Si dice – a volte a sproposito – che uno degli effetti più evidenti dell’impatto dell’IoT sul settore del monitoraggio dei consumi sia stato quello di avviare (perché secondo noi non è ancora giunto a compimento) un processo piuttosto rapido di trasformazione dell’attribuzione del valore dall’oggetto (lo strumento di misura) al soggetto (il dato e la sua elaborazione). La trasformazione in commodity della misura è un dato oggettivo, che ha portato con sé, naturalmente, anche la ridefinizione dell’importanza dei servizi correlati e, soprattutto, la focalizzazione del software di gestione come cuore del sistema. Intendiamoci, nel frattempo non è assolutamente venuta meno l’esigenza di hardware affidabili e capaci di dare misure precise magari senza rompersi o fare perdere il segnale, semplicemente tutto ciò viene oggi dato per scontato (forse fin troppo e questo spiega anche l’incidenza profondamente diversa che a volte i costi di manutenzione hanno a parità di valore installato. Ma fino a qui si tratta di un semplice processo di adattamento migliorativo di un sistema alle possibilità offerte dall’evoluzione tecnologica.
Le dinamiche del processo
Noi vogliamo focalizzarci invece su quello che per noi è un vero cambio di paradigma, ed è inerente a un processo che si sta imponendo in questi anni sostenuto da alcuni fattori:
- sviluppo delle infrastrutture di rete
- sviluppo sensoristica integrabile
- necessità “storiche”: richiesta del mercato di soluzioni integrate
- trasformazioni economia causa emergenza pandemica
- acquisizione logiche AI all’interno dei software di gestione e monitoraggio
Per farla breve, assistiamo a una sempre più spiccata richiesta di soluzioni IoT capaci di gestire insieme il monitoraggio dei consumi energetici con i parametri ambientali. Si tratta di un grande processo di ridefinizione dei confini degli ambiti della misura, reso possibile dall’evoluzione dei software di gestione e delle tecnologie wireless. Questa trasformazione avrebbe però avuto una tempistica assai diversa se non avesse però ricevuto la spinta “amara” dell’emergenza sanitaria, che ha agito su due fronti: ridefinizione delle priorità di spesa delle imprese (primum vivere) e necessità di una nuova dotazione tecnologica per la gestione in sicurezza degli spazi di lavoro (stabilimenti produttivi, uffici ma anche GDO, retail, pubblica amministrazione).
I parametri ambientali per il monitoraggio dei consumi
Prima di entrare nel dettaglio, proviamo a definire meglio che cosa siano i parametri ambientali e, soprattutto, quali siano considerati in un impianto integrato di misura per industria 4.0, anche alla luce delle sollecitazioni derivate dall’emergenza Covid-19.
Possiamo definire i parametri ambientali come tutti quei valori misurabili indicativi dello stato di salubrità e sicurezza di un ambiente indoor od outdoor. Nell’ampio ventaglio delle misure rilevabili, hanno assunto un ruolo preminente l’anidride carbonica (CO2), i composti organici volatili (VOC), PM 10 e 2,5, Temperatura, Umidità e Luce, Radon. Ciò sia in ragione della loro capacità come indicatori del livello di inquinamento propriamente detto sia per la loro rilevanza nella gestione della cosiddetta “fase Due” della pandemia da Covid-19. La concentrazione di anidride carbonica è un parametro che l’autorità sanitaria ritiene valido per misurare gli assembramenti di persone negli spazi chiusi. I composti organici volatili si liberano da sostanze inquinanti aeree e il Radon è un gas che si può trovare in edifici con muri antichi, per fare un esempio pratico. Questi elementi sono direttamente connessi con la sicurezza; luce, umidità e temperatura invece intervengono nella gestione del benessere (che però ha un diretto effetto sull’efficienza e sulla concentrazione dei lavoratori. Si tratta quindi di dati che consentono, se regolati e monitorati, di dare un contributo fondamentale alla sicurezza degli ambienti di lavoro e produzione, ma non solo. Intervengono anche sul benessere lavorativo, perché consentono di respirare meglio, di avere postazioni illuminate in modo più efficiente, di lavorare quindi in modo più produttivo. Alcuni diranno: e la novità dov’è? Per fare un esempio, lo human centric lighting è da anni che si è imposto come tema nella progettazione degli spazi, così come la singola misura.
Il ruolo dell’IoT nel monitoraggio dei consumi
L’IoT oggi permette di tenere insieme queste istanze, creando un nuovo settore interconnesso, capace di dialogare con gli altri sistemi di monitoraggio presenti attraverso una infrastruttura di rete e un software. In particolare, risulta evidente l’interessenza con la misura dei consumi di energia e della produzione di sostanze inquinanti (CO2 et al). Non bisogna nasconderci che ogni impresa che abbia preso sul serio il tema delle dotazioni per la fase due ha dovuto fare i conti con una duplice spesa: quella per i dispositivi e quella per il loro funzionamento (pensiamo a cosa significhi tenere acceso un condizionatore con la finestra aperta). Dotarsi di strumenti per l’ottimizzazione dei consumi assume quindi un significato ulteriore e più urgente, che va a sommarsi all’imperativo legato alla sostenibilità ambientale di una azienda. È evidente che questa stratificazione di moduli mette al centro del ragionamento la capacità del software di riuscire a gestire e integrare protocolli, misure, tecnologie spesso molto diversi. In questi anni si è assistito alla nascita di moltissimi software di questo tipo, spesso anche ad opera di multinazionali, con l’intento di afferrare il mercato del monitoraggio. La verità è che molti di loro hanno dovuto abbandonare il campo in poco tempo, proprio per la difficoltà concreta di integrazione. Per non parlare poi della sfida di rendere user friendly e di veloce utilizzo una interfaccia che deve gestire misure complesse e delicate. Rigidità che coinvolge in primis i grandi nomi e che ha aiutato le piccole realtà a inserirsi proprio negli interstizi delle loro inefficienze.
Cambiano le tecnologie, cambia il mercato
Abbiamo quindi delineato la costruzione di una filiera IoT capace di cambiare i paradigmi del mercato attraverso l’evoluzione AI oriented del mondo software. Si apre però qui anche il tema della verifica dei dati, della loro certificazione. Mentre per alcuni parametri la strumentazione hardware è certificata sul campo (per esempio i MID) ed è funzionale al rispetto di alcune leggi (vedi 102) e standard (vedi ISO 50001), molti aspetti sopra delineati non sono ancora certificabili. Ciò vale, per esempio, per le comunicazioni inerenti alle riduzioni di emissioni inquinanti degli impianti produttivi. Possiamo certificare effettivamente le compensazioni alle emissioni di CO2? La materia è ancora nebulosa e si presta a fraintendimenti. Fatta salva la buona volontà, come è possibile avere certezza dell’effettiva compensazione? Oppure del fatto che l’operazione di ecosostenibilità si trasformi in una mera operazione di comunicazione? Blockchain e AI, anche in questo caso, sono al servizio di una tracciabilità concreta e verificabile e presto questo scenario diventerà realtà. Assisteremo sicuramente nel prossimo futuro a una sempre maggiore ibridazione tra l’integrazione tecnologica e la certificazione digitale del dato rilevato. Per le aziende tutto questo si tradurrà in un una sempre maggiore spinta del management data driven, anche in direzione dell’uso di strumenti Iot per il monitoraggio dei consumi.
Un percorso di integrazione
In conclusione, abbiamo delineato un percorso di integrazione di settori verticali che prima non erano abituati a pensarsi interconnessi. Il motore di questo processo è l’IoT, che ha poi calato l’innovazione tecnologica nelle modificazioni strutturali del mercato. Il software è il cuore di questo cambiamento, che spinge naturalmente verso la trasformazione del valore della tecnologia dallo strumento al dato. Sostenibilità, risparmio energetico, sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro e produttivi, automazione e regolazione del comfort sono quindi oggi tenuti potenzialmente insieme in un settore nuovo. Questa trasformazione semplifica il rapporto tra cliente e fornitore, a patto di cambiare le logiche di approccio e business model.