Tecnologie di rete

IoT-WAN: via libera alla rete IoT federata italiana

La conversione in legge del Decreto Semplificazioni consente finalmente l’auspicato passaggio al regime autorizzatorio permanente in relazione alle soluzioni tecnologiche Low Power Wide Area Network (LPWAN) che insistono sulle gamme di frequenze 863-870 e 915-921 MHz. Una semplificazione amministrativa fondamentale nel settore dell’IoT che abilita la possibilità di adottare liberamente la tecnologia LoRaWAN

Pubblicato il 12 Ott 2020

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La recente conversione in legge del Decreto Semplificazioni contenente l’emendamento presentato in Senato dalla Senatrice Maria Laura Mantovani, consente finalmente l’auspicato passaggio al regime autorizzatorio permanente in relazione alle soluzioni tecnologiche Low Power Wide Area Network (LPWAN) che insistono sulle gamme di frequenze 863-870 e 915-921 MHz. Una semplificazione amministrativa fondamentale nel settore dell’IoT che abilita la possibilità di adottare liberamente la tecnologia LoRaWAN e che sblocca importanti investimenti in settori strategici come Smart City, Smart Agricolture e Smart Water Metering. Per quest’ultima applicazione, in particolare, le Utility dell’acqua considerano LoRaWAN come la tecnologia elettiva per efficientare le reti idriche e minimizzare le perdite. La semplificazione, rimuovendo il limite temporale dei sei mesi e la conseguente incertezza normativa, genera anche un nuovo impulso agli investimenti da parte degli operatori di rete, che risultano così incentivati ad estendere la copertura territoriale delle loro reti IoT. In questo scenario l’iniziativa della Federazione di Reti IoT LoRaWAN chiamata IoT-WAN, torna di attualità e assume valore strategico.

In Italia, infatti, non è presente un operatore che ha realizzato una rete IoT LoRaWAN nazionale come per esempio ha fatto in modo lungimirante Orange in Francia coprendo il territorio francese. Questo ha quindi spinto ISP locali radicati sul territorio, ad aggregarsi per cogliere importanti opportunità di business. Vi sono tuttavia aspetti di questa tecnologia che rendono la Federazione di Reti IoT LoRaWAN appetibile anche alle Utility ed ai Comuni, vista la possibile implementazione di innovativi modelli di revenue sharing. IoT-WAN, infatti, si rivolge non solo agli operatori di Telecomunicazioni, ISP e WISP, ma anche a tutti i soggetti che desiderano valorizzare i propri asset territoriali nel promettente settore dell’Internet of Things.

La Rete d’impresa IoT-WAN

Da un punto di vista formale, il primo embrione della Rete Federata Italiana di Reti IoT LoRaWAN è stato concepito nel 2016 per concretizzarsi il 20 luglio 2018 tramite un contratto di Rete d’impresa firmato da cinque aziende fondatrici, estesosi successivamente a diversi altri ISP. La Rete d’impresa costituita non possiede personalità giuridica e come tale non vende direttamente servizi, ma regola i rapporti di business tra retisti che vendono servizi a terzi. Il principio fondante è senza “primus inter pares”, lasciando tuttavia maggior peso decisionale a chi mette a disposizione della federazione il maggior numero di asset, incentivando con ciò ciascun federato a condividere quanti più asset possibili. Ciascun retista, però, è sempre libero di decidere se e quando condividere asset nella federazione. Lo strumento giuridico innovativo della Rete d’Impresa consente dunque la collaborazione strutturata tra aziende con la comune finalità di realizzare una rete IoT LoRaWAN Italiana, con un modello di business agile e flessibile. Tale strumento, peraltro, come previsto dalle norme che lo regolano, consente a società pubbliche di aderire alla Rete d’impresa senza la necessità di dover dare avvio a una procedura a evidenza pubblica.

Peculiarità della tecnologia LoRaWAN

Rimandando il lettore a un altro articolo nel caso in cui volesse approfondire meglio la tecnologia LoRaWAN, ci limitiamo qui a dire che LoRaWAN è un protocollo di comunicazione bidirezionale di rete LPWAN (Low Power Wide Area Network) che utilizza la frequenza libera 868MHz e consente di trasmettere i dati dai sensori periferici ai gateway anche a distanze molto grandi, dell’ordine di chilometri, pur utilizzando una potenza confrontabile a quella di un comune telecomando apri-cancello.

Questa tecnologia presenta una peculiarità tecnica particolarmente interessante: i concentratori che costituiscono la rete LoRaWAN sono fondamentalmente degli oggetti semplici; trasmettono, cioè, tutti i dati provenienti da tutti i dispositivi periferici che si trovano nel proprio raggio d’azione, siano essi dispositivi periferici propri o altrui. I gateway che compongono la rete in tecnologia LoRaWAN, quindi, non filtrano in alcun modo i dati raccolti. Questo significa che se, su una stessa area, fossero presenti due reti IoT LoRaWAN di due operatori differenti che gestissero, il primo, centomila dispositivi periferici e, il secondo, novecentomila dispositivi, entrambi avrebbero la necessità di dimensionare il proprio backend per un milione di dispositivi. Nel cloud, successivamente, il primo riconoscerà che novecentomila pacchetti dati non sono di sua competenza e li cestinerà; lo stesso farà il secondo con gli altri centomila pacchetti. È esattamente questa la motivazione che ha spinto gli operatori ad aggregarsi in una federazione di reti evitando l’inutile moltiplicarsi di reti esistenti e l’intasamento dello spazio radio. Il concetto di federazione di reti peraltro è decisamente più ampio e potente di quello del roaming in quanto, come anticipato, abilita innovativi modelli di business di revenue sharing.

IoT-WAN: il modello di revenue sharing

Dal punto di vista business, le motivazioni che hanno portato alla nascita di questa Federazione Italiana di Reti IoT LoRaWAN partono ancora una volta dal gateway, o meglio, dal sito che lo ospita. Occorre innanzitutto esplicitare le singole componenti che caratterizzano un sito che ospita un gateway di raccolta dati di una rete LoRaWAN:

  1. il sito fisico sul quale poter installare un gateway
  2. il gateway di raccolta dei dati provenienti dai sensori LoRaWAN
  3. l’installazione del gateway e la manutenzione del sito
  4. la connettività per la trasmissione in cloud dei dati raccolti dal gateway
  5. la clearing house, ossia i servizi di gestione dei rapporti economici tra i federati in relazione al traffico dati e alla ripartizione dei ricavi derivanti dalla vendita di servizi a terzi estranei alla Rete Federata.

Il motivo per il quale vengono infatti esplicitate queste voci è che ciascuna di queste cinque voci potrebbe potenzialmente essere offerta da cinque differenti federati. Ciascuna di queste voci ha un peso percentuale differente stabilito dalla federazione e viene valorizzata sul listino di riferimento dei federati. Ciò avviene per ogni singolo dato che transita in un gateway federato.

Se da un lato l’ingresso in Federazione di un potenziale candidato ha un senso solo se tale candidato può mettere a disposizione degli altri federati asset riconducibili ad una o più delle cinque voci precedenti, dall’altro, una volta entrato in federazione, ha la possibilità di mettere a reddito asset normalmente adibiti ad altri scopi. In quest’ottica, i primi interessati ad entrare in questa Federazione sono infatti gli ISP (Internet Service Provider), ma anche le Utility che potrebbero valorizzare siti come edifici, pali della luce, torri piezometriche, vasche di rilancio, ecc. O ancora, analogamente, gli stessi Comuni.

Perché una Rete federata italiana dedicata all’IoT WAN

Il presupposto fondante di questa federazione è la volontà comune di rendere economicamente sostenibile l’adozione e la diffusione dell’IoT. Per un ISP poter partecipare alla creazione di una Rete IoT Federata Italiana consente di minimizzare i rischi d’investimento razionalizzando i costi di rete e l’utilizzo stesso delle frequenze radio. Dal punto di vista degli utilizzatori finali, invece, la Rete Federata consente a clienti nazionali e internazionali di poter contare su una rete italiana per l’IoT. Il tracciamento dei pacchi di un corriere, per esempio, non può prescindere dalla presenza di una copertura nazionale.

In ambito Smart Water Metering, le Utility dell’acqua considerano la tecnologia LoRaWAN come ideale sia per la telelettura dei contatori che per la telegestione e il telecontrollo della rete idrica. Questo non solo per la flessibilità che presenta questa tecnologia, ma anche per la sostenibilità economica che questa consente. Sono sempre più numerosi, infatti, i casi di Utility dell’acqua che per abbattere i costi di comunicazione hanno messo a disposizione i propri siti (torri piezometriche, vasche di raccolta, ecc.) per consentire ad operatori LoRaWAN la realizzazione della rete necessaria alla raccolta dei dati dei contatori dell’acqua e dei principali parametri della rete acquedottistica, al fine di gestire e ridurre le perdite idriche attraverso controlli in tempo reale, nonché di fornire dati giornalieri di consumo ai singoli utenti, in un’ottica di trasparenza e consapevolezza. Avere una rete capace di raggiungere contatori posti sotto i tombini o nei cavedi e disseminati sul territorio, significa di fatto avere una rete potenzialmente utilizzabile anche per applicazioni Smart City come per esempio parcheggi intelligenti, illuminazione intelligente, analisi capillare della qualità dell’aria, raccolta rifiuti efficiente e tanto altro ancora. L’interconnessione tra i gestori dell’acqua e i comuni, peraltro, fa delle Utility dell’acqua dei potenziali attori di primo piano in questo scenario. Si spiega facilmente, quindi, il loro interesse nel voler partecipare a questa Federazione di Rete e al relativo modello di revenue sharing, che consentirebbero loro l’accantonamento di somme insperate che potrebbero alimentare fondi destinati all’innovazione, innescando così un circolo virtuoso.

Interessante lo scenario inverso: un Comune lungimirante che mette a disposizione i propri siti per abilitare servizi Smart City come quelli menzionati prima, non ha solo la possibilità di abbattere i costi per questi servizi ma, federandosi, si può proporre, per esempio, come co-fornitore della rete necessaria ad una Utility dell’acqua per lo Smart Water Metering. In questo modo, quindi, le Municipalità non solo avranno iniziato un percorso di digitalizzazione a costo estremamente basso, ma monetizzando (grazie alla valorizzazione dei loro asset), avranno generato una spirale positiva che permetterà loro di ampliare progressivamente e in modo facilmente sostenibile le applicazioni Smart City utili per i propri cittadini. I pali della luce, in modo particolare, rappresentano potenzialmente un’infrastruttura formidabile per una rete IoT LoRaWAN, sia per distribuzione capillare che per altezza. Se da un lato, infatti, possono ospitare i gateway LoRaWAN che raccolgono i dati dai dispositivi periferici della città afferenti a tutte le possibili applicazioni Smart City, possono anche ospitare strategicamente sensori fondamentali.

Conclusioni

I recenti sviluppi normativi hanno di fatto liberalizzato la tecnologia LoRaWAN in Italia rilanciando la Rete d’impresa costituitasi per coprire il territorio italiano con una rete IoT federata nazionale. All’iniziativa sono direttamente interessate aziende private e pubbliche dei settori Telco, ISP, WISP, ma anche Utility e Comuni attraverso la valorizzazione dei propri asset. Da non trascurare i vantaggi indiretti per cittadini e imprese che assistono all’abilitazione di una digitalizzazione sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale, fruendo dei servizi forniti tramite la rete nazionale dedicata all’IoT.

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