Migliarina (Vodafone): “Da IoT e servizi nuove opportunità per le telco”

Il direttore enterprise per l’Italia della multinazionale: “Si aprono scenari inediti di innovazione, tecnologica ma anche di servizi, per le imprese e la PA. Per crescere in questo campo il Paese si dia target ambiziosi e faccia sistema, come succede in Asia”.

Pubblicato il 26 Giu 2018

Vodafone@OffFarneto_500

Il futuro delle telco è sempre più legato alla capacità di andare oltre l’offerta di connettività, conquistandosi il ruolo di colonne portanti della trasformazione del modo di lavorare e di produrre delle imprese. Un percorso “sposato” da Vodafone, che oggi si propone come solution integrator per le imprese e la PA, mettendo in campo soluzioni verticali, end2end, in grado di supportare la trasformazione digitale lungo tutta la catena del valore. Oltre alla connettività, quindi, anche tutti gli elementi che abilitano la comunicazione integrata: dalle infrastrutture tecnologiche agli hardware, fino ai software e alle piattaforme di Big Data, per analizzare i dati generati dagli oggetti. Tutto questo nell’ottica di cogliere l’occasione offerta dall’accelerazione tecnologica in corso per lo sviluppo di nuovi servizi, in particolare nel campo dell’Internet of Things. Proprio rimanendo all’IoT Vodafone completerà la copertura NB-IoT sull’intero territorio nazionale entro settembre e – nell’ambito della sperimentazione del 5G a Milano, di cui è capofila – ha annunciato l’obiettivo di voler servire con il nuovo standard l’80% dell’area metropolitana di Milano entro dicembre, per arrivare al 100% entro il 2019. In parallelo al deployment della rete, l’operatore sta realizzando 41 casi d’uso per sanità, sicurezza, smart city, mobilità, industry 4.0, education&entertainment e digital divide. A parlare di questo scenario in un’intervista con Internet4Things, in occasione della presentazione delle novità dell’offerta Internet of Things di Vodafone alle imprese e alle PA del Centro e Sud Italia, è Giorgio Migliarina, neo direttore Enterprise di Vodafone Italia, che ha trascorso gli ultimi anni della sua carriera professionale nel campo Tlc in Asia: in Cina, a Singapore e in Malesia

Migliarina, qual è il senso strategico della presenza di Vodafone nel mercato italiano dell’IoT?

Vodafone è un player leader nel campo dell’IoT e dei servizi innovativi in generale, che può contare su un gruppo internazionale che dà scala, sia agli investimenti che all’esperienza che possiamo offrire. In Italia ci sono opportunità fantastiche per portare innovazione, non solo tecnologica ma anche di servizi per le imprese. E questo vale per il settore privato, così come per quello pubblico, negli industry vertical ad esempio. Le grandi barriere agli investimenti che potevano tenere fuori la maggior parte delle imprese italiane medie piccole, adesso non ci sono più: questo perché i prezzi delle soluzioni sono ormai diventati molto flessibili. Nasce così una grande opportunità per la fetta più grande del tessuto produttivo del nostro paese. Poi ci sono aziende di servizi, che hanno bisogno di capire come i clienti usufruiscono della loro offerta, e in questo gli analytics sono fondamentali, perché consentono di capire cosa funziona e cosa non funziona, e cosa i clienti vogliono davvero. E poi ci sono le pubbliche amministrazioni, che attraverso la tecnologia possono avere un grande impatto su come funzionano le città nei campi, ad esempio, delle grandi reti di servizi, come il traffico, la raccolta rifiuti o la gestione dell’energia.

Che differenza c’è in questo campo tra Europa e Asia?

Si tratta di realtà molto differenti. In Asia c’è molto “greenfield”, progettazione che parte appunto da zero: quando si parla di smart cities, loro partono dalla creazione di nuove città, che nascono già predisposte all’IoT. In Italia questo non può succedere, perché noi non abbiamo città che crescono dal nulla: quello che l’Italia e l’Europa possono fare è specializzarsi nel cosiddetto “brownfield”, nel fare un retrofit intelligente di infrastrutture che non erano inizialmente nate per l’IoT. Questo in Europa, dove ci sono patrimoni artistici e culturali da preservare, rappresenta una grande opportunità anche per il wireless. E in questo senso Vodafone ha un posizionamento privilegiato

Quanto ancora oggi siete impegnati nell’evangelizzazione digitale?

Trovo che oggi ci sia ancora un elemento di non completa comprensione di tutte le potenzialità della tecnologia, e di quali siano le necessità di investimento, non solo economico, ma anche in expertise, per utilizzarla al meglio. Il mio messaggio alle aziende e alla Pa è: oggi le tecnologie sono così evolute, e i modelli per usufruirne sono così flessibili, che non ci sono barriere all’ingresso, si possono fare i cosiddetti “pay as you use”. Dal punto di vista dell’integrazione poi, non è necessario avere in casa esperti che siano in grado di sviluppare sistemi o piattaforme tecnologiche complesse. Le aziende devono semplicemente focalizzarsi sui problemi di business, e coinvolgere partner, come Vodafone, per creare soluzioni che non sono più standard, ma che possono essere configurate o integrate mirando ai casi specifici, su misura, senza più costi di sviluppo eccessivi.

Rispetto alla sua esperienza in Asia quale sarebbe la prima cosa che vorrebbe mutuare e portare in Italia?

Il primo obiettivo, sui cui stiamo investendo significativamente, è di valorizzare tutte le competenze che Vodafone ha già, e integrarle con alcune nuove – perché la tecnologia si muove sempre – per sviluppare un portafoglio di servizi per i clienti rivolto principalmente ad aziende e pubblica amministrazione. Servizi significa focalizzarsi sui problemi pratici e di business dei clienti. Quello che porto con me dall’Asia è la capacità di creare attivamente ecosistemi per cui le grandi aziende collaborano con aziende più piccole, per creare un ambiente in cui si possano mettere a frutto soluzioni che uniscono il potenziale innovativo delle startup e la capacità di fuoco delle aziende più grandi, superando differenze approccio e di linguaggio. In più, dobbiamo riscoprire in Europa l’ambizione di fissare target ambiziosi, ponendoci obiettivi da qui a 5 anni, che si tratti della digitalizzazione del 50% dei processi della PA o della penetrazione Internet of Things sull’80% delle aziende nell’arco di 5 anni.

Può farci un esempio?

Certo, potremmo citare Singapore: il governo ha posto un obiettivo ambizioso, diventare la prima “smart nation” al mondo. Il regolatore delle tlc è andato nei dettagli nel definire non il modello di business, ma le interfacce tecniche che le varie aziende dovevano sviluppare in modo che si potessero parlare tra loro senza problemi. I grandi operatori e le grandi società, come l’authority del porto, la società elettrica, hanno iniziato a collaborare con le realtà più piccole nella creazione di servizi come smart metering, energy management, traffic management.

Che tipo di risposta ha ricevuto dal mercato su queste idee?

Ho avuto modo di confrontarmi sia con i colleghi che con i clienti e con i partner di Vodafone, e devo dire che la risposta è stata di grande curiosità, attenzione ed entusiasmo: c’è la possibilità di creare una visione, non solo per Vodafone, ma per il settore delle tlc in Italia, che va al di là dei servizi di connettività su cui ci siamo focalizzati un po’ tutti fino a ora.

Questo cambiamento sarà abilitato anche dal 5G?

Il 5G è un’ottima opportunità di discontinuità tecnologica, e sono convinto dell’approccio che Vodafone ha adottato interpretando la visione proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) tramite il bando per la sperimentazione 5G. Non si è partiti dalle performance tecnologiche, ma dai servizi. Questo mi fa ben pensare che con il 5G potremo veramente cambiare il modo in noi cui noi proponiamo le tecnologie – e le soluzioni basate su quelle tecnologie – agli italiani.

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