A che punto sono le aziende manifatturiere italiane? Come stanno affrontando i fenomeni di digitalizzazione? Cosa stanno facendo i profili coinvolti dalle tendenze in atto?
Sono queste le domande cui ha cercato di dare risposta una ricerca promossa tra gli altri da SAP Italia e condotta da SDA Bocconi – Devo Lab sui percorsi di adozione di industria 4.0 da parte delle imprese italiane.
La ricerca, come ha spiegato Gianluca Salviotti, responsabile di Devo Lab, è stata condotta su un campione di 1200 imprese manifatturiere italiane, proporzionate secondo il mercato nazionale. La soglia minima di riferimento presa in considerazione è un fatturato di 10 milioni di euro e il 56 per cento del campione si ritrova nella fascia dai 10 a 40 milioni di euro di fatturato.
“Dalla ricerca – anticipa Salviotti – emerge uno scenario di work in progress molto interessante: non c’è quella tendenza alla staticità che abbiamo riscontrato con altre wave tecnologiche. C’è un approccio decisamente consapevole e maturo verso il tema della digitalizzazione”.
In effetti, il 63 per cento delle aziende interpellate risulta già attivo sui percorsi di digitalizzazione e addirittura un 27 per cento sostiene di aver già portato a termine almeno una iniziativa.
A questo 63 per cento si aggiunge un ulteriore 13 per cento di imprese che intende partire entro i prossimi mesi.
Resta un 23 per cento di imprese riluttanti, che non solo non hanno ancora avviato alcun percorso, ma soprattutto non intendono avviarne alcuno.
“La nostra sensazione – spiega Salviotti – è che sono realtà che avrebbero comunque risposto negativamente a qualunque altro tipo di sollecitazione in termini di investimenti”.
Resta però quell’importante fetta di aziende che non solo è pronta a investire, ma dove lo ha fatto è comunque disposta a proseguire mettendo in campo ulteriori iniziative.
La digital transformation coinvolge i vertici aziendali
Una volta appurato che “i lavori sono in corso”, come ripete Salviotti, l’analisi si è spostata verso le ownership dei progetti, cercando di appurare a chi sia in capo la responsabilità delle iniziative di digital transformation.
Parliamo di responsabilità condivise, visto che il 47 per cento dei rispondenti fa riferimento a più di una figura e che addirittura il 15 per cento ne cita più di due.
In ogni caso, non è solo “cosa da CIO”: il responsabile ICT dell’azienda viene citato nel 48 per cento dei casi, ma i vertici aziendali, se non addirittura la proprietà, seguono a ruota, rispettivamente con un 40 e un 36 per cento di risposte.
“Questo significa che il percorso di digitalizzazione e innovazione raccoglie un forte commitment da parte dei vertici aziendali, che sentono come propria responsabilità la sua attuazione”, spiega Salviotti.
Il fatto che siano ancora molte le imprese ancora a uno stadio iniziale del percorso (36 per cento quelle che lo hanno avviato e 15 per cento quelle prossime a farlo) è dimostrato dalle indicazioni sui principali obiettivi della digitalizzazione.
“Prevale il focus interno, dunque maggiore efficienza e produttività, maggior coordinamento interno, miglioramento della qualità: Questo significa che si stanno ponendo le premesse sulle quali costruire lo sviluppo successivo. Solo le imprese che hanno già portato a termine almeno una fase della digitalizzazione guardano già alla digitalizzazione come strumento per raggiungere nuovi mercati o nuovi clienti”.
Digital Manufacturing e Industria 4.0: quali tecnologie guidano la trasformazione
Dalla digitalizzazione, l’indagine si è poi spostata più in dettaglio sul digital manufacturing.
Già attivi sono il 48 per cento dei rispondenti, con un 21 per cento che ha già completato almeno una iniziativa e un 27 per cento che le ha in corso, mentre è sempre il 15 per cento il numero di coloro che intende farlo nell’arco dei prossimi dodici mesi.
Il problema, in questo caso, non sta tanto nelle numeriche quanto nell’approccio medotologico: solo il 30 per cento dei rispondenti ha collocato il digital manufacturing in un percorso ad hoc. Resta un 37 per cento di rispondenti che lo inserisce in modo più generale nel percorso di digital transformation e addirittura un 36 per cento che non lo colloca in alcun piano, segno che siamo ancora nella fase di pilot o di sperimentazione.
Anche in questo caso parliamo di obiettivi “interni”; dunque di produttività, qualità, miglior utilizzo degli asset produttivi: “Si lavora sul guadagno di efficienza prima di arrivare agli obiettivi di mercato”.
Parlare di Digital Manufacturing implica l’implementazione di alcuni asset tecnologici chiave: Cloud, Robotica avanzata, Internet of Things e Big Data sono le tecnologie focus, mentre raccolgono minori riscontri Realtà Aumentata e Stampa 3D.
“Se consideriamo, per di più, che Cloud e Robotica sono gli asset dai quali ci si attende l’impatto maggiore, troviamo una conferma del fatto che siamo davvero in una fase di work in progress. Cloud e robotica sono gli elementi che servono a migliorare produttività, il cloud è importante come layer infrastrutturale, così come la sensoristica. Non stupisce il fatto che la Stampa 3D trovi poco riscontro: nel manifatturiero è una tecnologia “acquisita”, non viene dunque percepita come elemento di innovazione”.
L’impatto su CIO e HR
L’indagine è andata oltre, andando ad analizzare quali siano i focus degli investimenti in digital manufacturing per le diverse figure aziendali.
Per i CIO ci muoviamo nell’area degli evergreen: Architettura, Sicurezza, Integrazione, con il cloud che, nelle declinazioni PaaS, IaaS e SaaS cuba il 59 per cento dei consensi.
Per le risorse umane, invece, qualche elemento di rassicurazione. Lungi dal portar via posti di lavoro, il percorso verso il digital manufacturing viene visto nel 43 per cento dei casi come una occasione di maggiore integrazione e coordinamento tra i diversi team, mentre per il 36 per cento è l’occasione per riqualificare risorse e competenze. Solo il 5 per cento dei rispondenti vede nella riduzione dell’organico uno dei possibili impatti della trasformazione.