È stimato in 100 milioni di euro nel 2018 il fatturato dalle aziende italiane nel settore professionale dei droni, isolando le attività svolte in ambito civile. Il 55% delle aziende evidenzia un significativo sviluppo negli ultimi 12 mesi e oltre i due terzi prevedono una forte crescita entro i prossimi 3 anni.
Tra produttori di beni e fornitori di servizi, sono circa 700 le aziende del settore, meno dell’1% del tessuto industriale del Paese. Il 55% ha sede nel nord Italia con in testa la Lombardia (20%), seguono Lazio (12%) ed Emilia-Romagna (9%). Si tratta principalmente di realtà di piccole o piccolissime dimensioni: il 77% ha meno di 10 dipendenti. Il 49% delle aziende è nato tra il 2013 e il 2018.
L’86% sono operatori che offrono servizi a terzi utilizzando macchine proprie o a noleggio, la tipologia più accessibile che non richiede grandi competenze tecniche o investimenti ingenti. Il 5% sono produttori di piattaforma, il 4% produttori di software, il 3% distributori, l’1% integratori e produttori di payload. Il 55% delle imprese si occupa di un solo ruolo nel settore, ma il 48% non opera esclusivamente nel mercato dei droni e ha in portafoglio diversi tipi di business.
Fenomeno diffuso è l’internalizzazione delle attività da parte di aziende utilizzatrici, giudicato una minaccia per il business dal 65% degli operatori: da gennaio 2016 alla fine del 2019, 650 aziende hanno registrato un drone sul sito dell’ENAC per svolgere attività sul territorio italiano. Sono piccole realtà con un solo drone per foto e video a scopi promozionali (il 19% è del settore media) oppure grandi aziende che svolgono rilievi, mappature, ispezioni e monitoraggio in ambito utility o grandi opere (13%).
Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Droni della School of Management del Politecnico di Milano, presentati in occasione del convegno “Droni: pronti al decollo!”. Alessandro Perego e Giuseppe Sala, rispettivamente Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali, commentano “Il settore civile dei droni è un mercato emergente, anche se economicamente modesto e con aziende prevalentemente piccole, ma con un grande potenziale di crescita nei prossimi 3 anni in Italia. A livello applicativo i droni sono già impiegati in numerosi settori, come ad esempio l’agricoltura, la gestione di emergenze, il monitoraggio di territori a seguito di catastrofi naturali e nel settore delle utility per lo svolgimento di ispezioni e sopralluoghi. Poche le applicazioni nei trasporti di merci e persone, soprattutto in ambito urbano”.
Servono più investimenti in Ricerca e Sviluppo
“Quello dei droni professionali in Italia è un settore nascente con un mercato ancora piccolo, ma con un grande potenziale”. Tuttavia, “il 23% delle aziende dell’offerta non investe in ricerca e sviluppo, un elemento fondamentale per garantire la sostenibilità di lungo periodo e cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo delle tecnologie digitali” lo afferma Paola Olivares, Project Manager dell’Osservatorio Droni.
Il 16% delle aziende investe in R&S grazie a fondi pubblici, ma l’80% reputa inadeguato il cofinanziamento nazionale. Il mercato auspica un intervento del Governo, con il 77% delle imprese che ritiene utile un’azione strategica a livello nazionale. Per il prossimo futuro, oltre la metà delle aziende punterà sullo sviluppo di sistemi di gestione e analisi dei dati e il 39% sullo sviluppo di payload.
I droni sono oggetto di studio in diverse discipline scientifiche, in modo particolare aeronautica, automatica, robotica e informatica. Tra il 2015 e il 2019 le prime 20 università di ingegneria al mondo hanno prodotto 700 pubblicazioni scientifiche relative ai droni, che si sono concentrate in particolare su sistemi di guida, navigazione e controllo (27%), applicazioni (25%) e telecomunicazioni (19%).
Meno droni registrati nel 2019, ma più sperimentazioni
Per eseguire un’attività con i droni sul territorio italiano bisogna registrare l’aeromobile sul Portale di ENAC: da gennaio 2016 a fine dicembre 2019 sono stati registrati 13.479 droni, con un incremento medio annuo del 13%. Il boom di registrazioni si è verificato nel 2018, con oltre 4.200 tra dichiarazioni e autorizzazioni. Il 2019 ha registrato una leggera flessione delle iscrizioni, circa 3.900, grazie alla disponibilità di macchine più stabili e sicure, in grado di svolgere un numero maggiore di operazioni, riducendo il numero di droni all’interno delle flotte.
Dalla consegna a domicilio alle ispezioni in ambito industriale, dal soccorso al trasporto di persone, sono stati censiti 258 progetti di applicazione industriale di droni a livello mondiale nel 2019, di cui solo il 19% in fase operativa, mentre il 50% sono sperimentazioni, il 12% annunci, il 19% utilizzi una tantum per risolvere esigenze puntuali. La maggior parte dei progetti sono stati attivati in Paesi con una regolamentazione chiara e definita. Il 48% in Europa e il 36% in America, mentre sono meno in Asia (9%), Africa (4%) e Oceania (3%).
“Gli ambiti di applicazione più maturi sono costituiti da ispezioni e sopralluoghi, che coprono la metà dei progetti operativi e il 39% delle sperimentazioni, e dal trasporto, in grande fermento ma ancora poca concreto. La tecnologia è poco matura, quindi, è difficile parlare di benefici e quantificarli, ma coloro che hanno iniziato le sperimentazioni sottolineano un aumento della sicurezza, una riduzione dei tempi per svolgere le operazioni e una riduzione dei costi” dice Cristina Rossi Lamastra, Responsabile Scientifica dell’Osservatorio Droni.
Driver di innovazione e tecnologie alternative
I droni ibridi e i cosiddetti VTOL (Vertical Take Off and Landing), i sistemi per la sicurezza e l’autonomia e la crescente integrazione con l’Artificial Intelligence risultano come principali driver di innovazione sulla base di un’analisi di oltre 470.000 campagne di finanziamento sui droni. Il 72% delle campagne riguarda innovazioni di prodotto (nel 45% dei casi per lo sviluppo di nuove piattaforme e nel 27% di payload innovativi), il 28% l’erogazione di servizi innovativi attraverso i droni.
“Il mercato dei multirotori classici è pressoché saturo e caratterizzato da diversi limiti tecnologici che non impediscono lo svolgimento di molte attività in cui i droni possono affiancare e sostituire l’uomo, ma sono un vincolo critico per l’ispezione delle infrastrutture lineari o delle consegne – spiega Marco Lovera, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Droni -. Sul mercato si stanno affacciando configurazioni alternative, per aggirare i limiti con combinazioni tra la classica configurazione ad ala fissa, adatta per coprire lunghe distanze in modo efficiente, e quella multirotore, adatta invece per il volo a bassa velocità e a punto fisso”.
Tra le soluzioni tecniche alternative i convertiplani (droni con un sistema propulsivo capace di variare la configurazione come un multirotore per il volo verticale e come un velivolo ad ala fissa per il volo avanzato), i tail sitter (capaci di atterraggio e decollo verticale e grandi variazioni di assetto) e le macchine a propulsione duale (con rotori per la propulsione verticale e di eliche per la propulsione longitudinale).
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