Molto si è già scritto sulla creatura a cui Mark Zuckerberg sta lavorando, che ha deciso perfino di modificare il nome della sua azienda in Meta. Così come del suo tentativo di passare alla storia come colui che è riuscito a trasformare il Metaverso, un termine coniato 30 anni fa dalla penna dell’autore di fantascienza Neal Stephenson, in una dimensione virtuale e speculare che dovrebbe permeare le nostre vite. Le domande aperte dalla nuova impresa del fondatore di Facebook sono tante e coinvolgono aspetti cruciali che vanno dalla privacy alla sostenibilità, fino alla effettiva utilità di un mondo virtuale alternativo a quello reale. Ma che cosa è (o sarà) concretamente il Metaverso?
Metaverso, una definizione oltre la buzzword
Gartner prevede che il 25% delle persone passerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso entro il 2026. Basterebbe questo a spogliare la parola da quell’alone di buzzword che spesso accompagna le innovazioni concettuali e linguistiche. Innovazioni ancora più ricercate quando rientrano nel perimetro delle tecnologie di frontiera. La società di analisi statunitense ne propone una definizione molto chiara, sostenendo che si tratta di “uno spazio virtuale collettivo condiviso, creato dalla convergenza della realtà fisica e digitale potenziata virtualmente”. Tale spazio è in grado di fornire “esperienze immersive migliorate, indipendente dal dispositivo e accessibile attraverso qualsiasi tipo di dispositivo, dai tablet agli head-mounted display”. Nonostante le previsioni di crescita del Metaverso, Gartner riconosce però che il panorama delle tecnologie che ruotano attorno a esso è ancora frammentato, motivo per il quale suggerisce alle organizzazioni di non investire pesantemente in una sola di queste tecnologie. Tra queste, c’è tuttavia un ambito che si candida a stabilire un legame proficuo con questa sorta di universo parallelo ed è l’Internet of Things. E se poco sappiamo di ciò che diventerà alla prova dei fatti il Metaverso, molto invece conosciamo dell’IoT che dovrebbe rappresentare una delle fonti principali di dati ad alimentare lo “spazio virtuale collettivo”. Recentemente, il sito di notizie tecnologiche Protocol ha girato a esperti e figure apicali di aziende tech l’interrogativo su “Qual è il più grande effetto che il Metaverso avrà sull’IoT, o viceversa”. Ecco la sintesi delle considerazioni raccolte.
Training, pianificazione più smart e risposte accelerate
Secondo Colin Parris, Senior Vice President e CTO di GE Digital, sono due i modi in cui il Metaverso potrà avere un impatto sull’IoT, in particolare in relazione all’uso dei digital twin, cioè dei software che permettono la riproduzione di un bene fisico o di un sistema in forma digitale. Anzitutto attraverso il “miglioramento della formazione” mediante “l’autenticità dell’addestramento su situazioni estreme del mondo reale che possono essere fatte attraverso simulazioni virtuali utilizzando i gemelli digitali nel Metaverso”. Già oggi, del resto, la sensoristica IoT è abbinata agli ambienti virtuali per il training di tipo militare o nei corsi per i piloti di volo. La seconda modalità, sempre a detta di Collins, in cui IoT e Metaverso collaboreranno nel futuro sarà in direzione di “una migliore e più intelligente pianificazione a lungo termine e una risposta a breve termine: man mano che il Metaverso si popola di gemelli digitali di oggetti del mondo reale (per esempio, veicoli, edifici, fabbriche, persone), il sistema rifletterà più da vicino il nostro mondo reale”. Da qui la capacità di ottimizzazione dei sistemi energetici, di trasporto e sanitari nella pianificazione di lungo periodo, ma anche quella di rispondere più velocemente a un problema grazie all’integrazione con l’intelligenza artificiale e alla sua attitudine ad apprendere continuamente dai dati.
Dall’interoperabilità di IoT e AR il successo del Metaverso
Steve Dertien, CTO di PTC, va diretto al punto, affermando che “l’IoT è l’Internet delle cose fisiche in 3D. Il Metaverso aggiunge un’interfaccia utente 3D al nostro desktop piatto e al nostro computer mobile, fornendo un ambiente di interfaccia utente più su misura per l’IoT”. Il risultato è che “il Metaverso, come interfaccia 3D per l’IoT, renderà indistinguibili il fisico e il digitale e quindi aumenterà la capacità umana di prendere decisioni più informate con un minimo di energia mentale e di allenamento”.
Peggy Johnson, CEO di Magic Leap, è del parere che l’interconnessione tra IoT e Metaverso non vada confusa con il “clamore intorno alla realtà virtuale: il vero valore del Metaverso è l’integrazione dell’AR, in altre parole la capacità di integrare e sovrapporre contenuti digitali agli ambienti fisici”. A tal fine risulterà “centrale per il successo del Metaverso l’interoperabilità senza soluzione di continuità tra AR e dati IoT per sbloccare nuove applicazioni avanzate che aiuteranno a risolvere i problemi del mondo reale”. Per Bart Schouw, Chief Evangelist di Software AG, “ciò che probabilmente creerà o distruggerà il Metaverso sarà la sua capacità di acquisire dati dall’ambiente circostante, inclusa l’ingestione di massa di dati dall’Internet of Things”. Un esempio in tal senso potrà essere l’applicazione nel campo delle forniture di energia rinnovabile. Schouw sostiene che “si baseranno molto sui dati in tempo reale forniti alle piattaforme IoT collegate a sensori meteorologici, pannelli solari, turbine eoliche, sistemi di gestione delle batterie e sistemi di rete”.
Verso il futuro delle esperienze multidimensionali
Dall’interazione fra IoT e Metaverso c’è chi, come Chandler Heath, Technical Solutions Architect, Industrial IoT di World Wide Technology, si attende un incremento della produttività e della sicurezza nei contesti industriali grazie a un ulteriore potenziamento di quanto già oggi fanno AR e VR nel “guidare la domanda di dati in streaming per l’identificazione di asset, parti di questi asset e procedure di manutenzione per mantenerli”. Risultati confermati dall’analisi di Mic Locker, Principal di Deloitte Consulting, che si sofferma sulle “relazioni simbiotiche di Metaverso e IoT attraverso i tre livelli dell’architettura IT: interazione, calcolo e informazione”, ognuno dei quali concorrerà a definire “un probabile modello di creazione e scambio di valore decentralizzato”. A questa decentralizzazione contribuirà sia “la capacità del 5G di supportare più endpoint” aggiunge William Stovall, VP Enterprise, Mobility & IoT di AT&T, sia l’edge computing, “che porta il calcolo distribuito e la potenza di elaborazione più vicino a ogni utente”.
Per Michelle Crossan, SVP, Corporate Marketing and Communications di Samsung Electronics America, “Metaverso e IoT vanno di pari passo nel creare il futuro delle esperienze multidimensionali”, in quanto “questo riflesso del reale nel virtuale creerà un aumento della domanda di dispositivi IoT così come di sistemi di dati condivisi che sono in grado di migrare completamente nel Metaverso e più specificamente nel Web3”.
I rischi per l’identità di un Metaverso in espansione
Non manca una voce discordante rispetto al sostanziale entusiasmo di tutte le altre testimonianze radunate da Protocol. È quella di Bhagwat Swaroop, President e General Manager di One Identity. “Il Metaverso e l’aumento dell’uso dell’IoT che coinciderà con esso – dice infatti Swaroop – genererà una tempesta perfetta di crescente complessità e di espansione dei vettori di minaccia che possono essere sfruttati, il che può portare a violazioni, interruzioni del business e costi materiali”. La ragione deriva dal fatto che il numero di identità riferite a persone e device che le organizzazioni sono chiamate a gestire sarà sempre maggiore. Da qui l’invito, che si potrebbe definire maliziosamente pro domo sua, ma che in ogni caso non può essere sottovalutato, affinché i leader aziendali tengano presente come “la sicurezza preventiva dell’identità e la gestione proattiva dell’identità possono aiutare a mitigare i rischi a lungo termine posti dal Metaverso in espansione”.
Le tante domande di fronte all’immersive advertising
Anche un lungo saggio pubblicato sul Journal of Online Trust and Safety a firma di Brittan Heller e Avi Bar-Zeev si concentra sui pericoli del Metaverso connessi soprattutto all’immersive advertising. In merito all’identità digitale il saggio si chiede ad esempio: “Come verrà utilizzato in futuro il tuo avatar? I tuoi acquisti e la tua immagine saranno tuoi, o usati per influenzare la tua rete sociale in spazi immersivi? Che dire delle questioni di falsificazione profonda e di sostituzione dei contenuti nella pubblicità, in un ambiente progettato per sembrare reale, che può essere personalizzato? Quella che è la dipendenza dai social media e dal gioco si rivelerà ancora più dannoso nella VR e nella AR?”. Il testo va avanti fino a concludere che “in questo momento abbiamo più domande che risposte, ma è importante considerare questi problemi ora, dato che si sta creando l’architettura fondamentale di un Metaverso di contenuti immersivi”. Conclusione che oggi sono in molti a sottoscrivere.