L’Internet delle cose e il wearable computing abbattono gli steccati del business.
I player del mondo digitale entrano infatti in settori lontanissimi dal loro ambito da soli o in partnership. E lo fanno utilizzando tutta la tecnologia che possiedono e con una visione completamente diversa da chi in quel business opera da anni.
Secondo Anfov, l’Associazione per la convergenza, questi processi sono il frutto dei trend tecnologici in atto a partire dalla mobilità per passare al machine to machine, alle applicazioni mobili.
Google parlante
Mixate il tutto con l’avvento dei Big Data, il Cloud e l’immancabile aspetto social e si capisce perché a un certo punto Google decide di lanciare i suoi occhiali.
L’unione dei tanti pezzi del puzzle tecnologico permette di aprirsi a settori differenti come quello degli occhiali nel caso di Google. Per il Project Glasses, Mountain View non ha annunciato partnership. E Luca De Biase del Sole 24 Ore si è chiesto se non valga la pena per l’occhialeria italiana di sondare il terreno, mentre per il varo delle scarpe parlanti ha scelto la strada della collaborazione con Adidas.
Le sneakers sono infatti l’ultima novità di quello che era solo un motore di ricerca. Le scarpe che parlano permettono di offrire feedback e motivazioni agli utenti.
L’idea, spiega lo sviluppatore Leif Percifield, “era di vedere se un oggetto inanimato può possedere una propria personalità”.
Così hanno unito il software che gestisce gli allenamenti tramite App da scaricare sullo smartphone (ormai realizzate da molti brand sportivi) con una scarpa che integra un accelerometro per misurare la velocità e i movimenti, un giroscopio per la direzione e l’equilibrio e un sensore di pressione nella suola.
Un chip, tramite Bluetooth, invia i dati allo smartphone e tramite le cuffiette arrivano incitamenti e consigli. Se condividi il tutto anche gli amici possono commentare i post. Una volta la corsa era un’attività solitaria.