Mobile App

Le dieci regole d’oro per una Mobile User Experience vincente

Dalla scelta dei problemi da risolvere al “minimalismo evolutivo”, dall’uso del gesture design all’importanza decisiva dei primi 5 minuti dopo il download, ecco una sintesi dei suggerimenti forniti da Emilia Ciardi, cofondatrice di Sparkling Labs e designer/developer per Gtech, in un webinar organizzato dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

Pubblicato il 10 Nov 2015

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Esiste un metodo infallibile per realizzare una Mobile App di successo? Sfortunatamente – o fortunatamente, a seconda dei punti di vista – no. Ci sono però delle regole di base per la creazione ed evoluzione continua di funzioni che agevolino e rendano accattivante la Mobile User Experience (UX), che costituisce il vero vantaggio competitivo di un software nei confronti delle piattaforme concorrenti, purché naturalmente sia portata avanti sempre in modo integrato con gli aspetti della sicurezza dell’App.

Ed è seguendo scrupolosamente queste regole che si può implementare un design la cui efficacia diventa misurabile e migliorabile seguendo le direttive fornite – anche indirettamente – dagli utenti. «La fase di retention e di engagement dell’utente è fondamentale, almeno quanto lo sono la sua acquisizione tramite campagne di marketing e canali social prima del fatidico download», conferma Emilia Ciardi, cofondatrice di Sparkling Labs, e designer/developer per Gtech.

Ciardi ha tenuto pochi giorni fa il webinar “Le 10 regole d’oro della Mobile UX”, organizzato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano per mettere in luce le best practice da seguire quando si progetta una Mobile App. Di seguito riproponiamo il decalogo enunciato dalla designer, che anticipa: «Ci sono tre premesse a questi suggerimenti, tre punti di partenza indispensabili quando si vuole costruire una UX efficace: l’utente deve trovarla intuitiva e semplice già al primo impatto, perché non avrà mai la pazienza di investire energie mentali per capire come funziona; bisogna trasferire oltre a funzioni e servizi pratici anche emozioni; l’efficacia e la responsività sono infine legate alle performance della UX, a loro volta determinate dai tempi di consumo sul Mobile».

Emilia Ciardi, cofondatrice di Sparkling Labs e designer/developer per Gtech

REGOLA N. 1: quali problemi vogliamo risolvere?

Nel realizzare una Mobile App, dobbiamo prima di tutto chiederci quali problemi si desiderano risolvere. Se non rispondiamo a questa domanda, lo strumento non sarà efficace. I task devono diventare degli “user journey”, dei percorsi all’interno dell’applicazione: ogni elemento è un flusso ed è importante che sia molto semplificato, conducendo l’utente sempre un passo avanti nel percorso che intendiamo fargli fare.

Per questo prima di tutto bisogna scegliere le “battaglie da combattere”, i problemi da risolvere. Se da una parte le Mobile App non devono essere un coltellino svizzero o un toolbox pieno di strumenti che promettono di aggiustare qualsiasi situazione, dall’altra è necessario indicare passi fluidi con precise “call to action” che aiutino l’utente a non perdersi durante l’esperienza. Le interruzioni nei flussi, con interfacce nodali che interrompono e richiedono “investimenti mentali”, sono in genere dannose. Così come la pubblicità. Inoltre se riusciamo a trasferire aspetti emozionali, cercando di offrire feature avanzate come fossero ricompense per la fedeltà dell’utente, saremo in grado di farlo sentire più a suo agio, man mano che prende confidenza con l’applicazione.

REGOLA N. 2: dare più valore alle azioni che si compiono normalmente

Bisogna di volta in volta identificare le opportunità per arricchire l’esperienza e portarla su un nuovo livello. Ovvero proporre l’evoluzione di azioni che faremmo normalmente, ma che grazie ai mobile device possono essere svolte in maniera aumentata, con dimensioni aggiuntive. Dallo sharing al rating passando per la dimensione sociale. In questo modo i task della Mobile App diventano qualcosa che gli utenti desiderano come parte integrante della propria vita online. Il suggerimento è quindi di valutare attentamente se qualcuna delle funzionalità che proponiamo può aggiungere più significato e valore per l’utente.

REGOLA N. 3: “less is more”: minimalismo ed evoluzione basata sui dati di comportamento

Si è già detto che bisogna scegliere le battaglie da combattere nell’ottica del poco ma buono. L’ideale è creare qualcosa che sia oggettivamente minimalista, agile, con KPI che ci permettano di analizzarne il funzionamento e migliorarlo significativamente. I dati generati dall’utente durante l’uso dell’App possono essere utilizzati per ottimizzarla: si può per esempio “distillare” il prodotto eliminando le funzioni meno adoperate, oppure monitorare il modo in cui cambia l’usabilità col passare del tempo, in risposta per esempio a mutate condizioni ambientali o all’arrivo di un competitor diretto sulla piazza. Lo studio dei dati permette di analizzare le performance reali dell’app anche in scenari molto complessi, aiutando gli sviluppatori a testare diverse alternative prima ancora di rilasciarle.

REGOLA N. 4: Non è un Web rivisto: stiamo progettando per lo schermo di un mobile device

Sarà banale ripeterlo, ma non si può costruire una Mobile App semplicemente adattando e minimizzando le soluzioni pensate per il Web. Occorre anzi comprendere come l’utente dispone del device e dell’applicazione specifica nelle diverse situazioni d’uso: se digita tenendo lo smartphone con una o due mani, se è fermo o se è in movimento, se ha a che fare con sessioni brevi o con contenuti di intrattenimento. Date queste premesse, bisogna inserire le principali funzioni della Mobile App che stiamo progettando all’interno dello spettro dei possibili utilizzi, dando precedenza per la UX a quelli più in linea con i nostri task.

REGOLA N. 5: fare leva sugli standard

Di tanto in tanto si vedono Mobile App che sembrano progettate con un po’ di “disprezzo” degli standard pattern per la funzionalità. Va bene la creatività, ma la familiarità con logiche e meccanismi già incontrati su altri prodotti di larga diffusione premia, perché aiuta l’utente a orientarsi nell’utilizzo e lo mette subito a suo agio.

REGOLA N. 6: muoversi, quando possibile, verso il “gesture design”

Continuando a parlare di standard, è un bene che se siano stabiliti anche a livello di visual che invitano a compiere gesti specifici sul display. Si tratta di pattern che se utilizzati bene e con un pizzico di ingegno possono aprire scorciatoie per diverse funzionalità ed evitare di realizzare interfacce affollate di bottoni. L’importante è che siano “thumb friendly”, facilmente richiamabili nel layout e intuitivi, inseriti cioè in contesti d’uso in cui lo standard è affermato, come per esempio lo swipe nelle caselle di posta elettronica, che permettono di accedere a diverse funzioni sui singoli messaggi in elenco. Un modo elegante per farli scoprire all’utente è suggerirli con una sottile animazione.

REGOLA N. 7: attenzione alle animazioni, croce e delizia di ogni developer

In tema di animazioni, è utile ricordare che se sfruttate male, danno poco oltre al senso di “festa” e rallentano l’esperienza dell’utente. Meglio ricorrere alle animazioni per aggiungere intuitività alla UX. Se animazione è per esempio a supporto di una transizione di stato o promuove una interazione più profonda, instaurando una metafora, è benvenuta: nel momento in cui l’utente comprende il senso delle metafore, si orienta meglio da solo su spazi e funzionalità, rendendosi conto di cosa accade nell’App in risposta a specifici gesti o ad azioni non portate a termine.

REGOLA N. 8: non dimenticare mai che il design serve per comunicare con esseri umani

Anche se è intermediato da uno schermo, il contenuto ha come utenti finali delle persone. Bisogna dunque cogliere le opportunità per distribuire al meglio il contenuto sfruttando i sensi. Per il momento, al cuore dell’esperienza sensoriale sui mobile device ci sono le immagini, che hanno il potere di inserirsi nella memoria a lungo termine degli utenti. E per questo, qualora il contenuto che trattiamo ce ne dia la possibilità, non dobbiamo lasciarci sfuggire l’occasione di usarle.

REGOLA N. 9: investire sulla “prima volta” dell’utente

Una Mobile App ha circa 30 secondi a convincere gli utenti che l’hanno scaricata a rimanere e a usarla. E non devono servire più di cinque minuti per permettere all’utente di imparare a servirsene. Nei primi attimi di utilizzo si rischia dunque di perdere tutto il lavoro fatto nella fase di acquisizione, ed è per questo che la App deve mostrare i suoi aspetti migliori, evidenziando i benefici che può trasmettere. Aspetto fondamentale: non forzare la registrazione. È una pratica molto nociva che può alzare la soglia di abbandono dell’App in una misura che va dal 50 al 75%, anche se usiamo sistemi di autenticazione semplificati come Facebook Connect. Meglio accogliere gli utenti come ospiti e proporre la registrazione poi, magari con un meccanismo premiante. Dobbiamo puntare tutto sul valore che la App porta nella vita dell’utente.

REGOLA N.10: mai trascurare l’esecuzione

Tutti questi accorgimenti sono inutili se chi sviluppa la app si limita a mantenerli nell’ambito della vision. A ogni progetto preparato sulla carta con accuratezza deve corrispondere un’esecuzione tecnica altrettanto accurata.

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