Quante volte, su una miriade di aspetti della vita economica e culturale del Paese, noi italiani ci diciamo o sentiamo dirci che siamo allo stesso livello della Spagna? Senza addentrarci nel dibattito, è interessante partire dai dati dell’ultimo censimento dell’International Telecommunication Union (ITU) per delineare un confronto che – almeno rispetto alle Tlc – pare plausibile al di là degli stereotipi.
I due mercati denotano parecchie similitudini per i tassi di penetrazione di banda larga fissa e mobile, ma anche per l’educazione alle comunicazioni digitali che contraddistingue le popolazioni, specialmente se si paragonano questi parametri a quelli degli Stati del Nord Europa. Nella sostanziale omogeneità, però, ci sono parecchie differenze che evidenziano opportunità e punti di debolezza peculiari che rendono Italia e Spagna due arene piuttosto differenti per i player internazionali che competono sul piano dell’on line e del mobile.
Secondo l’indagine dell’ITU (realizzata attraverso un questionario annuale inviato alle Autorità delle Comunicazioni e alle telco, a cui si aggiungono dati da ministeri e organizzazioni internazionali), nel 2014 la Spagna ha registrato una penetrazione maggiore dei contratti su linea fissa e Internet a banda larga, raggiungendo sulle sottoscrizioni broadband il 27,3% della popolazione. Mentre l’Italia, secondo l’ultimo dato disponibile del 2013,è al 23% di penetrazione.
D’altra parte l’Italia si distingue per un numero quasi doppio di utenze mobile (94,2 milioni contro le 50,8 spagnole) e per una penetrazione delle SIM pari al 154,2%, contro il valore comunque alto della Spagna, 107,8%. Questo significa forse che le connessioni a Internet via mobile sono più numerose nello Stivale che nella Penisola iberica? Non necessariamente. Stando alle cifre fornite da Eurostat citate da ITU, solo il 62% dei consumatori italiani di età compresa tra i 16 e i 74 anni è andato online negli ultimi tre mesi antecedenti il sondaggio, contro il 76,2% degli spagnoli.
eMarketer ha confrontato questo studio con le proprie stime, secondo cui gli italiani che effettuano mensilmente almeno un accesso a Internet attraverso qualsiasi dispositivo sono il 58% della popolazione, contro il 66,2% degli spagnoli. Inoltre in Spagna il 56,3% dei possessori di smartphone lo ha utilizzato almeno una volta, nell’ultimo anno, per navigare online, mentre in Italia la percentuale non arriva al 50%. Dati che rispecchiano le rilevazioni dell’Unione europea e che trovano ulteriore riscontro in una ricerca firmata TNS Opinion & Social, secondo cui gli utenti italiani di età superiore ai 15 anni lo scorso ottobre si sono connessi al Web via mobile nel 68% dei casi, contro l’85% degli spagnoli, che hanno fatto segnare il valore più alto di tutta la regione mediterranea.
La ricerca dell’ITU permette dunque di sfatare due miti: il primo riguarda l’idea che a una maggiore penetrazione di handset corrisponda una più elevata propensione all’accesso al Web in mobilità. L’educazione digitale sembrerebbe passare prima di tutto da una buona infrastrutturazione della rete fissa. Il secondo mito da sfatare è quello secondo cui, sul piano dello sviluppo, l’Italia si trova allo stesso livello della Spagna. In alcuni casi (e purtroppo in ambiti strategici come quello dell’accesso al mobile Internet) sembrerebbe proprio un gradino più in basso.