Se è vero che le fonti dell’innovazione sono molteplici e spesso sorprendenti è altrettanto vero che le modalità per accedere a queste fonti e per stare vicini alle buone idee devono essere a loro volta creative e originali. In altre parole, gestire l’innovazione per una grande impresa vuol dire fare propri i principi stessi dell’innovazione.
Una regola questa che sembra valere in modo particolare quando il terreno dell’innovazione è costituito dai territori, oggi immensi, dell’Internet of Things, ovvero di un fenomeno che ha la potenza per incidere in modo rivoluzionario sul modo di produrre, sullo sviluppo dei prodotti e sui modelli di business. Governare l’innovazione nello IoT (e non solo) è un prerequisito per tutte le aziende, ma lo è soprattutto per quelle che stanno lavorando sui temi della casa, dell’home automation e della produzione e che possono “mettere a terra” un valore in grado di trasformarsi immediatamente in un vantaggio competitivo.
L’Open Innovation nell’Internet delle Cose
Per fare innovazione con l’IoT e portare intelligenza nei prodotti, occorre vincere i pregiudizi e superare gli steccati. Per questa ragione abbiamo voluto raccogliere la testimonianza di Lucia Chierchia, responsabile dell’Open Innovation in Electrolux, una azienda che vive la grande partita dell’innovazione sui prodotti e sulla produzione, con lo sguardo rivolto al cambiamento dei modelli di business.
Non è un caso che la filosofia e l’approccio all’Open Innovation di Lucia Chierchia sia stato fortemente improntato all’ ”apertura”. «La nostra convinzione – ha raccontato a Internet4Things – è che sia cruciale giocare la partita dell’innovazione a tutto campo, a 360 gradi». Quando tipicamente l’Open Innovation era ancora interpretata in chiave di focalizzazione sul core business, ovvero sulla capacità di setacciare le buone idee che scorrevano in “fonti” culturalmente vicine al core business, Lucia Chierchia ha voluto impostare una organizzazione che sapesse portare innovazione su tutta la catena del valore. Non solo sui “pezzi più vicini” alla cultura dell’azienda. «In Electrolux abbiamo deciso di fare Open Innovation su tutto – ci racconta – dal manufacturing alla qualità, dal marketing alle risorse umane, dalle vendite al rapporto con i clienti. Il valore sta in tutti i processi e solo uno sguardo aperto può permettere di trovare un vantaggio competitivo non solo nei territori più consueti dei prodotti e della capacità ed efficienza produttiva». Ovviamente questo significa anche alzare lo sguardo e allargare il campo di gioco. Cresce quantitativamente e qualitativamente il numero degli stimoli, e serve quindi anche una squadra e un modulo “di gioco” capace di gestire una partita tanto più ampia. «Siamo convinti – prosegue Chierchia – che uno dei valori più forti dell’Open Innovation sia nella capacità di fare scouting e nell’apertura all’ascolto». Ci sono sempre gli inventori che trasformano le loro idee in realtà in un garage, ma l’innovazione non è solo quella “mitologica” dell’idea che diventa passione bruciante e che esce dal garage per conquistare il mercato. Ci sono anche tante altre forme di innovazione e, chi vuole fare innovazione a 360 gradi, deve essere in grado di presidiarle. «Per questo noi, come Electrolux, abbiamo voluto creare una rete di broker che ci potessero mettere in contatto con innovatori appartenenti a differenti ecosistemi, per presidiare diverse aree tecnologiche e rafforzare la capacità di analisi delle idee, da quelle che crescono nei garage a quelle che nascono in aziende anche più grandi di Electrolux. Dobbiamo anche essere in grado di identificare il valore delle idee non solo per il business tradizionale ma anche per Electrolux in assoluto, ovvero nella prospettiva di allargare le logiche di prodotto tradizionali rispetto al core business».
La rete dei broker dell’innovazione
La maggior parte delle realtà che fanno Open Innovation basano la propria organizzazione su una rete di broker. Anche Electrolux segue questa impostazione, ma, dal momento che l’obiettivo è quello di coprire l’Open Innovation a 360 gradi, ecco che l’organizzazione della rete dei broker e la struttura di analisi e valutazione delle fonti, diventa un fattore vincente per riuscire ad avere una mappatura più raffinata e completa delle buone idee che possono accelerare i processi di innovazione in azienda e sui prodotti.
«Nel nostro asset non ci sono solo idee – tiene a precisare – . Abbiamo avuto contatti con oltre 3000 broker che portano prima di tutto conoscenza. Di questi, circa 200 sono attivi e operano costantemente per creare nuovi contatti tra Electrolux ed il mondo esterno di innovatori ».
La centralità della conoscenza
Dalla conoscenza arrivano le idee che sono alla base dell’Open Innovation. La conoscenza , però, è un valore solo se poi viene distribuita e se entra nell’azienda. Chierchia insiste molto proprio su questo passaggio: «La nostra missione è anche quella della diffusione del “verbo” sia all’interno dell’azienda sia nell’ecosistema di partner, dei fornitori, dei collaboratori». Il grande tema veramente “innovativo” di una Open Innovation a 360 gradi, come quella che si pone Chierchia in Electrolux, è quella di costruire anche un ecosistema di figure sensibili e preparate per implementare e utilizzare l’innovazione, sia che si tratti di figure interne all’azienda, sia che si parli di figure che contribuiscono alla catena del valore, ma vivono e lavorano all’interno di altre realtà. «La sfida che ho lanciato e che ci stiamo giocando sta proprio nella capacità di seminare conoscenza, perché è solo con la conoscenza che si riesce a far scattare il valore dell’innovazione nell’impresa, sui prodotti e sui processi. Per questo il nostro team è anche un “Ambassador” dell’innovazione dentro e fuori Electrolux , promuove e supporta diverse iniziative, incontri, seminari, workshop, webinar».
Forse la grande potenza della strategia di Lucia Chierchia in Electrolux sta nella capacità, non comune, di vivere e far vivere l’Open Innovation senza pregiudizi e senza “protezionismi”, con tutti i vantaggi, ma anche con tutti i rischi che una scelta come questa comporta. «Abbiamo fatto formazione a più di 300 aziende e abbiamo portato i nostri valori a più di 2000 persone – afferma orgogliosamente – e abbiamo aperto il nostro asset di broker a chi vuole credere nell’Open Innovation con convinzione, sia che si tratti di grandi corporation che lavorano a piani di Industry 4.0 sia che si parli di piccole e medie imprese. Stiamo portando avanti l’operazione anche realizzando percorsi ad hoc».
Open Innovation come progetto culturale
Questa strategia e questa organizzazione del team Open Innovation è la dimostrazione che l’Open Innovation è prima di tutto un fatto culturale . Fino a qualche anno fa, l’Open Innovation, doveva permettere di portare a casa risultati nel tempo breve, spesso in termini di nuovi prodotti o nuovi servizi e per questo si appoggiava a una rete di consulenti. Adesso, alla logica del breve, si è aggiunta la necessità di alzare lo sguardo e immaginare i prodotti e l’azienda del futuro. In questo senso l’IoT è un fattore di innovazione straordinario che si inserisce in tantissime componenti del processo innovativo e permette (e impone) di pensare sia ai clienti di oggi sia ai clienti di domani. «Con lo IoT , l’Open Innovation è obbligata ad attivare processi a 360 gradi. Con l’Internet of Things si procede alla digitalizzazione di tutta l’azienda e si crea il presupposto per l’attivazione di processi per l’Industria 4.0 con una catena del valore digitale che supera i confini delle singole aziende per connettere e gestire digitalmente processi produttivi su più stabilimenti o su aziende diverse.
Nello stesso tempo l’intelligenza dei prodotti cambia il rapporto tra l’azienda e i prodotti stessi e tra l’azienda e i clienti che “si portano a casa” i prodotti». Ed ecco il valore, per una realtà come Electrolux, di disporre di una Open Innovation a 360 gradi, che non si ferma al prodotto ma che parte dal momento in cui il prodotto è concepito al momento in cui viene utilizzato dai clienti. «Con questa organizzazione dell’Open Innovation – osserva – possiamo giocare la vera sfida dell’IoT che è quella di creare nuove opportunità di business ,rompendo i classici schemi legati al ciclo di vita e di vendita dei prodotti. E per noi, in Electrolux , questo atteggiamento apre un potenziale di innovazione straordinario».
Il pensiero corre naturalmente alla Smart Home e allo Smart Building dove il valore d’uso di prodotti tradizionali come il frigorifero o la lavatrice, può essere amplificato dall’IoT nella prospettiva del servizio. Il frigorifero, non è più solo un elettrodomestico che si porta a casa e che serve per custodire prodotti freschi, ma è un componente intelligente che ci aiuta a fare la spesa, che ci aiuta a gestire la dieta, che contribuisce alla sicurezza domestica e alla gestione dei consumi energetici famigliari. Il frigorifero cessa di essere una commodity e diventa un hub “intelligente” che oltre a “tenere gli alimenti alla giusta temperatura” eroga una serie di servizi un tempo inimmaginabili. Il valore del prodotto cambia radicalmente così come cambia altrettanto radicalmente il modello di business che sostiene l’ingaggio con i clienti.
Dal prodotto al servizio con l’IoT
«Le famiglie potrebbero avere bisogno di un buon elettrodomestico, dei servizi di conservazione degli alimenti, di allarmi che avvisino quando il cibo sta scadendo, di informazione sulle promozioni del supermercato, di analisi della qualità dell’aria della cucina e di consigli per la dieta. Lo stesso elettrodomestico diventerebbe allora un componente di una “supply chain” personale o famigliare basata sul digitale e che si controlla e gestisce dal proprio smartphone. Il cliente , prosegue Chierchia , non compra dunque più un prodotto, ma acquista una serie di servizi che sono erogati attraverso un hub intelligente che si appoggia al frigorifero e che, tra le altre cose, è anche in grado di pianificare la propria manutenzione in funzione del reale utilizzo e di svolgerla in forma preventiva evitando tutti i classici fastidi legati alla “interruzione del servizio” che caratterizzano i guasti agli elettrodomestici tradizionali». Se la manutenzione preventiva è uno dei tanti servizi sui quali il marketing può far leva per nuove azioni di ingaggio con i clienti, è certamente centrale nella prospettiva B2B, ovvero nell’ambito Industria 4.0. «Qui lo IoT può esprimere in tempi molto più veloci le proprie potenzialità, dal digital manufacturing alla digital supply chain, contribuendo a cambiare l’efficienza produttiva dei nostri stabilimenti. Per far superare la coppia di spunto alle idee innovative in ambito Industry 4.0, abbiamo costituito una task force con il compito di definire le aree strategiche su cui focalizzare lo scouting tecnologico, analizzando le idee e definendo un piano d’azione condiviso per testare ed implementare le soluzioni nei nostri siti produttivi. L’innovazione digitale non è più solo un tema di CIO, ma è un processo decisionale che vede coinvolte tutte le funzioni aziendali, dove sempre più cruciale è la sinergia tra R&D, design, marketing, manufacturing… ». Queste funzioni, aggiungiamo noi di Internet4Things, nel passato, non sempre dialogavano facilmente e in certe situazioni vivevano anche una sorta di contrapposizione culturale. Con il concetto di apertura che sta alla base dell’Open Innovation di Lucia Chierchia in Electrolux esse si trovano ora a giocare la stessa partita con un vantaggio che non è più solo legato ai singoli comparti, ma all’azienda, ai prodotti e, come conclude Chierchia, «al valore che l’azienda è in grado di portare ai clienti».
Lucia Chierchia ha iniziato il suo percorso professionale nel settore aerospaziale per poi muoversi nel business degli elettrodomestici. Ha conseguito una Laurea in Ingegneria Meccanica presso il Politecnico di Milano ed un Executive Master in Technologies & Innovation Management presso Bologna Business School.
Nel 2011 dopo aver ricoperto diverse posizioni manageriali in area Ricerca e Sviluppo, ha accettato la sfida di implementare il modello open innovation nel gruppo Electrolux e ha avviato una strategia basata su nuove alleanze con partner esterni, in ambito industriale, accademico e finanziario.
Lucia Chierchia è ora Open Innovation Director del Gruppo Electrolux, con la responsabilità di identificare soluzioni di business innovative in ecosistemi esterni non tradizionali.