Le startup nell’Internet of Things si moltiplicano e attirano investimenti

Un’analisi ad hoc degli Osservatori IoT e Startup Digitali del Politecnico di Milano individua 110 realtà innovative a livello mondiale (il 6% in Italia): la maggior parte si rivolge al mondo business, ma sono in forte crescita quelle orientate al mondo consumer, e in particolare all’ambito Smart Home & Building

Pubblicato il 15 Mag 2014

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© Sergey Nivens - Fotolia.com

Abbiamo parlato recentemente della crescita incoraggiante del mercato italiano dell’Internet of Things (IoT), che rispecchia una tendenza globale: non per niente Gartner ha inserito l’IoT tra le “Top Ten Strategic Technologies” per il 2014, stimando che nel 2020 gli oggetti connessi nel mondo saranno 26 miliardi, per un valore di mercato di 1900 miliardi di dollari.

Una misura molto significativa dell’innovatività e attrattività del settore è il gran numero di startup specializzate in ambito IoT che stanno nascendo, e che stanno ricevendo finanziamenti da investitori, venture capital e crowdfunding, o addirittura che vengono acquisite dai colossi del settore ICT. Al proposito l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano ha condotto un’analisi ad hoc sulle startup innovative legate all’universo IoT, in collaborazione con l’Osservatorio Startup, pure del Politecnico di Milano. I ricercatori hanno individuato 110 startup IoT a livello globale che sono state finanziate da investitori istituzionali: la maggior parte (70%) ha sede negli Stati Uniti, mentre è nato in Europa il 25%, e in particolare il 6% in Italia. L’80% è stato fondato dal 2009 in poi.

Il caso Streetline: 40 milioni di dollari di finanziamenti

Il 57% delle startup censite è rivolta al mercato business (B2b), con l’obiettivo di offrire alle aziende soluzioni hardware, software e servizi, spesso integrate tra loro. Molte di queste realtà sono già riuscite ad affermarsi, come mostrano gli alti livelli di fatturato, anche grazie a ingenti finanziamenti. Un esempio di rilievo è Streetline, nata negli USA nel 2005, che offre una soluzione di monitoraggio dei parcheggi nelle città, e ha ottenuto in più tranche finanziamenti per circa 40 milioni di dollari, 25 dei quali a gennaio 2013 da parte di tre venture capital.

Il 37% delle startup analizzate invece si rivolge al mondo consumer (B2c): nella maggior parte dei casi (come ad esempio SmartThings, Scoutalarm, WigWag) offrono sia componenti hardware (concentratori, sensori), sia veri e propri oggetti intelligenti (ad esempio cinture – Lumoback – o bracciali – embrace+), insieme ad applicativi software per la configurazione e visualizzazione dei dati.

Infine il restante 6% delle startup analizzate si rivolge al mondo dei programmatori (B2d), mettendo loro a disposizione piattaforme e dispositivi per lo sviluppo di nuove applicazioni IoT. Un esempio interessante è Spark, azienda americana nata nel 2013 che ha sviluppato un piccolo device in grado di consentire la connessione in WiFi di qualsiasi oggetto, ottenendo un finanziamento di 530mila euro sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter.

Domina l’ambito Smart Home & Building

L’ambito IoT più ricco di iniziative è lo Smart Home & Building: il 37% delle startup ha almeno un prodotto impiegabile in tale contesto, e la gamma di funzionalità disponibili è davvero ampia. Si spazia dal monitoraggio dei parametri ambientali (Sensorist, Variable) alla security (August Smart Lock, Lockitron), dal comfort (WigWag, Ube) al risparmio energetico (Nest Labs, FutureDash), fino alla salute della persona (Bionym, Canary). La maggior parte delle soluzioni si concentra sulla dimensione domestica (Smart Home), con una prevalenza di applicazioni di security, risparmio energetico e comfort.

La dinamicità delle startup in ambito IoT è tale da attirare spesso l’attenzione di grandi player: emblematiche in questo senso alcune acquisizioni, come quella del produttore di tesrmostati intelligenti Nest Labs da parte di Google (la seconda più grande acquisizione di Google dopo Motorola), o quella datata 2010 di Xanboo da parte di AT&T che ha portato alla strutturazione di un’offerta dedicata alla sfera domestica, o ancora la partnership tra General Electric e Quirky, con obiettivo di sviluppare e commercializzare più di 30 prodotti co-branded per la Smart Home nei prossimi cinque anni.

Cresce l’attenzione per il consumer, grazie ai “wearable”

Negli ultimi anni si stanno affermando con sempre più decisione startup IoT orientate al mondo consumer. Nel biennio 2012-2013 la percentuale di startup B2c sale al 45% contro il 27% del biennio precedente (2010-2011). «Ci aspettiamo – scrivono i ricercatori – che questo numero sia destinato a crescere ulteriormente grazie alla diffusione dello standard Bluetooth Low Energy e alla crescente dimestichezza con la tecnologia da parte degli utenti consumer».

Le startup B2c fanno riferimento a due macro-ambiti principali: uno è la Smart Home, già approfondito, l’altro è quello dei “wearable object”. Gli esempi sono molti: dai vestiti intelligenti che forniscono dati sui movimenti del corpo (Sensoria) ai pannolini in grado di prevenire il rischio di malattie per i neonati (Pixie Scientific), dalla cintura per correggere la postura (Lumoback) ai braccialetti che monitorano i movimenti (empatica) e/o parametri fisici quali ECG e frequenza cardiaca (Bionym).

Tratto comune delle startup operanti nel mondo B2c è l’utilizzo di App su dispositivi mobili per la fruizione del servizio. Smartphone e tablet diventano inoltre spesso il mezzo principe attraverso cui l’oggetto intelligente si aggancia alla rete internet. Non è un caso che abbiano iniziato a emergere le prime iniziative che cercano di far fronte alla proliferazione delle App, come ad esempio le piattaforme Revolv e Linkafy, che centralizzano il controllo appunto delle varie App e oggetti in ambito Smart Home su un solo device.

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