Cisco ha presentato anche in Italia il suo paradigma chiamato Internet of Everything (IOE), che secondo un’indagine commissionata dalla stessa società su 7500 top manager di aziende di 12 Paesi di tutto il mondo può generare, già durante il 2013, un valore economico di 613 miliardi di dollari.
Cisco definisce l’IOE come la connessione in Rete di persone, processi, dati e oggetti, e l’incremento di valore che si genera con il progressivo aumento degli elementi che si collegano. In questo senso, secondo la società, l’internet of things di cui comunemente si parla, e cioè la connessione in rete dei soli oggetti fisici, sarebbe solo un componente dell’IOE, insieme a diversi altri come Mobility, Cloud computing e Big Data.
Al di là delle definizioni, l’IOE – ha spiegato Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia – è la quarta evoluzione di internet dopo la connettività e-mail, la Networked economy (e-commerce, digital supply chain), e le esperienze immersive (social, mobility, cloud, video), e viene concretizzata tecnologicamente da Cisco ONE (Open Network Environment), la piattaforma di Software Defined Network (SDN) del colosso americano.
“Anche per l’Italia l’IOE è un’occasione fondamentale: la nostra indagine ‘IOE Value Index’ evidenzia per esempio per la Francia, un Paese molto simile e vicino, un valore di 32 miliardi di dollari di profitti in più per le imprese private già durante quest’anno, che possono nascere applicando i principi e le tecnologie dell’IOE a settori chiave anche per l’industria del nostro Paese, quali il manifatturiero, migliorando supply chain, logistica e organizzazione del lavoro”.
A proposito dell’Italia, Santoni ha poi ricordato l’impegno di Cisco su iniziative come BizMall, un marketplace tecnologico rivolto ai rivenditori realizzato con Computer Gross, i laboratori Photonics a Monza (competence center mondiale nel campo delle reti ottiche), la global partnership in Expo 2015, la Networking Academy (con oltre 70mila tecnici certificati in 14 anni), e Solutions LED, una sorta di incubatore per start-up tecnologiche italiane.
Flavio Bonomi cisco
Tornando all’IOE, Flavio Bonomi, Head Advanced Architecture and Research di Cisco, è sceso più nel dettaglio definendola un’infrastruttura intelligente che va al di là del solo trasporto dei dati, aggiungendo fasi di analisi ed elaborazione. “Fino a oggi l’intelligenza si trovava negli ‘end point’ e nel cloud, ma nel mezzo la rete era ‘stupida’”. D’ora in poi invece ci sarà dell’intelligenza distribuita in rete che consentirà per esempio di filtrare ed elaborare i dati grezzi provenienti dagli end point: “L’IOE quindi si può anche definire un enorme ‘computer distribuito’ che comprende anche la rete, e che avrà le sue app distribuite e il suo app store”.
Tutto questo ovviamente presuppone una trasformazione radicale dell’IT per come è oggi, con impatti a tutti i livelli (security, data management, content delivery, ecc.) e una gamma di potenziali utilizzi praticamente in tutti i settori (process manufacuring, trasporti, logistica, discrete manufacturing, utility, pubblico/difesa, healthcare, retail, automotive), con benefici soprattutto di Supply Chain Management, Customer Experience, innovazione, utilizzo degli asset, e produttività dei dipendenti.
“In particolare – ha detto Bonomi – le aziende manifatturiere potranno fare analisi dei dati in tempo reale e multidimensionale, collaborazione video integrata, tracciabilità in remoto degli asset fisici; quelle del settore energetico potranno integrare i dati provenienti da sensori sulla Rete, localizzare personale esperto quando necessario, fare analisi predittive sui consumi; e quelle del settore retail potranno fare analisi predittive e visualizzazione, interazione con i clienti basata su contenuti multimediali ricchi, pagamenti in mobilità, e controllo in remoto per i clienti”.
“Un modello sia per il Data Center privato che per il Cloud”
Infine Paolo Campoli, Head of SP Architectures e CTO di Cisco Europe, ha precisato il nesso tra IOE e Cisco ONE, definita dal manager una delle transizioni tecnologiche più importanti della storia di Cisco.
“Nello scenario odierno la rete torna al centro di tutto: tra servizi cloud e terminali occorre mettere intelligenza, e la tecnologia che si sta imponendo oggi in quest’ottica è l’SDN, Software Defined Network: la rete diventa programmabile non solo tramite il software del costruttore della rete, ma anche attraverso applicazioni sviluppate da terzi per i quali sono a disposizione apposite API”.
Nel dettaglio quindi i componenti di base del SDN sono quattro: il controller che gestisce l’intelligenza di rete, l’esposizione delle API di rete, agenti software che permettono all’hardware di rete di dialogare con il controller, e infine la ‘lingua’, il protocollo di rete, che può essere open source.
“E’ un modello molto potente, che si applica indifferentemente al Data Center privato e al cloud pubblico, ma Cisco ONE cerca anche di andare oltre il mero principio di SDN come rete programmabile, per estrarre informazioni, analizzarle per ideare servizi più accattivanti ed estremamente personalizzati, e allocare al meglio le risorse di rete”.