Dati

L’IoT cambia la gestione dei dati negli uffici remoti

La grande diffusione dell’Internet of things accentua il problema della gestione dei dati provenienti dalle sedi periferiche. L’obiettivo deve essere quello di creare un’infrastruttura appositamente pensata per i ROBO

Pubblicato il 20 Dic 2018

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Come è noto, la grande diffusione dell’IoT sta portando alla creazione di un volume di dati mai visto prima dalle aziende di tutti i settori produttivi. Dati che possono essere sfruttati a fini di business ma che, in qualche modo, vanno adeguatamente governati. In particolare, in molte imprese va emergendo il bisogno di creare dei meccanismi di supporto che rendano sostenibile questa gestione. Una necessità che risulta particolarmente urgente per tutte quelle aziende che hanno un certo numero di sedi, industrie e uffici sparsi nel mondo (Remote Office Branch Office, ROBO), che comunque generano a loro volta una certa quantità di dati. E uno dei maggiori problemi generato dalla presenza di dati remoti è che può diventare molto costoso spostarli e farli arrivare, via rete, sino al Data center centrale.

Obiettivo: riduzione della latenza

I moderni sistemi infrastrutturali pensati per gli ambienti ROBO possono aiutare: vero è che la suddivisione di carichi di lavoro e attività tra reti locali e centralizzate è comune da un po’ di tempo a questa parte. Ma i recenti progressi hanno reso possibile definire un vero e proprio modello ROBO capace di ridurre la latenza, contenere il costo del trasporto di dati e garantire una connettività sicura, tutti requisiti fondamentali per l’adozione dell’IoT e dell’edge computing. Il punto fondamentale è che ci sarà sempre più bisogno dell’elaborazione remota per evitare di dover spostare enormi quantità di dati da integrare con le applicazioni aziendali centralizzate.

Sistemi centralizzati solo per il disaster recovery

Semplificando al massimo, in una moderna architettura ROBO, i sistemi remoti sono posizionati per accedere ai dati generati localmente utilizzando una larghezza di banda relativamente economica. La distribuzione ROBO funge da consegna e gateway locale per le applicazioni e i dati elaborati sul posto. Il sistema centralizzato, fondamentalmente, diventa la soluzione di Disaster Recovery da impiegare in caso di problematiche importanti per il funzionamento delle applicazioni. L’obiettivo principale di un moderno ambiente ROBO, in definitiva, è quello di mettere a punto un sistema capace di fornire servizi adeguati per il luogo in cui vengono raccolti i dati ma anche il punto in cui vengono utilizzati. In questo modo si rende possibile la creazione e l’utilizzo di applicazioni da utilizzare esclusivamente in locale, magari create soltanto per gestire determinate necessità temporanee degli ambienti remoti.

I casi concreti di applicazione

Immaginiamo un settore come quello dell’assistenza sanitaria, un modello ROBO ben congegnato potrebbe supportare sia la raccolta dei dati IoT che la creazione di servizi software avanzati. Le applicazioni sanitarie vere e proprie, particolarmente sensibili al tema della latenza, potrebbero essere eseguite localmente, mentre invece il livello centralizzato potrebbe rimanere soltanto per il backup. Il costo del trasporto delle informazioni sanitarie, come le immagini e le registrazioni dei clienti, potrebbe essere così significativamente ridotto. Un altro caso concreto di applicazione potrebbe essere quello del mondo retail: a livello locale i clienti potrebbero beneficiare della scarsa latenza, anche da un punto di vista della sicurezza o per risolvere problemi di qualsiasi natura legati alle necessità inventario, in tempo quasi reale. Insomma, dal momento che il trasporto dei dati su banda crea dei problemi difficilmente risolvibili, occorre fare in modo di attrezzarsi per gestire al meglio il volume dei dati. Gli specialisti di DXC, grazie alla loro capacità di padroneggiare il mondo delle applicazioni così come quello delle infrastrutture, possono aiutare aziende e partner a disegnare delle architetture ROBO moderne ed evolute.

*Fonte dell’articolo è il blog di DXC

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