L’Industry 4.0 secondo Samsung: integrazione e semplificazione grazie a sistemi aperti e partnership

Per stimolare la domanda di soluzioni smart manufacturing in un tessuto imprenditoriale come quello tricolore occorrono prima di tutto capacità d’ascolto e ideazione di casi d’uso, come quelli realizzati con FCA e con Rold. Parla Flavio Polato, Business Development Manager EBT Sales di Samsung Electronics Italia

Pubblicato il 09 Gen 2018

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La partita dell’Industry 4.0 è appena cominciata. Chi parla di rivoluzione in atto, specialmente in Italia, appare forse un po’ troppo ottimista. È una trasformazione a macchia di leopardo, prima di tutto culturale e di metodo, che non richiede solo un nuovo approccio al lavoro da parte dei collaboratori chiamati a utilizzare le tecnologie IoT (Internet of Things) in chiave smart manufacturing: lo sforzo è innanzitutto dei fornitori di quelle tecnologie, che oggi hanno il compito di studiare sistemi ad hoc per integrarle col parco macchine esistente, creando al tempo stesso le basi per l’espansione di un ecosistema destinato ad allargarsi oltre i confini dello stabilimento. Tutto questo senza dimenticare la user experience. È infatti inutile installare applicazioni potentissime e interfacce ricche di funzionalità se poi non vengono adottate e impiegate dall’organizzazione.

Questi sono solo alcuni degli aspetti di cui deve tenere conto Flavio Polato, Business Development Manager EBT Sales di Samsung Electronics Italia, nel momento in cui svolge il proprio lavoro: stimolare la domanda per le soluzioni Industry 4.0 in un tessuto imprenditoriale, quello tricolore, all’interno del quale – lo sappiamo tutti – le parole d’ordine sono eccellenza e piccole dimensioni. Una sfida tutt’altro che semplice, visto che richiede capacità di ascolto e impone come priorità l’ideazione di casi d’uso.

FCA, così cambia la comunicazione in catena di montaggio

In tal senso il principale biglietto da visita di Flavio Polato, oggi, è l’implementazione dei sistemi di Smart Signage e dei wearable che all’interno degli stabilimenti FCA di Cassino (FR) e Grugliasco (TO) permettono sia agli operatori in linea di montaggio sia ai responsabili di produzione di condividere informazioni e monitorare in tempo reale l’andamento delle operazioni, ottimizzando tempi, logistica e processi.
FCA è un caso emblematico non solo per la rilevanza del marchio e per le dimensioni delle fabbriche, ma soprattutto per il modo in cui siamo riusciti a integrare la nostra tecnologia ai vari end-point attraverso una semplificazione architetturale. Un modello che consente, sfruttando display dinamici e intelligenti, di creare una linea diretta tra addetti alla catena e direttore delle operazioni”.

Gli schermi infatti non si limitano a proiettare le informazioni e le immagini che vengono caricate in palinsesto o trasmesse dalla regia, ma immagazzinano ed elaborano – essendo dotati di chipset Quadcore e di un sistema operativo autonomo open source (Tizen) – i dati immessi nel sistema in formato HTML, permettendone la visualizzazione su cruscotti capaci di offrire una visuale ottimizzata e completa sulla linea. Va da sé che sono anche in grado di reagire a eventuali variazioni del flusso di dati e generare alert per segnalare le anomalie e triggering per azioni specifiche.

Qui entrano in gioco l’usabilità e la capacità di attirare l’attenzione dell’hardware Samsung. Se grazie ai wearable e ai device portatili gli operai FCA possono effettuare la spunta della check list in fase di controllo di un’auto senza uscire dall’abitacolo, le grandi dimensioni, la flessibilità nell’installazione e nella personalizzazione e l’elevata luminosità degli schermi fanno sì che persino negli ambienti industriali la comunicazione visuale arrivi forte e chiara.

“Per quanto ci riguarda, questa è la parte più semplice del lavoro: grazie all’esperienza maturata nell’outdoor in ambito retail, i pannelli dei nostri display possono tranquillamente funzionare 24 ore su 24, sette giorni su sette, anche in contesti polverosi e caratterizzati da forti sbalzi termici. Solo in situazioni estreme come quelle delle fonderie è ancora necessaria la protezione con dispositivi rugged”, spiega Polato, che preferisce sottolineare l’importanza dell’integrazione dell’hardware con i sistemi aziendali. “Nel momento in cui bisogna far parlare tra loro gli oggetti il freno è spesso costituito dai costi di traduzione tra i linguaggi macchina e l’apparato gestionale: tradizionalmente i vendor tecnologici offrono sistemi chiusi, che costringono il cliente a pesanti customizzazioni e che lasciano poco spazio a ulteriori implementazioni, specialmente con dispositivi di altri produttori. Oggi, grazie alla convergenza offerta dal software e delle API costruite sulle piattaforme, è invece possibile contenere anche i costi di adeguamento”.

L’importanza strategica (e tattica) delle partnership

L’ultimo miglio è il terreno d’azione dei partner, che per Polato non possono più essere semplici rivenditori di tecnologia Samsung. “A loro spetta lo sviluppo specifico delle applicazioni che saranno adottate dagli utenti finali. A volte si tratterà di iniziative strategiche, più spesso di interventi tattici, che vadano cioè incontro alle specifiche esigenze dei clienti”.

Appartiene però alla prima categoria la partnership che Samsung ha avviato con Rold per la realizzazione di un vero e proprio kit, o meglio una piattaforma pronta all’uso, dedicato alle imprese che vogliono intraprendere la strada dell’Industry 4.0.

La soluzione si chiama SmartFab e nasce dalla collaborazione di Samsung con i team R&D dello specialista della componentistica per elettrodomestici: condividendo know how, competenze e naturalmente tecnologie è stato creato un sistema standard grazie al quale le PMI che operano nell’industria del manifatturiero hanno la facoltà di monitorare, analizzare e gestire dati e informazioni provenienti dagli impianti di produzione e dai sottosistemi aziendali, rendendoli disponibili in tempo reale su display (E-Board), dispositivi mobile come smartphone e wearable. L’architettura è però predisposta per accogliere nuove interfacce uomo-macchina e modalità di interazione per gli utenti, come quelle della Realtà Virtuale e della Realtà Aumentata.

“Non è un mestiere che possiamo fare da soli, lo scambio con le altre filiali Samsung e la collaborazione con i partner sono fondamentali”, rilancia PolatoPolato . “Un anno e mezzo fa anche solo pensare di inserire in fabbrica schermi fino a quel momento utilizzati primariamente nel retail, finance e nell’ambiente corporate rappresentava per noi una sfida importante. Dopo aver trovato una corretta applicazione – una delle tante possibili soluzioni, in attesa di identificarne altre – possiamo dire che quella sfida è stata vinta. Ma non è finita qui e sarà proprio dal lavoro congiunto con i partner e dall’attenta osservazione del comportamento degli end-user a contatto con le soluzioni proposte nei vari mercati che scaturiranno nuovi campi d’applicazione per queste tecnologie”.

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