Strategie

L’innovazione al cuore di 3 Italia

Antonella Ambriola, Chief Technical Officer di 3 Italia e protagonista dello sviluppo del mercato Mobile italiano sin dagli anni 90, parla dei progetti d’avanguardia che l’operatore sta portando avanti nell’ottica di migliorare il servizio al cliente e fare efficienza

Pubblicato il 29 Ott 2012

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Antonella Ambriola, origini salentine e una laurea in matematica, è la responsabile dell’area tecnologie di 3 Italia, che include l’ICT, la Rete e i terminali commercializzati dall’operatore. Un incarico che è il punto di arrivo di una lunga e avvincente carriera che, sin dagli albori del mercato TLC negli Anni 90, la vede protagonista dello sviluppo delle telecomunicazioni mobili nel nostro Paese, oltre che artefice, insieme a illustri colleghi, di ben due start up: quello di Omnitel prima e quello di 3 Italia poi.

Dottoressa Ambriola, il suo percorso professionale è legato a doppio filo all’evoluzione del mercato delle Tlc Mobili in Italia. Quali sono state le tappe principali?

Ho lasciato Lecce grazie ad una borsa di studio ottenuta al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Pisa per una tesi sperimentale e non sono più tornata indietro. L’inizio della mia carriera è stato a Ivrea, in Olivetti, dove mi sono occupata di ricerca sulle immagini e sui primi ambienti multimediali.

Successivamente ho vissuto un paio di anni negli Stati Uniti. Al rientro in Italia sono stata assunta in Omnitel. Inizialmente lavoravo nel dipartimento IT, un’area aziendale appena nata, dove mi occupavo di “billing”. Omnitel, a quei tempi, era una grande scommessa, seppur sostenuta da aziende italiane e americane dalle spalle larghe.

Per me, un’esperienza estremamente formativa: ho imparato che nulla è impossibile e che bisogna sempre guardare avanti. Sono rimasta in Omnitel fino al 2000, anno in cui è diventata Vodafone. A quel punto è iniziata la mia avventura in 3 Italia: al tempo era una piccola azienda, una start up chiamata Andala, nata per acquisire la licenza UMTS e costituita al 90% di capitale da Tiscali e per il 10% da Franco Bernabè. Eravamo solamente in 20 con Vincenzo Novari come Amministratore Delegato.

In quegli anni, il Governo D’Alema aveva deciso di assegnare cinque licenze UMTS attraverso un Beauty Contest: bisognava cioè presentare un piano tecnico- economico per spiegare come avremmo utilizzato la licenza in caso di vittoria. Nel frattempo però il Governo D’Alema cade, arriva Amato e il bando di gara cambia: non vincerà più chi presenterà i progetti migliori ma chi offrirà più soldi. Per partecipare all’asta occorrevano a quel punto 10.000 miliardi di lire, 5mila per vincere l’asta e altrettanti per costruire l’azienda. Una cifra che gli azionisti di Andala non erano in grado di sostenere.

Così, mentre gli altri parlavano di come chiudere l’azienda, Vincenzo Novari prese in mano la situazione e andò alla ricerca di un partner che fosse in grado supportare il progetto: la cinese Hutchison Whampoa. Per loro fu una vera scommessa, eravamo una start up che provava ad entrare in un mercato con una penetrazione già del 100%, un’impresa non facile se si pensa che due degli operatori che parteciparono a quella gara, Ipse e Blue, oggi non sono più sul mercato.

Quali sono state, a suo avviso, le carte vincenti che hanno permesso a 3 Italia di conquistare quote in un mercato già fortemente presidiato?

3 è sempre stato l’operatore più innovativo. Essendo gli ultimi arrivati, per sopravvivere e avere successo abbiamo dovuto cambiare le regole del gioco, fare le cose prima e in maniera diversa dagli altri. Ad esempio, nel 2003, abbiamo lanciato il primo servizio UMTS al mondo; nel 2004 abbiamo introdotto in Italia la prima formula “all inclusive” con terminale sussidiato e nel 2005 abbiamo realizzato il primo modello in Italia di gestione in outsourcing della rete e delle piattaforme IT attraverso il partner tecnologico Ericsson.

Questi sono solo alcuni esempi di come abbiamo sempre puntato sull’innovazione, sia dal punto di vista commerciale, sia dal punto di vista strategico-organizzativo. E il tempo sembra averci dato ragione: oggi abbiamo 9,3 milioni di clienti ai quali offriamo servizi di comunicazione, Internet e Tv in mobilità attraverso una rete interamente a 42 Mega che raggiunge il 92% della popolazione. Ed entro l’anno lanceremo l’LTE a 100 Mega.

Nel dettaglio, quali sono oggi le sue responsabilità?

Le mie responsabilità sono relative a tutta la divisione tecnica, ovvero la rete, i sistemi informativi e i terminali.

Come accennato sopra, abbiamo con Ericsson un importante contratto di outsourcing della rete e dell’IT per la parte di Operations e alcune attività di ingegneria. Si tratta di un’altra importante innovazione introdotta sul mercato da 3 Italia: nel 2005 siamo stati il primo operatore a utilizzare l’outsourcing, poi anche i competitors ci hanno seguito. Questo modello ci ha permesso di focalizzare maggiormente l’attenzione sui servizi al cliente, portando “fuori dall’azienda” gli aspetti più operativi.

È un modo diverso di lavorare che credo diventerà in futuro uno standard non solo per il mercato delle telecomunicazioni e che ci ha permesso di raggiungere ottimi risultati: nonostante la crisi economica, nel 2010 abbiamo raggiunto il break even (punto di pareggio) ed oggi il risultato operativo è positivo.

Quali sono i cambiamenti più rilevanti che hanno coinvolto l’area tecnologica di 3 Italia nel recente passato e con quali obiettivi?

Dopo avere investito oltre 10 miliardi di euro nel nostro Paese, 3 Italia nel 2011 si è aggiudicata il 25% delle frequenze LTE messe a gara dal Governo Italiano a fronte di un corrispettivo di 305 milioni di euro. Abbiamo avviato un piano biennale da 1 miliardo di euro per potenziare la rete in termini di copertura, capacità e prestazioni. 3 è l’operatore mobile italiano con la rete a 42 mega più estesa a livello nazionale.

Per quanto riguarda, invece, il mondo dell’IT, abbiamo iniziato nel 2010 un programma di modernizzazione del nostro data center introducendo un private cloud che ci ha permesso di ottimizzare i nostri data center e di ridurli da 5 a 2 (uno a Milano e uno a Roma) risparmiando spazio, energia e numero server. Abbiamo così ridotto i costi di circa il 50% migliorando allo stesso tempo la qualità del servizio.

Dunque per il data center avete fatto una scelta di outsourcing molto spinta…

3 Italia non possiede più l’hardware: abbiamo venduto tutti i nostri apparati e ora stiamo acquistando capacità computazionale. In questo modo non dobbiamo più farci carico dell’obsolescenza delle macchine. Ormai vediamo l’hardware come una commodity: non c’è più valore aggiunto nel possedere fisicamente i server. Abbiamo scelto di avere un solo partner tecnologico di riferimento con cui abbiamo firmato un contratto di 7 anni che prevede un capacity planning e onde periodiche di refresh tecnologico.

A che punto è il progetto di Private Cloud?

Il programma di trasformazione è molto importante e si concluderà l’anno prossimo. Stiamo portando tutte le applicazioni su architettura target basata sui blade Intel X86. A partire da questo stiamo rinnovando tutte le altre infrastrutture: abbiamo un programma di modernizzazione del desktop con thin client per i nostri call center e stiamo rivedendo alcuni aspetti applicativi, in questo momento assolutamente centrali per il business.

Inoltre, stiamo portando l’innovazione all’interno dei 4000 negozi, introducendo processi paperless e il digital signage a supporto della struttura di vendita.

Da sapere

I numeri di 3 Italia

3 Italia è il primo operatore al mondo ad aver lanciato i servizi UMTS su scala commerciale nel 2003 e oggi offre un’ampia gamma di servizi di comunicazione, Internet e TV in mobilità a 9,3 milioni di clienti. L’azienda, che nel 2011 ha registrato ricavi per 1,8 miliardi di euro, fa parte del Gruppo Hutchison Whampoa, compagnia tra le prime 500 nella classifica Fortune, una delle più grandi imprese quotate alla borsa di Hong Kong e operativa in 52 Paesi con circa 250 mila dipendenti e un fatturato di 50 miliardi di dollari nel 2011. 3 Italia è anche l’operatore Italiano con la rete a 42 mega più estesa a livello nazionale.

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