Molte delle fonti di fatturato connesse all’Internet of Things verranno da servizi addizionali, piuttosto che dalle tariffe di connessione come avviene oggi. Di conseguenza, la quota di “fee” da interazioni M2M (machine-to-machine) generata da servizi che non sono di connettività salirà dal 21% del 2013 al 53% nel 2013: è la tesi di un report della società di ricerca Analysys Mason.
Il calo delle entrate da servizi di connessione, che i MNO (mobile network operator) stanno già affrontando in ambito consumer retail, inizia a profilarsi quindi anche in un ambito prettamente business come il M2M. La reazione che stanno mettendo in atto gli operatori è di entrare in altri ambiti della catena del valore M2M, offrendo soluzioni composite e sempre più end-to-end in cui la connettività è solo uno dei componenti.
Tesi Internet of Things
«Con miliardi di oggetti connessi a internet – auto, contatori intelligenti, TV ed elettrodomestici, per citarne alcuni – che inviano informazioni sul loro stato e sulle condizioni dell’ambiente circostante, i MNO devono decidere che ruolo giocare nello scenario di mercato che si sta profilando – spiega il report -. Molti settori stanno adottando tecnologie M2M per connettere vari dispositivi e macchine, e il M2M si sta quindi configurando come una promettente potenziale area di business per i MNO».
Gli operatori sono ben posizionati per fornire la connettività praticamente onnipresente che serve per mantenere le interazioni tra i vari moduli e sensori, continua Analysys Mason, e quindi per supportare sempre di più i processi di business in trasformazione dei loro clienti. Ma la concorrenza sta aumentando: sempre più MNO stanno lanciando servizi per questo mercato, e per la connettività provengono offerte anche da operatori specializzati in reti M2M, connessioni satellitari, e altre realtà con reti che sfruttano frequenze non cellulari.
Questo aumento della concorrenza provocherà ovviamente una contrazione dei margini. La proliferazione di nuove applicazioni M2M ad alto utilizzo di dati che usano reti 3G e 4G, come videosorveglianza e servizi per le auto connesse a internet (smart car) può però compensare il declino delle entrate provenienti dalla mera connettività. Per i MNO comunque si pone il problema di trovare il modo di rimanere competitivi in un quadro in cui la connettività è sempre più una commodity: molti stanno appunto “scalando” la catena del valore offrendo soluzioni M2M che combinano la connettività con hardware o software di partner, sostiene Analysys Mason citando i risultati di un proprio sondaggio.
«Dieci operatori globali ci hanno detto di aspettarsi che i servizi non-connectivity rappresenteranno oltre la metà del “fatturato medio per connessione” (ARPC) entro il 2016 – si legge nel report -. La connettività rimarrà il maggiore componente di fatturato M2M in volume, ma la sua incidenza si ridurrà dal 79% del terzo trimestre 2013 al 47% del terzo trimestre 2016».
La transizione degli operatori da fornitori di pura connettività a fornitori di soluzioni M2M end-to-end è uno dei driver primari di qeusta evoluzione, ed è largamente basata sui servizi cloud. Molti operatori hanno messo insieme portafogli di prodotti end-to-end che permetteranno loro di generare più fatturato da servizi a valore aggiunto. E ora continueranno a sviluppare nuove collaborazioni e nuovi modelli di partnership strategica, specialmente con fornitori di applicazioni e system integrator, che sono partner essenziali per proporre soluzioni end-to-end.