Analisi

Mercato Smart Home: la casa intelligente spinge l’acceleratore sui servizi

I dati dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano dedicato alla Smart Home mostrano un settore che ha tenuto nonostante la crisi pandemica, ma che si prepara a un futuro fatto di nuovi modelli di business, nei quali la componente di servizio potrebbe giocare un ruolo nuovo

Pubblicato il 21 Feb 2021

iot consumer

Nonostante non siano mancati gli effetti e i contraccolpi legati alla pandemia da COVID-19, anche nel 2020 il mercato della Smart Home resta particolarmente vivace e dinamico come acceleratore internet.
Lo sottolineano i dati presentati dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano e riassunti nel report intitolato: “Stay at home, stay in a Smart Home: la casa intelligente alla prova del Covid”.
Sicuramente, si sottolinea immediatamente, eravamo abituati a crescite continue e significative: +35%, +52%, +40% dal 2016 al 2019, anno in cui, per altro, il comparto supera significativamente il tetto dei 500 milioni di euro attestandosi a quota 530.
Il 2020, che si era aperto con il primo bimestre in fortissima crescita, ha poi comprensibilmente registrato un vero e proprio tracollo nel periodo del lockdown, con decrescite vicine al 100% nei mesi del blocco totale, per poi riprendersi e addirittura accelerare nella seconda parte dell’anno fino a chiudersi a 505 milioni di euro, in calo del 5% rispetto a 2019.

Smart Home: una sostanziale tenuta

Per questo motivo, gli Osservatori tendono a parlare di sostanziale tenuta del comparto, considerata l’eccezionalità della situazione. Del resto, anche se Germania e UK hanno chiuso il 2020 con un +20%, le altre economie europee hanno registrato un andamento del tutto simile al nostro.
Più che sui numeri, tuttavia, l’Osservatorio tende a focalizzarsi sui fenomeni di accelerazione internet.
Non tutti i segmenti del mercato hanno risposto allo stesso modo.
Così se i retailer della filiera tradizionale e le soluzioni legate alla sicurezza sono risultati i più colpiti, diversamente hanno risposto gli operatori dell’online e, in termini di categorie merceologiche, tutto il comparto degli elettrodomestici connessi, dei termostati e dei purificatori d’ambiente.

Primo trend: i nuovi attori dell’ecosistema

L’aspetto più interessante – ed è la tendenza che probabilmente condizionerà il comparto anche nel prossimo futuro – è l’ingresso di nuovi attori nell’ecosistema.
Se nelle edizioni precedenti dell’Osservatorio si era registrato il ruolo degli OTT (Over The Top) nel segmento Smart Home, ora gli attori sono molto diversi e non tutti hanno stretti legami con il mondo tecnologico. Si parla di agenzie immobiliari, come Resideo, che in partnership con Gabetti propone la vendita di immobili smart, di parla di produttori del mondo automotive, come Mercedes Benz che collabora con Bosch per facilitare il dialogo tra Smart Car e Smart Home, di player della GDO, come Lidl, che lancia una propria linea di prodotti per la Smart Home, o ancora di produttori di sistemi di arredamento, come Scavolini, che integra Alexa nelle proprie cucine.

Secondo Trend: dal device al servizio

Ancor di più – ed è questo un ulteriore trend evidenziato dall’Osservatorio – sempre di più ci si scosta dalla vendita del solo dispositivo, per arrivare al connubio tra oggetti connessi e servizi erogati con formule di abbonamento o pay per use.
I servizi di videosorveglianza vengono proposti in abbinamento con l’archiviazione delle immagini in cloud, i player dell’energy associano ai loro sistemi intelligenti anche servizi di rilevazione guasti e pronto intervento, si comincia a parlare di assisted living, con l’integrazione di servizi di assistenza sanitaria e monitoraggio degli anziani.

Smart Home: un’analisi per segmento

L’analisi dell’Osservatorio ha preso in esame anche i diversi segmenti in cui il mercato della Smart Home si divide.
Per quanto in calo rispetto all’anno precedente (-30%), a causa della pandemia e dei lockdown che hanno portato le persone a essere maggiormente presenti nelle loro abitazioni, la videosorveglianza resta il segmento più importante nella Smart Home, con i suoi 105 milioni di euro di valore complessivo. I trend cui abbiamo fatto cenno poco fa sono perfettamente rispettati: se vendono meno dispositivi, il cui prezzo medio è in ogni caso sceso, ma li si vende in associazione a servizi e nello specifico sevizi di archiviazione in cloud delle immagini registrate.
Crescono invece, sebbene a tassi più ridotti rispetto agli anni precedenti (+10%), gli Smart speaker. Anche in questo caso il valore si attesta sui 105 milioni di euro, che corrispondono a 170 milioni di dispositivi venduti (+16%), in linea con quanto accade negli altri Paesi europei.
In questo caso, è interessante sottolineare la tendenza crescente a utilizzarli come hub per la gestione di altri oggetti smart ormai presenti in casa, come luci o termostati.
Tra le diverse tipologie di speaker disponibili, maggior favore incontrano i modelli con display, anche in questo caso in associazione ad altri dispositivi: in connessione con una videocamera posta sulla porta di ingresso, lo speaker diventa un sistema di sicurezza domestica.
Più importante è la crescita del segmento dei grandi e piccoli elettrodomestici, che mette a segno un +17% a 100 milioni di euro, valore questo che esprime la sola componente di connessione e intelligenza a bordo del dispositivo. E se si può sottolineare come effetto indiretto della pandemia sia il maggiore interesse riscontrato dai piccoli elettrodomestici come aspirapolvere e purificatori, l’aspetto più significativo da sottolineare è il fatto che sempre più spesso le funzioni di intelligenza e connessione sono effettivamente utilizzate. Così la lavatrice decide in autonomia il tipo di lavaggio più adatto ad uno specifico tessuto, oppure si attivano nuove modalità di vendita in pay per use, abbinati a servizi di automatic replenishment per i detersivi.
Bene anche i sistemi di riscaldamento e climatizzazione, che toccano i 75 milioni di euro sulla scorta da un lato di una maggiore attenzione a tematiche quali il monitoraggio dei consumi, dall’altro della spinta degli ecobonus e superbonus edilizio della seconda metà dell’anno.
Con segno positivo, anche se con volumi meno rilevanti, i segmenti delle casse audio e dei sistemi illuminazione intelligente, che valgono rispettivamente 48 e 40 milioni di euro.

Servizi alla persona: collaborazione tra pubblico e privato

Un segmento sul quale tuttavia l’Osservatorio accende il riflettore è quello dei sistemi di assistenza alla persona. I numeri sono ancora poco rilevanti, tuttavia proprio sotto la spinta del COVID sono emerse importanti collaborazioni pubblico-privato in tutta Europa con punti di attenzione su due temi specifici: l’IntellIoT, progetto europeo finalizzato alla ricerca di soluzioni IoT per il settore eHealth e il monitoraggio remoto delle condizioni dei pazienti, e Open AAL, Ambient Assisted Living, programma UK finalizzato allo sviluppo di soluzioni IoT per il monitoraggio non invasivo dei parametri vitali degli anziani.
In Italia, si sottolinea, il punto di svolta è rappresentato dall’adeguamento normativo con il quale la telemedicina è entrata a pieno titolo nel Sistema Sanitario Nazionale. Nel nostro Paese, nel quadro del programma Innova per l’Italia si lavora allo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale, robot, dispositivi IoT per la prevenzione e il controllo del fenomeno pandemico.
L’interesse sul tema è molto alto, tanto che secondo un’analisi Doxa il 35% dei consumatori sarebbe interessato ai questa tipologia di servizi, ma restano, anche da parte degli operatori, timori legati a malfunzionamenti o possibili problemi.
Non si tratta comunque di una barriera tecnologica: la tecnologia esiste ed è disponibile, a partire dai wearable ampiamente adottati nel fitness. È il momento di attivare nuove tipologie di servizi a questi associati e serve una forte collaborazione pubblico-privato per superare la barriera legata al rischio.

Più positivi i consumatori ma vogliono mantenere il controllo

Per quanto riguarda l’atteggiamento dei consumatori rispetto alla Smart Home e alle sue applicazioni, la ricerca dell’Osservatorio evidenzia come sicurezza, comodità, possibilità di tenere sotto controllo i consumi e facilità d’uso siano i driver che portano all’acquisto.
Chi non compra oggetti smart in genere non ne comprende i benefici, né il valore. Per questo tende a considerarli troppo futuristici o troppo costosi.
C’è invece interesse per i servizi aggiuntivi, cosa che del resto si evince anche dai trend prima enunciati. Dalla consulenza medica al monitoraggio dei consumi, dall’assistenza e manutenzione al pronto intervento, il 62% dei consumatori sarebbe disposto ad adottarli, ma solo il 33% del panel interpellato sarebbe disposto a pagare qualcosa di più per il servizio aggiuntivo.
Interessante, rispetto alle precedenti edizioni dell’Osservatorio, è il dato che vede diminuire i timori legati alla violazione della privacy. La preoccupazione più alta oggi è probabilmente legata all’autonomia dei dispositivi stessi: l’utente dichiara e preferisce mantenere il controllo.

La leva tecnologica

Per quanto riguarda le tecnologie, nel corso del 2020 i principali consorzi che lavorano all’interoperabilità dei dispositivi e dei servizi legati al tema della Smart Home hanno focalizzato la loro attenzione sulla standardizzazione. delle tecnologie di integrazione, con lo sviluppo di specifiche e programmi di certificazione dedicati all’interoperabilità.
In particolare, CHIP (Connected Home Over IP), il consorzio guidato dalla ZigBee Alliance di cui fanno parte anche Amazon, Apple e Google, ha pubblicato il codice sorgente delle prime implementazioni di riferimento per i dispositivi connessi e l’architettura dello strato applicativo che i dispositivi compatibili dovranno supportare per garantire l’interoperabilità tra device.
Dal canto suo, la Open Connectivity Foundation (OCF), consorzio guidato da Electrolux, LG, Qualcomm e Samsung, punta sulla standardizzazione della comunicazione tra i cloud dei produttori di dispositivi.
Cresce l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nei dispositivi connessi, sia per quanto riguarda gli algoritmi di interpretazione del linguaggio naturale, sia per quanto riguarda la gestione dei dispositivi stessi, mentre si comincia a parlare di WiFi 6 anche nelle case.

Prossima frontiera: Smart Home e assicurazioni

Un’ultima riflessione l’Osservatorio l’ha proposta sulla connessione tra il mercato della Smart Home e quello assicurativo.
Rispetto agli anni passati, le compagnie assicurative stanno svincolando le proprie offerta dalla fornitura di un hardware dedicato correlato al servizio, mentre si fa strada un approccio diverso, che l’Osservatorio ha osservato in particolare nel mercato USA dove sta prendendo piede. In questo caso si tratta di analizzare il legame possibile tra il livello di smartness di una abitazione e il rischio atteso.
Più l’abitazione è smart, minore è il rischio, minore è il premio, dovrebbe essere il nuovo approccio.
In realtà, lo scenario dovrebbe essere un po’ più articolato e prendere in esame altre variabili, come i tassi di furto nel quartiere in cui si trova l’abitazione, le caratteristiche socio-demografiche, andando a comporre un profilo di rischio molto più dettagliato e articolato.
Qualche dato si può già ricavare. Con un elevato livello di smartness nell’abitazione, il rischio di furto si riduce dell’8,5% e, su un premio equo valutato sui 352 dollari l’anno, si può pensare a una riduzione di 30,5 dollari. La riflessione va ricondotta poi a livello sistemico, correlando il livello di smartness alla riduzione dei furti effettivi e al loro impatto sul comparto assicurativo.
Una bella sfida, che sicuramente sarà da affrontare anche nel nostro Paese in un futuro non così lontano.

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