però l’unica a giocare la corsa all’IoT. Della partita fa infatti parte anche un suo grande competitor che ha appena annunciato un piano di investimento ad hoc sulle reti Narrow-Band IoT. Stiamo parlando di Vodafone, che ha messo sul piatto oltre 10 milioni di euro per portare le infrastrutture abilitanti dell’Internet of Things in tutta Italia.
La copertura NB-IoT, spiega la compagnia, “rappresenta un ulteriore passo verso l’introduzione delle reti di quinta generazione, è partita a ottobre con i principali comuni del Centro Sud e, da gennaio 2018, proseguirà con i principali comuni del Nord Italia, con l’obiettivo di coprire tutto il territorio nazionale entro marzo 2019”. Un’implementazione che si inserisce nella strategia di Vodafone per lo sviluppo della rete mobile di quinta generazione 5G. L’obiettivo è aumentare la capacità di copertura e favorire la lunga durata della batteria dei dispositivi grazie alla tecnologia Narrowband-IoT, che permette di far comunicare tra loro oggetti prima d’ora impossibili da connettere consentendo loro di beneficiare a pieno delle potenzialità dell’IoT in specifici mercati, ancora prima dello sviluppo della rete 5G nel 2020.
Contatori smart per l’efficienza dei sistemi idrici, cassonetti dell’immondizia intelligenti che comunicano con gli addetti alla raccolta, sensori posti sotto il manto stradale dei parcheggi per segnalare agli automobilisti il parcheggio libero più vicino, ricorda Vofafone, “sono solo alcuni dei casi di utilizzo della tecnologia Narrowband-IoT, che mette in comunicazione tra loro oggetti in posizioni difficilmente accessibili da connettività ed elettricità, con applicazioni nei campi del monitoraggio ambientale e strutturale, dell’agricoltura di precisione, delle smart cities e delle smart utilities”.
Dopo aver collaborato con i principali attori dell’industria alla definizione dello standard e aver lanciato i ‘Vodafone Narrowband-IoT Open Lab’ nel Regno Unito (Newbury), in Germania (Düsseldorf), e in Spagna (Madrid), Vodafone ha aperto anche a Milano un laboratorio che, in ottica di open innovation, “permetterà ad aziende e Pubblica Amministrazione di testare le potenzialità del NB-IoT, e di provare le proprie applicazioni prima del lancio commerciale, in un ambiente sicuro e in grado di replicare esattamente le prestazioni della tecnologia di rete”.